«Sì, è una sorpresa e ascolterò con emozione, ma forse il più emozionato sarà Masini». Francesco Nuti non ha perso la sua verve, neanche dopo il grave incidente domestico del 2006 dal quale lentamente, ma con coraggio, si sta riprendendo. La sorpresa in questione è l’omaggio che l’amico Marco Masini gli renderà al Festival di Sanremo nella serata di giovedì 12 febbraio, quella dedicata alla musica d’autore, dove intonerà la sua
Sarà per te che il regista-cantautore portò in gara al Festival nel 1988. Erano gli anni, quelli, in cui Nuti era al massimo del successo, prima con la tv con il gruppo comico dei Giancattivi poi con commedie come
Tutta colpa del Paradiso. Poi negli anni ’90 la ruota girò, i suoi film non incassavano più, la rivalità con Troisi si acuì anche per questioni sentimentali, e Francesco Nuti cadde in depressione e vittima dell’alcol. Fino all’incidente, passando per il coma, la riabilitazione lenta e tenace, per arrivare all’oggi più sereno e ricco di progetti nella sua Narnali (Prato), accanto alla madre Anna, al fratello e collaboratore Giovanni, ai nipoti e all’adorata figlia Ginevra di 16 anni. Tutte esperienze che Nuti ha avuto il coraggio di raccontare nella bella autobiografia
Sono un bravo ragazzo (Rizzoli) da cui è stato tratto lo spettacolo teatrale
Francesco Nuti: andata, caduta e ritorno. Dopo il debutto in grande stile a dicembre al Metastasio di Prato, lo spettacolo verrà riproposto il prossimo 17 maggio per festeggiare i suoi 60 anni e poi sarà in tournée. Francesco ha perso l’uso della parola, ma comunica grazie al computer e accetta di raccontarsi in esclusiva ad
Avvenire. Ad una condizione: che ci diamo del tu.
Francesco, l’omaggio di Marco Masini all’Ariston è anche un regalo dell’amico Carlo Conti. Che arriva dopo il compleanno che ti hanno organizzato insieme a Panariello e Pieraccioni l’anno scorso al Mandela Forum di Firenze davanti a settemila persone.«Sono contento per mio cugino Riccardo Mariotti, autore della canzone, e ringrazio Marco che vuole ricordarmi. Conti non l’ho ancora sentito, sarà nel pieno della tormenta sanremese. I settemila del Mandela e i quattro amici Moschettieri mi hanno molto emozionato, ma è mia figlia Ginevra, che ha cantato per me sul palco, che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi».
Che ricordi hai del Festival cui hai partecipato nel 1988, quando eri all’apice del successo?«Mi tremavano le gambe, mi venne un crampo al polpaccio e dovetti iniziare a cantare seduto, mi salvò il mestiere. Riguardo all’apice del successo, quando si gioca una finale all’Ariston anche il campione ha il batticuore».
Nel 2013 però venne scartata da Sanremo la canzone scritta da te e tuo fratello Giovanni...«La canzone s’intitola
Olga tu mi fai morir ed è la colonna sonora del film che si farà
Olga e i fratellastri Billi. Io e Giovanni abbiamo lavorato sempre così, la musica era già pronta prima che il film fosse montato ed io filmavo sul set con quella musica a commento. Riguardo all’esclusione da Sanremo del 2013, che vuoi che ti dica, Fazio non ha avuto neppure la cortesia di rispondere ad una lettera che gli avevo mandato, forse non l’ha neppure letta, ma come dice il grande Totò: “Signori si nasce”».
Anche quest’episodio dimostra la tua voglia di rimetterti in gioco. Adesso come stai?«Io sono guarito, con qualche acciacco, ma sono guarito».
Cosa ti aiuta a ritrovare la forza dopo il buio della malattia?«La malattia era il successo e un sistema dello spettacolo e del cinema dove i valori che contano sono solo carta straccia. Adesso, come ripeto, sono guarito, ho l’affetto di mia figlia, della mia famiglia e dei miei veri amici, gli amici di Narnali».
Qual è il tuo rapporto con Dio, se c’è?«Ti dico solo questo, prima di mangiare mi faccio il segno della croce».
Nello spettacolo teatrale racconti senza nasconderti gli alti e bassi della tua vita e della tua carriera. Il grande successo ha avuto delle conseguenze destabilizzanti?«Tengo molto a questo spettacolo, s’intitola
Francesco Nuti: andata, caduta e ritorno. In scena ci sono artisti di talento, come il mio vecchio amico Alessio Sardelli, nella parte del narratore, Nicola Pecci che interpreta me stesso, per la regia di Valerio Groppa, giovane regista romano. Su tutto vola la musica, le canzoni mie e di mio fratello Giovanni, suonate da un gruppo di musicisti diretti da Marco Baracchino. Il successo è successo, ora penso al presente».
In particolare, parlando della passata dipendenza dall’alcol, arriva l’invito ai giovani “a non bersi il cervello”. Ma anche a non montarsi la testa nell’era dei talent e della ricerca del successo a tutti i costi?«Quando il successo è facile porta sfortuna, bisogna avere pazienza, fare quello che si sente, che si ama, il resto è business, si spende in un baleno».
Dopo l’incidente come è cambiato il tuo rapporto con la vita, nonostante le difficoltà?«Che c’è di meglio della vita?»
Al cinema italiano di oggi manca un talento come quello di Francesco Nuti. Che film vedi?«Vedo i film di Vittorio De Sica, di Pietro Germi e di Buster Keaton, che ha fatto del silenzio la parola più vera».
In questi anni avrai anche incontrato tante persone che lottano per la vita attraversando il dolore. Senti di dare un esempio?«Ci sono tante persone più sfortunate di me e non so se riesco a dare un esempio, in fondo non m’interessa, vivo la vita di tutti i giorni e mi pare bellissima».
Intanto però stai lavorando a nuovi progetti. Che storie vuoi raccontare?«Il futuro è aperto. Adesso c’è questo spettacolo teatrale che ti ho detto e poi una sceneggiatura che alcuni produttori hanno già letto e apprezzato. Sono convinto che si farà.
Olga e i fratellastri Billi parla di due fratelli ladri che vogliono cambiar vita aprendo un ristorante. È una commedia divertente, ma con una morale profonda».