sabato 11 febbraio 2017
L'arrivo nelle sale di «Vedete, sono uno di voi» è previsto per marzo. L'anteprima in Duomo a Milano, nell'ambito del 90esimo anniversario della nascita del cardinale scomparso nel 2012
Olmi dà voce al cardinal Martini
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L'anteprima / il primato della giustizia
In attesa di essere distribuito nei cinema (l’arrivo nelle sale è previsto per marzo), vedete, sono uno di voi è stato presentato ieri sera in anteprima a Milano, con una applauditissima proiezione in Duomo. L’evento si colloca nel contesto delle celebrazioni del novantesimo anniversario della nascita del cardinale (15 febbraio 1927), che entreranno nel vivo tra una settimana, nei giorni del 18 e 19 febbraio, con gli incontri di Io ci sono, organizzati presso il Centro San Fedele di Milano. Il programma completo – disponibile nel sito www.fondazionecarlomariamartini.it – prevede anche un appello per il reperimento di testi, documenti e ricordi personali relativi alla figura di Martini. Dal 15 febbraio, infine, sarà in libreria il terzo volume dell’opera omnia di Martini, in corso di pubblicazione presso la casa editrice Bompiani. In Giustizia, etica e politica nella città (pagine 1.216, euro 25,00) sono raccolti gli interventi sulla convivenza sociale, la formazione politica, il lavoro, l’assistenza, l’amministrazione, la corruzione e la giustizia.


La promessa del titolo viene mantenuta fino alla fine. Una delle ultime immagini di vedete, sono uno di voi, il film che Ermanno Olmi ha dedicato alla vita e alla figura di Carlo Maria Martini, mostra l’anziano cardinale nella sua stanza dell’Aloisianum, a Gallarate. Un gruppo di amici è venuto a trovarlo e, al momento del congedo, gli chiede la benedizione. Martini è provato dalla malattia, parla a fatica, le mani fino a questo momento sono rimaste immobili, impacciate.

Nell’atto di benedire, però, è come se si risvegliasse. L’intercessione di Maria è invocata con fermezza, il segno della Croce ripetuto tre volte con sicurezza inattesa. Per un istante Martini ritrova l’energia di un tempo e l’inquadratura del suo volto sofferente e sereno viene a sovrapporsi, nella mente dello spettatore, al visetto del bambino della buona società torinese visto all’inizio del film.

Tutto corrisponde: gli occhi chiari, il naso pronunciato, il sorriso. Anche in Martini l’età più avanzata rimanda all’infanzia. E anche Martini non può dimenticare il gesto nel quale la sua vita si riassume per intero. Perfino in questo è come ognuno di noi, appunto.

Realizzato in strettissima collaborazione con Marco Garzonio – che del cardinale continua a essere il più autorevole conoscitore e interprete – vedete, sono uno di voi è qualcosa di più complesso rispetto al pur accurato documentario che ci si potrebbe aspettare. La mole dei materiali d’archivio è imponente e proviene in gran parte dalla dotazione di Istituto Luce – Cinecittà, che ha prodotto il film insieme con Rai Cinema.

A scandire il racconto sono però le riprese appositamente effettuate da Olmi, che riserva per sé anche il ruolo del narratore. Le parole che ascoltiamo appartengono tutte, rigorosamente, a Martini: sono tratte dai suoi scritti, riprese dalle interviste, a volte ricavate da interventi estemporanei. Ma la voce che ascoltiamo è quella di Olmi, riconoscibilissima nella tonalità un po’ roca, nella cadenza lombarda che in più di un’occasione provoca un salutare sfasamento nel confronto con l’originale.


Di sequenza in sequenza, questo diventa sempre più il Martini di Olmi. E di Garzonio, certo, il cui contributo risulta decisivo non sono nel certosino lavoro di cucitura delle citazioni, ma anche nella visione complessiva del racconto biografico. Ce ne rendiamo conto, in particolare, nel momento in cui la sequenza cronologica viene bruscamente abbandonata, di modo che la rievocazione di Tangentopoli si trova a precedere quella degli anni del terrorismo. Un’inversione che serve a sottolineare ancora di più il ruolo di guida morale assunto da Martini nel suo ruolo di arcivescovo di Milano.

La denuncia della corruzione si pone sullo stesso piano dell’opposizione all’estremismo omicida, il confronto – franco fino alla durezza – con gli esponenti della politica e dell’imprenditoria rimanda al dialogo con i brigatisti, culminato nella celebre episodio delle armi fatte consegnare al cardinale. Il ritratto che ne risulta ci restituisce un Martini forse meno convenzionale, ma non per questo meno somigliante. Olmi – che riutilizza molte scene tratte dai suoi stessi film, in particolare da E venne un uomo, su Giovanni XXIII, e l’ancora attualissimo reportage poetico Milano 83 – insiste sulla dimensione sociale e civile della testimonianza di Martini, ce lo mostra impegnato nelle periferie romane già durante gli studi biblici a Roma, a fianco della Comunità di Sant’Egidio, e giustamente lega il momento più alto del suo magistero intellettuale, l’iniziativa della Cattedra dei non credenti, alla frequentazione assidua dei detenuti del carcere di San Vittore.


La dimensione spirituale è tutt’altro che trascurata, come dimostra l’attenzione riservata al metodo introspettivo della lectio divina, ma non è mai isolata dal tumulto della storia: la Torino degli anni Trenta, il fascismo, la guerra, gli entusiasmi e le contraddizioni della ricostruzione, le attese suscitate dal Concilio Vaticano II. A contendersi la scena sono due città, i due luoghi d’elezione nella vicenda di Martini. Da una parte c’è Milano, alla quale il protagonista si consegna il 10 febbraio 1980 con il famoso ingresso a piedi nella metropoli di cui diventa arcivescovo. Gesto simbolico e insieme concretissimo, in una sintesi già straordinariamente milanese.

E poi c’è Gerusalemme, impossibile da dimenticare. Lo dice il salmista, lo ripete Martini, che in uno spezzone di intervista indica al cameraman, dall’alto di una terrazza, i luoghi in cui si è svolta la Passione di Gesù, dove il Cristo è morto e risorto. A Gerusalemme, nella Valle di Giosafat, il cardinale confessa di aver sognato a lungo di trovare sepoltura, ma il tempo scorre veloce in un’altra direzione e la stanza spoglia dell’Aloisianum si avvicina sempre di più. È la primissima immagine che Olmi sceglie di mostrare allo spettatore: il ventilatore appeso al soffitto, il letto semplice, le sedie raccolte come ad accogliere i visitatori.

Martini è morto lì, il 31 agosto 2012, all’età di 85 anni. La sua tomba ora è nel Duomo di Milano, la città che è diventata la sua Gerusalemme.

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