L'esterno di Casa Italia, a Parigi 2024 - Coni
Gli amici se ne vanno, la musica, (l’inno di Mameli) è finita: chiusura con il coro delle azzurre del volley, che qui, con l’ultima cena dello chef Davide Oldani, hanno festeggiato il loro storico oro olimpico. Casa Italia chiude i battenti e il giudizio è unanime: chapeau. Smantellata nella notte, subito dopo la cerimonia di chiusura dei Giochi, l’elegantissima residenza olimpica, esteticamente la più bella e la più affascinante tra quelle viste a Parigi 2024. Resterà la cartolina di una struttura “posticcia” ma che ha impreziosito la cornice principesca di Pré Catelan, il luogo, giova ricordarlo ai saluti, delle origini dei Giochi, in cui Pierre de Coubertin, il 23 giugno 1894, sotto la guida spirituale di padre Henry Didon battezzò le Olimpiadi moderne. E una medaglia sul gradino più alto del podio merita anche il progetto “Ensemble” firmato da Beatrice Bertini e lo Studio IT’S che opera con i suoi architetti a Roma e Parigi. “Per essere precisi Casa Italia è un’idea del Coni che affonda le sue origini a Rio 2016. Noi siamo subentrati per Parigi 2024”, spiega il cofondatore di IT’S, l’architetto Paolo Mezzalama che va orgoglioso della “novità” che più ha incuriosito i 16mila visitatori di Casa Italia passati nei 18 giorni olimpici, ovvero il concept “celebration room", per la prima volta posto al centro della Casa. “La sala circolare dove sono stati celebrati tutti i nostri medagliati. L’abbiamo pensata come un set dove in primo piano e al centro della scena dovevano esserci loro, gli atleti. Momenti di gloria dovuti per questi ragazzi dopo i sacrifici fatti in questi anni per arrivare sul podio olimpico”.
Un successo quello di Casa Italia, molto apprezzato nelle loro visite istituzionali dal Presidente Mattarella, la premier Meloni e il Ministro dello Sport Abodi, tutti colpiti dallo “stile italiano” della Casa. “Abbiamo allestito una vetrina originale e non stereotipata del nostro Paese, rendendo omaggio a quella raffinatezza creativa che va dagli anni ‘30 ai ’70, lanciando un messaggio chiaro: l’Italia non è radicata al passato e quel tipo di creatività è sempre attuale e ultracontemporaneo, in piena sintonia con l’universo olimpico italiano che avanza costantemente, come abbiamo visto anche a Parigi, a grandi passi”. Oggi, tutto il legno, i tessuti, la moquette e l’intero materiale riciclato degli interni (oltre 1.000 metri quadrati, su due piani), verranno riciclati nuovamente. Le 50 opere d’arte e le creazioni dei 32 designer (la poltrona bombata con poggiapiedi e forma di pallone di Gaetano Pesce rimarrà nella memoria anche della Squadra Italia), selezionati da Bianca Patroni Griffi, torneranno al mittente e alla committenza originaria.
Tutto verrà restituito tranne un pezzo di Casa Italia. “Il Coni ha acquistato il bancone del bar in carta riciclata fatto da una start-up italiana, la Paperfactory”, sottolinea Paolo Mezzalama che per anni ha vissuto e lavorato tra Roma e Parigi, e per questo gli chiediamo un giudizio sulle opere che hanno caratterizzato lo scenario della città dei Giochi. “Ottime infrastrutture, forse l’unico errore è stato non varare la balneazione della Senna almeno un anno prima dell’inizio delle Olimpiadi. C’è stato forse un eccesso di demagogia, anche se da qui in avanti il progetto di recupero, che è molto bello ed innovativo, consentirà ai parigini di usufruire del loro fiume. Troppo ecologismo nel Villaggio? Io parlerei di difficoltà di adattamento da parte degli atleti ai principi ecologici con cui sono stati realizzati i loro alloggi: gli appartamenti privi di aria condizionata e con i letti dai materassi cartonati per molti sono stati una punizione, altri invece li hanno trovati estremamente confortevoli”. Spunti importanti anche in vista del Villaggio Olimpico di Milano-Cortina 2026.
Ma qui con l’ultimo evento della “celebration room”, la festa delle azzurre della pallavolo, siamo ai saluti e alla chiusura ufficiale anche di Casa Italia. “Chiudiamo in bellezza assieme alle ragazze di Velasco e tutti gli altri azzurri. Ci portiamo a casa emozioni e selfie con molti dei medagliati che parlano di una generazione di atleti forti, ma soprattutto umili e profondamente educati, anche all’architettura (la Battocletti, argento dei 10mila è una laureanda in Architettura all’Università di Trento). Alla fine – conclude l’architetto Mezzalama - sono stati loro, gli azzurri, a ringraziarci e a farci i complimenti per Casa Italia, e tutto questo anche noi ce lo mettiamo al collo, come una medaglia”.