Il pastore Dave è tornato e, se l’impressione non è sbagliata, potremmo rivederlo molto presto. Interpretato da David A.R. White, il simpatico ministro di culto evangelico è uno dei personaggi chiave di God’s Not Dead, il film statunitense distribuito lo scorso anno nel nostro Paese da Dominus Production.
Ora, da giovedì 2 marzo, la stessa società porta in 25 sale italiane il seguito, God’s Not Dead 2 (in anteprima questa sera sera alle 20 all’Uci Cinemas Lingotto di Torino e domani, mercoledì, alle 20,30 all’Uci Porta di Roma). Alla regia c’è ancora Harold Cronk, l’ambientazione scolastica è in parte la stessa, solo che questa volta a essere messo in discussione non è il rapporto tra scienza e fede in ambito universitario, come accadeva nel primo episodio, ma il complesso di problemi che negli Usa va sotto il nome di “separazione fra Stato e Chiesa” e che da noi rimanda, più in generale, alla rappresentazione della fede nello spazio pubblico.
Grace, scrupolosa insegnante di storia e fervente cristiana (è l’attrice Melissa Joan Hart, nota per la serie tv Sabrina, vita da strega), finisce sotto processo per aver risposto alla domanda di una studentessa che chiede spiegazioni sui legami tra la nonviolenza, Gandhi e il Vangelo. L’accusa di proselitismo sarebbe paradossale, anche perché la scuola in cui accade il fatto è intitolata a Martin Luther King, che pure viene prudentemente celebrato come paladino dei diritti civili, senza alcun accenno alla sua fede cristiana.
La sceneggiatura di Chuck Konzelman e Cary Solomon si basa in effetti su un’ormai lunga serie di procedimenti intentati in America contro studenti e professori ritenuti troppo zelanti nella manifestazione delle proprie convinzioni religiose. E anche la vicenda giudiziaria in cui incappa il pastore Dave, già chiamato a far parte della giuria che dovrà decidere della sorte di Grace, è tutt’altro che immaginaria: nel 2014 alcuni predicatori di Houston, in Texas, sono stati effettivamente obbligati a consegnare alle autorità copia dei loro sermoni, sui quali gravava il sospetto di contenuti discriminatori.
Realizzato con maggior ricchezza di mezzi rispetto al capostipite, God’s Not Dead 2 assume l’andamento di un convincente dramma procedurale, con il duello tra accusa (Ray Wise, luciferino quanto basa) e difesa (l’aitante Jesse Metcalfe) che diventa occasione per un dibattito sulla figura storica di Gesù condotto sulla scorta delle dichiarazioni di J. Warner Wallace, Rice Broocks, Gary Habermas e altri studiosi che si prestano a interpretare se stessi. Compare sotto mentite spoglie, invece, il cantante Pat Boone, una delle celebrità più accreditate della sorprendente galassia evangelica.