La "piccola vedetta lombarda" resa leggendaria da Edmondo De Amicis (1846-1908) con il romanzo "Cuore" ha finalmente un nome. Corrisponde a quello di Giovanni Minoli, che il 20 maggio 1859, dopo la battaglia di Solferino e San Martino, vinta dai francesi e dagli italiani contro gli austriaci, si ritrovò per caso a dar man forte alle truppe vittoriose. Il dodicenne Minoli si arrampicò, secondo il racconto di De Amicis, su un frassino, vedendo così in lontananza due soldati austriaci a cavallo che stavano fuggendo. Giovanni Minoli era orfano come lo descrive "Cuore" e lavorava come contadino alle dipendenze di una famiglia che abitava a qualche decina di metri da quell'albero che lo ha reso immortale.A rivelare l'identità del personaggio letterario sono stati due ricercatori di vicende storiche pavesi, Fabrizio Bernini e Daniele Salerno, autori del libro "Io sono la piccola vedetta lombarda", che sarà presentato sabato 30 maggio al Palazzo Certosa Cantù di Casteggio (Pavia), durante un incontro dal titolo "20 maggio 1859, la battaglia di Voghera, Casteggio e Montebello".Secondo il lavoro di ricerca di Bernini e Salerno, la "piccola vedetta lombarda" Minoli abitava a Campoferro, una frazione di Voghera, in provincia di Pavia, rimanendo ferito nella battaglia che si combattè 150 anni fa in pieno Risorgimento. Bernini e Salerno, studiando materiale inedito, come ad esempio i registri e i fascicoli sanitari, hanno scoperto che Giovanni Minoli venne ricoverato nell'ospedale a Voghera, dove morì qualche mese dopo, con al capezzale soldati francesi e italiani che avevano ammirato il suo eroismo.