martedì 8 ottobre 2024
Il conferimento ai due fisici per i loro studi sull'avvicinamento tra macchine e uomo. Ma lo scienziato britannico, uno dei padri dell'IA, aveva definito questa tecnologia: "Spaventosa"
John J. Hopfield e Geoffrey E. Hinton

John J. Hopfield e Geoffrey E. Hinton - Niklas Elmehed © Nobel Prize Outreach

COMMENTA E CONDIVIDI

«Something dark is coming»: qualcosa di oscuro sta arrivando. Perché quello che oggi è “bene” domani potrebbe essere “male”. E la decisione dell’Accademia svedese delle scienze di assegnare a due dei padri nobili dell’intelligenza artificiale il Nobel 2024 per la Fisica ha suscitato ieri ammirazione ma anche inquietudine. Uno dei due insigniti, infatti, recentemente, si è dissociato dalla sua creatura, definendo l’IA senza troppi giri di parole «spaventosa» e come una possibile minaccia per l’umanità.
Del prestigioso premio sono stati insigniti John J. Hopfield e Geoffrey E. Hinton, che con i loro studi «hanno aperto la strada alla realizzazione delle reti neurali e gettato le basi per l’apprendimento delle macchine e l’Intelligenza artificiale». I loro studi portano la macchina ad essere più simile all’uomo.

-

Hopfield insegna alla Princeton University, negli Stati Uniti, è americano e ha 81 anni, mentre Hinton, 76 anni, nato a Londra, è uno dei docenti di punta dell’università di Toronto, in Canada. Entrambi sono nomi noti a livello internazionale per i loro studi di fisica applicata, in particolare nell’ambito delle scienze computazionali e dell’intelligenza artificiale.
Proprio Hinton tempo fa in un’intervista al “New York Times” si era detto «pentito» di aver contribuito per tutta la vita allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. L’aveva definita come una «cosa spaventosa» in grado in un futuro nemmeno così lontano di distruggere l’umanità. Scalpore aveva suscitato un’altra sua dichiarazione in cui qualificava i chatbot - degli automi aiutanti - «non più intelligenti degli umani» ma con la prospettiva «che lo saranno presto», il tutto tratteggiando uno scenario per l’umanità cupo e inquietante, tanto da indurlo al passo indietro nella ricerca. E Hinton proprio ieri ha aggiunto che sarà fondamentale «mantenere il controllo» per evitare la deriva e vincere «la grande scommessa per affrontare la diffusione sempre più capillare dell’intelligenza artificiale». «Abbiamo a che fare con qualcosa per cui abbiamo un’idea molto più limitata di cosa succederà e di che cosa fare. Per quanto riguarda la minaccia che queste cose possano sfuggire al controllo e prendere il sopravvento, penso che ci troviamo in una sorta di bivio nella storia» e «nei prossimi anni dovremo capire se c’è un modo per affrontare questa minaccia». Per questo secondo il Nobel è «molto importante in questo momento lavorare sulla questione di come mantenere il controllo».
Per l’Accademia svedese delle scienze l‘americano Hopfield e il britannico Hinton hanno avuto il merito di avere utilizzato gli strumenti della fisica per mettere a punto nuovi metodi che hanno gettato le basi per l’apprendimento delle macchine, aprendo un campo di ricerca inesplorato fino ad oggi e rivoluzionario. Attualmente computer e robot non sono in grado di pensare, ma grazie alle reti neurali possono imitare alcune funzioni complesse tipiche del cervello umano, come la memoria e l’apprendimento. Per fare questo bisognava liberare “spazio” in quel “cervello”, ma come? L’idea dei due scienziati è stata quella di immaginare una nuova generazione di robot con più capacità di pensiero ed elaborazione computazionale, ottenuta dall’uso delle reti neurali e dal fatto di poter muovere i loro corpi in maniera del tutto indipendente dalla “mente”. In pratica, delegare compiti a diverse parti del corpo può liberare spazio computazionale affinché i robot possano pensare, consentendogli - con la nuova tecnologia - di essere più consapevoli del contesto in cui si trovano e anche più abili.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI