Per curare un bambino con la polmonite è più efficace una capsula di antibiotico oppure un impacco molto caldo di formaggio o di senape applicato sul torace? Davanti a questa domanda, nessuno avrebbe dubbi: la crocetta verrebbe messa sulla casella dell’antibiotico. Dubbi non ne hanno neanche i medici dell’Ospedale di Herdecke, nei pressi di Dortmund (Germania), ma loro la crocetta – almeno in certi casi – la mettono sulla casella dell’impacco. Forse vogliono integrare la terapia antibiotica con un rimedio che nei secoli è stato un appropriato aiuto contro le malattie dell’apparato respiratorio? Sì, ma non solo. Pensano infatti che, a volte, la polmonite dei piccoli pazienti possa essere curata esclusivamente con impacchi, o con inalazioni di camomilla e vapori di timo. «In certi casi, l’antibiotico potrebbe addirittura essere lasciato nel cassetto» dice alla rivista Geo il professor Alfred Langer, primario del famoso reparto di pediatria alternativa. Cresce il numero delle cliniche e dei dipartimenti ospedalieri che agli antichi rimedi attribuiscono reali effetti terapeutici. In alcuni centri universitari come la clinica Charité di Berlino (da cui sono usciti 8 premi Nobel), i rimedi naturali stanno travolgendo le ultime barriere. L’ospedale di Erdecke è tra le prime strutture in cui si può fare ricorso esclusivamente a cure naturali, per fronteggiare malattie molto serie. Finora, nel campo della salute, la riscoperta dei segreti della tradizione, cioè dei «rimedi della nonna», era limitata alle minipatologie che la medicina ufficiale non riesce a curare adeguatamente: cefalea, colite, in certi casi ipertensione. A partire dall’avvento degli antibiotici, i trattamenti naturali segnavano il passo davanti alle malattie potenzialmente mortali. Ora alcune verifiche scientifiche cominciano a confermare l’efficacia delle conoscenze empiriche tramandate, soprattutto nelle campagne, dalle nonne alle figlie, alle nuore e alle nipoti. Non solo le medicine complementari, ma anche quella ufficiale, sono – per esempio – dell’avviso che non abbia senso aggredire un raffreddore con gli antibiotici. I medicamenti naturali sono stati sperimentati nei secoli con perizia e somma pazienza. Rientrano nella vasta cultura materiale trasmessa dalle nonne; che comprende suggerimenti (per la salute, l’alimentazione, il benessere, la pulizia della casa, la bellezza) ideati nelle campagne, da sempre depositarie delle informazioni indispensabili alla vita della società. Le donne imprenditrici della Coldiretti li hanno raccolti in una «guida» e oggi sono di forte attualità. Aiutano a curarsi meglio, a ridurre gli sprechi, e a tenere alla larga le sostanze nocive.
Un alloro per battere la faticaLe nonne sapevano offrire soluzioni per eliminare molti fastidi della vita quotidiana. L’alloro aveva un’utile funzione: assicurare un pediluvio anti-fatica dal pronto effetto alle donne e agli uomini che tornavano da una giornata di lavoro nei campi. Si riscaldava l’acqua, vi si gettava dentro una manciata di foglie di alloro. Le nonne consigliavano il trattamento a figlie e nipoti: «Poi ti sentirai i piedi freschi e profumati». Per chi non voleva sprecare l’alloro, necessario in cucina, l’alternativa era versare nell’acqua calda un pugno di sale grosso. Meno antica ma molto diffusa è un’altra ricetta: sciogliere due cucchiai di bicarbonato per ogni litro di acqua calda e immergervi i piedi. Il rimedio piace ai giovani che praticano il trekking. E come combattere il sudore? Oggi c’è il deodorante, ma a molti provoca allergie. Allora si ripiega sulla polpa di limone, oltretutto eccellente antisettico. Quando non riuscivano a prendere sonno, i nostri avi bevevano tisane di camomilla e miele. Nelle famiglie meno povere, il trattamento calmante era più complesso: si entrava in una tinozza d’acqua calda in cui erano stati sciolti fiori di lavanda che sprigionavano olii essenziali (o essenze), assorbiti attraverso la pelle o il respiro. Altri segreti svelati dalla "guida" Coldiretti: foglie di basilico fresco (da strofinare sulla pelle) dopo una puntura di zanzara, ovatta imbevuta di ammoniaca contro le punture di vespa.
Pulire i vetri col cafféContro le formiche, incubo domestico, il consiglio che in genere viene dato è sterminarle con un micidiale spray chimico. La cultura materiale tramandata dal mondo contadino suggerisce invece di sventare le scorrerie di questi insetti con limoni ammuffiti o con spicchi di aglio disseminati lungo il loro percorso oppure spargendo sale vicino alle fessure da dove sbucano in fila. Interventi efficaci ma «puliti», che non contaminano la casa. E se insetti di ogni varietà infestano i vasi di piante? Sciogliere sapone da bucato in mezzo litro d’acqua calda fino a farla diventare lattiginosa. Poi, quando è fredda, agitarla e spruzzarla di sera sulle piante (comprese quelle aromatiche). Anche i libri vanno difesi dagli insetti (ne sono ghiotti): per tenerli lontani dai volumi, la guida Coldiretti consiglia di infilare fra le pagine qualche foglia d’alloro. Come segnalibro. Contro le tarme, appendere tra i vestiti scorza d’arancio e chiodi di garofano. Il secondo avversario, dopo gli insetti, è il calcare. Per eliminarlo usare l’aceto, che serve anche a pulire la piastra del ferro da stiro. Un rimedio polivalente sono i fondi del caffè. Tolgono l’odore di pesce dalle mani e con una minima quantità di detersivo puliscono le bottiglie che hanno contenuto olio. Per lavare i vetri, prima passarvi carta di giornale bagnata poi ripassare con carta di giornale asciutta. Per rendere splendenti gli oggetti di ottone, lucidarli con yogurt scaduto; per pulire l’argenteria, usare latte andato a male. Ridurre il più possibile gli sprechi è l’imperativo. E non solo perché c’è la crisi.
Piatti «riciclati» ma saporitiLe nonne erano capaci di riutilizzare pane, pasta, polenta e carni avanzate, imbandendo piatti che sembravano preparati per l’occasione. Ora tornano attuali, e non solo per la crisi economica: sono buoni e riducono gli sprechi. Il cavallo di battaglia di questa cucina del «recupero» è il pane raffermo. Per cominciare: michette a bagno nell’acqua, per un paio d’ore. La massaia le rompe a pezzi, le mette sul fuoco con 30 grammi di burro, olio e sale, e le fa bollire a fiamma bassa, aggiungendo un dado. Dopo 25 minuti, fa una copertura con grana grattugiato. Nel mix si possono aggiungere un paio di uova sbattute. Se nella dispensa sono rimaste fette di pane secco, la ricetta è friggerle in olio bollente dopo averle immerse in un composto di latte, uova sbattute, sale e pepe. Risultato: un appetitoso antipasto caldo. La polenta si ricicla, invece, tagliata a fette (in una teglia spalmata di burro), coperta con sottili strisce di mozzarella o fontina, sugo di pomodoro, filetto d’acciuga, origano e sale. E gli spaghetti? Come renderli di nuovi stuzzicanti? Prendete due uova, latte, farina e prezzemolo tritato; amalgamate e friggete in una padella larga con olio. È una frittata da mangiare sia calda che fredda, con l’aggiunta di parmigiano. Brasato o lesso avanzati diventano polpette; occorrono un uovo, mollica di pane, prezzemolo, buccia di limone, poca noce moscata.
Miglior sciroppo? Il vinoI bersagli principali della medicina tramandata di generazione in generazione sono le «costipazioni bronchiali» e il raffreddore. Per curarli, la nonna suggeriva preparati che, come ingrediente, avevano spesso il vino. Si preparava un decotto con 2 o 3 cucchiai di semi di lino, aggiungendo acqua e mezzo bicchiere di rosso. L’impasto diventava denso, veniva portato a ebollizione, versato in una salvietta di cotone e applicato, caldissimo, sul torace del paziente (ma non fino a ustionarlo). Un quarto di vino rosso entra nella composizione dello sciroppo contro raffreddore e influenza, insieme con un chiodo di garofano, cannella, la scorza di mezzo limone e di zucchero. Decisamente appetitoso, oltre che efficace, è il brodo di pollo anti-raffreddore; serviva però anche a nutrire le puerpere. Ora, al Nebraska Medical Center di Omaha (Usa) hanno scoperto che rallenta il movimento dei neutrofili (famiglia dei globuli bianchi) e perciò toglie l’infiammazione alle mucose. Contro il mal di testa, fettine di patate sulla fronte. Nausea: se non ha causa patologica, basta masticare un chicco di caffè tostato. Contro le nevralgie, massaggiare con mezzo limone la parte dolente. La tosse si combatte con le foglie di timo, lasciate 5 minuti nell’acqua bollente e filtrate; nei conventi medievali si riusciva a dormire grazie a questo infuso e oggi è accertato che il timo fa diminuire del 70% gli accessi di tosse.
Prendersi a frutta in facciaDieci acini di uva rossa, pestati nel mortaio, lasciati macerare per mezz’ora in un cucchiaio di yogurt; una maschera di bellezza che le nonne e le mamme dispensavano alle ragazze della famiglia, per nutrire la pelle e mantenerla giovane. Oggi si sa perché questo composto funzionava: l’uva contiene polifenoli che attaccano i radicali liberi e ritardano l’invecchiamento. La ricetta può ottenere risultati che non hanno niente da invidiare a quelli promessi dalle «beauty farm». La frutta naturale è una grande alleata della bellezza. E si spiega perchè una crema, fatta in casa, di polpa di albicocche e latte fresco, o di ciliegie e miele liquido, abbia un effetto nutriente e depurativo. Quando il sole brucia, le contadine schiacciavano in un piatto una banana matura, la mescolavano con un cucchiaio di panna fresca e si passavano l’impasto sul viso. Se la pelle in tempo di mietitura restava molto secca, anche per allergie, era ora di preparare un impacco di burro di capra. Le nonne sapevano anche come intervenire contro le rughe: sbucciare e tagliare a rondelle un’arancia e applicarla sul viso per 20 minuti. Pelare una patata, lessarla e farne una pappa con un cucchiaio di yogurt. Un ottimo combattente contro le «zampe di gallina» era (ed è) anche il miele; non è leggenda che, grazie al miele, le donne Hunza (Himalaya) raggiungano i 120 anni quasi senza rughe. Amalgamato con la panna, il miele va spalmato sul viso, da massaggiare delicatamente con i polpastrelli perché assorba la crema in profondità. Quanto costa questa maschera in un centro di bellezza?