Giannis Antetokounmpo, 26 anni, festeggia il titolo Nba con i suoi Milwaukee Bucks - Ansa
Un sogno, una fede, un messaggio di speranza. C’è tutto nella conquista del campionato di basket più celebre al mondo da parte dei Milwaukee Bucks trascinati al successo da un mostruoso Giannis Antetokounmpo. Da apolide ad eroe dei leggendari parquet statunitensi, mancava solo l’anello di campione alla favola del fuoriclasse nato in Grecia da venditori ambulanti nigeriani: «Otto anni e mezzo fa, quando sono arrivato in Nba, non sapevo come avrei fatto a procurarmi un pasto. Mia madre vendeva merce per strada, adesso invece sono seduto sul tetto del mondo: non posso che essere grato a Dio per questo viaggio». Giannis segna addirittura 50 punti nella decisiva gara 6 contro i Phoenix Suns e regala il secondo titolo alla franchigia dei “cervi” (bucks) dalla coda bianca come i tanti cerbiatti che popolano le foreste e i laghi del Wisconsin dove sorge la città di Milwaukee.Cinquant’anni fa ci pensò un certo Kareem Abdul-Jabbar a regalarle il primo storico trionfo, oggi a firmare il titolo è The Greek Freak (“Lo scherzo della natura greco”), il soprannome che si è guadagnato questo ragazzone di 210 centimetri abile nel palleggio nonostante la sua mole. Lui che non ha dimenticato le sue origini: «Ho iniziato a giocare a pallacanestro per aiutare la mia famiglia, per provare a portarli fuori dalle difficoltà economiche, per evitare di continuare a vivere le situazioni complesse che ci hanno accompagnati per anni. Mai avrei neanche sognato di essere seduto qui, a 26 anni, da Mvp delle finali Nba».
E il pensiero va alla difficile infanzia trascorsa nei sobborghi malfamati di Atene. I genitori in fuga dalla Nigeria arrivano in Grecia da clandestini e provano a ottenere disperatamente la cittadinanza greca almeno per i figli a cui danno nomi tipicamente ellenici (Thanatis, Kostas, Francis, Alexis e Giannis). Grecizzano anche il cognome che da “Adetokumbo” diventa “Antetokounmpo” ma non riescono comunque a ottenere i documenti. Giannis è un perfetto apolide non avendo né passaporto nigeriano, né greco. Con cinque figli da sfamare e la paura di essere espulsi dal Paese, i genitori sono costretti a lavorare come venditori ambulanti. Lo stesso Giannis, insieme con i fratelli, deve darsi da fare per aiutarli: borse, scarpe, occhiali da sole e tutto ciò che era possibile vendere serviva per pagare le bollette e mangiare.Il basket allora diventa uno strumento di salvezza. A notare per primo il suo talento è Spiros Velliniatis, allenatore di un club di Serie A2 greca. Una figura decisiva che prende a cuore anche le sorti della sua famiglia offrendo un lavoro ai genitori: «Hai di fronte Mozart che è affamato, cosa fai? – dichiarerà il coach in seguito – No, non gli serve un violino. Gli serve un filone di pane».
E Giannis ne ha fatta di strada arrivando lì dove il leggendario Kobe Bryant aveva “profetizzato”: due anni fa infatti il Mamba aveva sfidato il n°34 greco dei Bucks a diventare campione Nba dopo averlo già spronato alla conquista del titolo di miglior giocatore della Lega (Mvp due volte di fila nel 2019 e 2020). «Kobe Bryant pensava che potevo farcela. Ho dovuto lavorare sodo. E non deluderlo». E così un cognome quasi impronunciabile, Antetokounmpo, è diventato tanto comune tra gli appassionati per un successo che è anche familiare. Perché sul tetto della Nba insieme a Giannis è salito anche Thanasis suo compagno di squadra nei Bucks. Dopo l’anello vinto l’anno scorso coi Lakers da Kostas, il più giovane dei fratelli, sono tre ora in famiglia i campioni Nba. Tutti in campo contemporaneamente quest’anno nella sfida tra Lakers e Bucks per quella che Giannis considera «la più grande soddisfazione della mia carriera. Sono cresciuto con loro, abbiamo dormito nello stesso letto guardando il soffitto e sognando di giocare un giorno in Nba».
Onore però ai vinti. Splendide le parole di Monty Williams, coach dei sorprendenti Suns, che si si è presentato all’interno dello spogliatoio avversario per complimentarsi con Giannis e i Bucks: «Non voglio rovinarvi il momento, voglio solo congratularmi con voi ragazzi. Voi mi avete reso un allenatore migliore e ci avete reso una squadra migliore. Bravi». Non è nuovo Williams a questi gesti, lui, padre di cinque figli, evangelico praticante, che nel 2016 ha perso la moglie in un incidente. Una tragedia che riesce a sopportare solo con l’aiuto di Dio: «Ho avuto molte persone che pregavano per me». La stessa fede di Giannis, cristiano cresciuto nella Chiesa greco-ortodossa. Quando vinse il titolo di Mvp spiegò: «Prima di tutto, voglio ringraziare Dio per avermi benedetto con questo incredibile talento. Tutto quello che faccio, lo faccio grazie a Lui». «Abbi fede in quello che fai», ripete oggi sui social svelando il segreto della sua forza. «Se non dovessi avere mai più l’opportunità nella mia carriera di celebrare un titolo Nba, sarei soddisfatto comunque. Spero che il mio sia un messaggio di speranza: i sogni si realizzano, basta crederci».