Rosino Gibellini nel suo studio - Queriniana
Un velo di tristezza è sceso sul mondo editoriale, non solo religioso: a 96 anni è scomparso a Brescia, attorniato dall’affetto dei suoi amici dell’editrice Queriniana, padre Rosino Gibellini. Piamartino, laureato in Teologia nei primi anni ’60 alla Gregoriana e poi in filosofia all’Università Cattolica con Sofia Vannio Rovighi, padre Rosino è stato il protagonista di un’esperienza unica nella storia dell’editoria dell’ultimo secolo. Partendo dal rivolgimento teologico promosso dal Concilio Vaticano II, Gibellini, grazie a una straordinaria competenza e curiosità intellettuale, è stato per oltre sessant’anni direttore della Queriniana, modellandone il catalogo: basti ricordare le collane “Giornale di teologia” e “Biblioteca di teologia”, punti di riferimento per gli studiosi a livello internazionale. Sfogliando il catalogo appaiono i nomi di Küng, Barth, Bonhoeffer, Balthasar, Ratzinger, Rahner, Pannenberg, Moltmann, Schillebeecks, Dupuis, Kasper. E altri nomi si potrebbero ricordare. Un catalogo di riferimento anche per le antologie da lui curate sulle teologie femministe e sulle teologie in Africa, Asia, America Latina. Qual era la sua cifra editoriale? La confessò lui stesso in un capitolo di quel che è il suo capolavoro come autore, La teologia del XX secolo, divenuto in breve tempo, in forza delle molte traduzioni, un paradigma storiografico. Secondo Gibellini quel che ha caratterizzato la teologia post-conciliare è stata la ricerca dell’umano nelle tracce del religioso. Per lui la teologia era tra i linguaggi più espressivi dell’umano, proprio perché ricerca di Dio. Di qui l’apertura del suo sguardo: le sue monografie su Teilhard de Chardin, Pannenberg e Moltmann sono ormai dei classici.
Amico di molti degli autori che andava pubblicando – anche nella rivista “Concilium” – Gibellini era un mito alla Buchmesse di Francoforte. Era il primo ad entrare e l’ultimo ad uscire. Lo si trovava presso gli editori più sconosciuti, un’ora prima di ogni altro, tant’è che molti colleghi italiani si sentivano rispondere: “questo libro l’ha già opzionato padre Gibellini”. Alla fine della giornata capitava spesso di fare un bilancio dei libri visionati e per lo più capitava che ai giovani redattori, che con ingenuità gli parlavano di un nuovo libro tedesco, padre Rosino rispondesse con sorriso sornione, estraendo dalla sacca di tela proprio “quel” libro. Allo stand della Queriniana sovente si vedevano arrivare Küng o Pannenberg, o il cardinale Karl Lehmann: cercavano “l’amico padre Rosino”. Tra le virtù che caratterizzavano Gibellini non v’erano solo l’intelligenza e l’ironia, ma anche la generosità. Al punto da assecondare le richieste di altri editori italiani che gli chiedevano contributi. La sua risposta era: «Anche lo Spirito, che soffia dove vuole, è liberale…». Pochi anni fa, Gibellini ha scritto un testo che può essere visto come il testamento spirituale: Meditazioni sulle cose ultime. Un libro dove si mostra come la riflessione sui Novissimi, in particolar modo con von Balthasar, sia stata nel Novecento un superamento del problema dell’inferno, a favore di una considerazione del Dio misericordioso che salva tutti. L’apocalisse sarà un nuovo inizio: «Dio, e non il male, ha l’ultima parola». Come se la tensione tra il Dio misericordioso e il Dio terribile del giudizio finale si fosse stemperata a favore della prima immagine. Per Gibellini i Novissimi erano ritornati d’attualità ma riformati: da quattro sono diventati due, il giudizio finale e l’inferno sono scomparsi dall’orizzonte. Forse perché la storia stessa s’è mostrata un inferno e Dio si salva solo se la promessa di riscatto è per tutti, al di là delle colpe dei singoli? Ma che ne è della responsabilità individuale, se siamo da sempre salvati? Come ogni libro profondo, il libro di Gibellini apriva interrogativi, tra i quali: possiamo fare a meno del Dies irae, di fronte allo scandalo del male che si perpetua? Nondimeno, ricordava Gibellini, il Dio biblico è il «Dio che sarà tutto in tutti».
V’è una doppia eredità di padre Rosino: editoriale, e sta nel catalogo della Queriniana. Teologica, e sta nelle domande che concludono l’ultimo libro. Giovanni Moretto amava dire che parlare con Rosino Gibellini era un’esperienza ermeneutica, perché egli sapeva sempre indicare un libro, una pagina, una nota sconosciuti all’interlocutore. Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, un dono dello Spirito.