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«Il segreto della nostra longevità? La nostra coerenza, non siamo mai saltati da una riva all’altra, anche nei momenti della disco music o, oggi, della trap. Non si può per le canzoni che facciamo, per quello che abbiamo rappresentato». Beppe Carletti, fondatore dei Nomadi insieme al compianto Augusto Daolio, sorride, simpatico e battagliero come un ragazzo, mentre racconta ad Avvenire il segreto del successo del gruppo che quest’anno, festeggiando i 60 anni di vita, risulta la seconda band più longeva dopo i Rolling Stones. «Certo che è vero, noi siamo nati nel 1963. Loro l’anno prima» aggiunge soddisfatto.
Il 2023 è l’anno dei festeggiamenti della band che ha visto nella sua lunga carriera alternarsi 24 componenti (“io sono il 25esimo, sono quello fisso. Il mio essere imperterrito è una bella responsabilità” sorride Carletti, tastierista e leader indiscusso dei Nomadi). Quindi, dopo l’album di inediti pubblicato a maggio, Cartoline da qui come il titolo del brano loro dedicato da Luciano Ligabue, e il grande concerto omaggio di quest’estate a Novellara, è arrivato il momento di celebrare 60 anni di storia e, soprattutto, la figura dell’indimenticato cantante Augusto Daolio, scomparso nel 1992. «Racconta molto bene la storia dei Nomadi, nonostante alcune vicissitudini» aggiunge Carletti il box set dedicato ad Augusto Daolio E’ stato veramente bellissimo! appena uscito per Warner. Un ricco cofanetto-tributo ad Augusto Daolio, un viaggio emotivo attraverso 4 cd e 2 dvd contenenti inediti, rarità, provini, versioni in spagnolo, remix e alcuni brani tratti da concerti inediti. «E’ stato bellissimo è la frase che Augusto diceva sempre alla fine dei concerti» aggiunge Carletti con un pizzico di nostalgia.
«La gavetta si faceva cantando le canzoni di altri, da I watussi di Edoardo Vianello a Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte di Gianni Morandi - confida il cantante -; tornerei volentieri indietro, perché volevamo solo divertirci. Abbiamo vissuto momenti significativi con Augusto. E’ stata davvero una bella avventura. Allora si viveva con poco. A fine serata tornavo a casa con quello che ci davano: consegnavo tutto alla mia mamma che mi rispondeva che erano pochi e che domani dovevo andare a lavorare». Il cofanetto, curato personalmente da Beppe Carletti e dalla band, si apre con un cd ricco di sorprese ed include, tra gli altri, un provino incompleto inedito con la voce di Daolio dal titolo E il treno va, perfezionato e completato lo scorso ottobre in studio con il tocco dello stesso Carletti e di due coriste. Il primo cd offre una panoramica della band, fra cui una versione strumentale di Io vagabondo (che non sono altro), Come potete giudicar, Mi sono innamorato di te (tributo a Luigi Tenco). Il secondo cd presenta una selezione da concerti inediti del 1992, offrendo un’esperienza unica di ascolto degli ultimi concerti di Augusto Daolio dal vivo. Il terzo e il quarto cd presentano l’audio del memorabile concerto al Teatro Smeraldo di Milano nel 1991, digitalmente rimasterizzato nel 2016. I due dvd completano il viaggio, offrendo la registrazione video del concerto al Teatro Smeraldo e un docu-film del 1995 dal titolo Augusto Daolio musicista, poeta, pittore dove si svela il lato poliedrico dell’indimenticabile artista e il lato straordinario umano.
«Augusto sul palco era un vero mattatore che riusciva a attirare tutti a sé, con la sua figura, la voce particolare – continua Carletti -. La gente lo ascoltava a bocca aperta, lui sapeva cosa diceva. Decantava il posto dove cantavamo, spesso bellissimi paesi di provincia. Non era un semplice cantante, leggeva molto, si era fatto da solo culturalmente, era un artista 360 gradi. Siamo partiti quando avevamo 16 anni, siamo diventati adulti insieme, senza mai litigare». Ripercorrere la carriera dei Nomadi è anche ripercorrere un pezzo di storia italiana. Anche la Rai ha deciso di omaggiare l'iconico gruppo con il documentarioNomade che non sono altro, che sarà trasmesso il 7 gennaio, alle 23.10 su Rai 3 e RaiPlay (tra le testimonianze anche quella di don Giordano Goccini il parroco di Novellara).
La coerenza, dicevamo, non è mai mancata a un gruppo che negli anni 60 rappresentava il beat e la protesta giovanile di rottura col passato per un mondo nuovo fondato su ideali di pace e libertà. «La nostra era una protesta positiva, noi nel ‘67 abbiamo interpretato Dio è morto” (censurato dalla Rai e trasmesso da Radio Vaticana, ndr.), nel disco prima Noi non ci saremo – aggiunge Carletti -. Noi abbiamo sempre fatto quello che ci piaceva, non abbiamo mai seguito la moda. La bandiera dei Nomadi è la coerenza, e lo è tuttora. Le nostre sono canzoni che raccontano la vita, la società e il mondo che ci circonda. Oggi però ci sono altri valori...». Carletti ringrazia anche Francesco Guccini con cui i Nomadi firmarono una lunga e proficua collaborazione a partire dal 1966: «Con Francesco, grande poeta e scrittore, il rapporto è sempre stato molto aperto, di una onestà unica, ognuno rispettava l’altro, siamo nati insieme – spiega Carletti -. Le nostre canzoni sono sempre attuali. Basti pensare ad Auschwitz, nel mondo ce ne sono ancora tante purtroppo. Oggi abbiamo un po’ più di libertà di prima, ma non mi piace: invece di andare avanti andiamo indietro. Il mondo è peggiorato, tra guerre e femminicidi sembra che la storia non ci abbia insegnato niente». Nel loro grande piccolo, i Nomadi però da sempre sono attivi nella solidarietà in Italia e nel mondo, grazie al supporto del loro pubblico che non fa mai mancare donazioni ed hanno in programma di partecipare di nuovo nel 2024 alla Marcia per la pace Perugia-Assisi. «A gennaio parto per la Cambogia dove 5 anni fa i Nomadi hanno fondato una casa accoglienza – spiega Carletti -. La gente ai nostri concerti porta di tutto, anche da bere e da mangiare».
I Nomadi non si fermano mai, neanche in tour, con la voce del nuovo cantante Yuri Cilloni: «Noi andiamo ad oltranza, in passato siamo arrivati a fare 220 date, quest’anno ne abbiamo fatte più di 80, andiamo nei paesini più belli d’Italia, i paesi sono le nostre grandi città. L’amore che trovi in provincia, non lo trovi mica nella metropoli. La nostra forza sono le feste popolari. Noi cantiamo la vita che ci circonda, senza mai pensare di risolvere i problemi con una canzone. Ma la musica allevia il dolore e tanti ci hanno ringraziato».
Ma i Nomadi vedono qualche erede fra i giovani? «Io per cantautori intendo Guccini, De Gregori, Vecchioni, De André. Adesso per questo tipo di cantautorato purtroppo lo spazio non c’è, quello che trasmettono alla radio è tutt’altra roba, è difficile che un ragazzo tiri fuori le sue emozioni attraverso il cantautorato. Certo rap e certa trap hanno alcuni testi da censurare che invitano alla violenza e alla violenza sulle donne. Non è che che i giovani cantanti non siano bravi, ma è cambiato il mondo ed è cambiata la musica».