lunedì 18 settembre 2023
Dopo il restauro l'opera del maestro di Leonardo ha viaggiato tra gli Uffizi e la Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia. Ora è tornata nella chiesa di San Martino a Strada, dove si trovava dal 1926
Andrea del Verrocchio e bottega, "Sacra conversazione con i santi Zanobi, Francesco, Giovanni Battista e Niccolò" (Pala Macinghi), 1472 (particolare)

Andrea del Verrocchio e bottega, "Sacra conversazione con i santi Zanobi, Francesco, Giovanni Battista e Niccolò" (Pala Macinghi), 1472 (particolare) - Gallerie degli Uffizi

COMMENTA E CONDIVIDI

La Pala Macinghi, capolavoro di Andrea del Verrocchio, è tornata nella chiesa di San Martino a Strada. La parrocchia di Grassina, frazione di Bagno a Ripoli alle porte di Firenze, aveva ospitato l’opera, di proprietà degli Uffizi, dal 1926. Nell’ultimo anno, però, è stata spostata più volte: inizialmente all’Opificio delle Pietre Dure, dove è stata restaurata prima di essere esposta nel museo fiorentino, poi alla Galleria Nazionale dell’Umbria, a Perugia, in occasione del cinquecentenario della morte del Perugino. Il 12 settembre, al suo ritorno a casa, è stata accolta con una Messa speciale celebrata dal cardinale e arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori.

La pala d’altare del Verrocchio, maestro di Leonardo, raffigura la sacra conversazione con i Santi Zanobi, Francesco, Giovanni Battista e Niccolò. Del 1472, è detta “Macinghi” dal nome della famiglia per la quale fu dipinta. Erano molti i pittori che, in quel periodo, lavoravano alla bottega dell’artista: oltre a Leonardo, anche Sandro Botticelli e il Perugino. Non era inusuale che alcune opere importanti del maestro fossero realizzate a più mani, utilizzate dagli allievi per esercitarsi. La Pala Macinghi è un esempio di questa pratica: nella figura della Madonna col bambino, al centro, si possono distinguere almeno tre impronte diverse.

Al suo arrivo alla chiesa di San Martino a Strada, nel 1926, la tavola era poco conosciuta, ma attirò l'attenzione di fedeli e studiosi. Da Grassina solo pochi anni fa è stata spostata all’Opificio per il restauro, che messo in luce i dettagli dei mantelli, le oreficerie e l’architettura della scena. In seguito è stata esposta agli Uffizi dal dicembre 2022 al febbraio 2023, fino al suo successivo trasferimento a Perugia per la retrospettiva sul Perugino.

Andrea del Verrocchio e bottega, 'Sacra conversazione con i santi Zanobi, Francesco, Giovanni Battista e Niccolò' (Pala Macinghi), 1472

Andrea del Verrocchio e bottega, "Sacra conversazione con i santi Zanobi, Francesco, Giovanni Battista e Niccolò" (Pala Macinghi), 1472 - Gallerie degli Uffizi

Adesso la pala è tornata in "deposito esterno" alla parrocchia di Grassina, nell’ambito del progetto “Uffizi diffusi”. «I depositi degli Uffizi non sono solamente nel museo, ma possono essere anche esterni, ovvero sparsi nel mondo, spesso in uffici pubblici o in ambasciate - ha sottolineato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt -. Ritornando nella chiesa dopo un lungo restauro e dopo esser stata esposta in due sedi prestigiose, la magnifica opera collega di nuovo il museo al territorio, diventando un caso esemplare del progetto “Uffizi diffusi”».

Il trasloco a Grassina rappresenta l’occasione per riproporre l’opera «nel contesto liturgico e devozionale per cui fu pensata», ha spiegato l’arcivescovo Betori: «Maria in trono, al centro della scena, è circondata da santi legati all’identità di questa terra, san Giovanni Battista, patrono di Firenze, e san Zanobi, vescovo patrono della Chiesa fiorentina, e poi san Nicola di Bari e san Francesco d’Assisi». La pala raffigura simbolicamente «la fede che entra nella storia umana tramite l'incarnazione, attraverso la mediazione di Maria, dei santi e dell'azione sacramentale», ha concluso il cardinale.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: