Angelo Sotgiu e Angela Brambati dei Ricchi e Poveri, gruppo fondato nel 1967 - ANSA
La musica italiana è un Paese per vecchie glorie da Tik-Tok. Lo dimostra la nuova benedetta primavera che stanno vivendo Angelo (Sotgiu) e Angela (Brambati) dei Ricchi e Poveri. L’ultimo “miracolo” di Sanremo è stata la loro Ma non tutta la vita con cui hanno stregato anche il pubblico dei giovani, i quali sui social rispondono compatti con i loro like e le mille e una stories in omaggio a quelli che noi boomers chiamiamo da tempo gli “Abba italiani”.
Fu il "Califfo" Franco Califano a chiamarli così, Ricchi e Poveri
La grande intuizione del “Califfo” Franco Califano, a partire dal nome, Ricchi e Poveri, dal 1967 in qua continua a scrivere la storia del pop. I papà della “generazione Z” non erano ancora nati che Angelo, Angela (con Franco Gatti e Marina Occhiena, in principio era un quartetto) nel 1970 salivano sul palco sanremese e in cima alla hit parade con La prima cosa bella: testo dell’eterno Mogol, musica di Nicola di Bari e Gian Franco Reverberi. Ben 54 anni dopo le parole di Ma non tutta la vita le ha scritte Mogol jr, alias Alfredo Rapetti, in arte Cheope (musiche di Edwyn Clark Roberts e Stefano Marletta) con cui i Ricchi e Poveri hanno appena ottenuto il disco di platino, ma soprattutto hanno sbancato nell’oceano tempestoso dei social. «Oltre il 780% di followers in più» annuncia raggiante la Brunetta dei Ricchi e Poveri, il sogno dichiarato del dj di fantasia Nicola da Mola (l’attore Maurizio Micheli). Dopo l’esibizione a Sanremo è un boom continuo per Angelo e Angela, con le radio che rimandano a manetta la loro canzone e la meglio gioventù italiana che la canta di gusto e a memoria.
Ma non tutta la vita sbanca sui social, Sarà perchè ti amo è l'inno degli stadi di tutto il mondo
Un fenomeno planetario i Ricchi e Poveri che già con il loro brano evergreen Sarà perché ti amo si erano guadagnati il titolo ufficioso di inno più “coverizzato” negli stadi di tutto il mondo. Ma questa passionaccia per il vintage, la cui fonte originaria e più esplosiva nelle ultime stagioni è sempre la stessa, il post-Sanremo, è cominciata con i tormentoni estivi di Orietta Berti, specie quello del 2021, Mille in abbinata assolutamente inedita con Achille Lauro e Fedez. A beneficiare dell’ondata giovanilistica ancor prima dell’Orietta nazionale è stato Gianni Morandi. L’eterno ragazzo dai dischi d’oro, fin dal 1962, con Fatti mandare dalla mamma, ha tastato l’alto gradimento delle nuove generazioni prima con Rovazzi e il loro duetto Volare (2018) e poi si è presentato a Sanremo 2022 con la jovanottiana Apri tutte le porte. Un trionfo. Il morandiano«stai andando forte» è un monito che si è esteso a tutta la generazione ancora in pista dei “magnifici 70-80enni” (Morandi è nato l’11 dicembre 1944), da Francesco De Gregori che bazzica gli Amici della De Filippi e incide un disco con Checco Zalone (il 33 giri Pastiche) fino a Roberto Vecchioni (classe 1943). Anche il “Professore” ha sperimentato l’effetto dirompente che fa nell’universo multimediale e lo ha fatto sempre sul palco sanremese collaborando con un rapper di ultima generazione come Alfa. Sogna, ragazzo sogna ha incantato i millennials che hanno cominciato a seguire con vivo interesse la discografia di un cantautore che quando nel 2011 vinse Sanremo con l’altrettanto stupenda Chiamami ancora amore non ebbe lo stesso riscontro globale che si è verificato all’indomani dell’esibizione con Alfa.