Lorenzo Musetti - Ansa
Nell’aria londinese il profumo della dolce brezza italiana si sentirà un po’ meno da stasera. Lorenzo Musetti cede in tre set a Novak Djokovic nella seconda semifinale di Wimbledon (4-6 6-7 4-6) e non riesce ad emulare la già finalista Jasmine Paolini nel torneo femminile. Si ferma a un passo dalla storia l’avventura del carrarese. Il filo è stato tagliato dalla Moira più spietata della storia del tennis, il serbo di Belgrado. Alla vigilia c’era quasi la stessa atmosfera che si percepiva a Melbourne qualche mese fa. Con Lorenzo che sembrava dover prendere i panni di Sinner nel riuscire a battere per la prima volta Djokovic in uno Slam. Ma così non è stato. Partita magistrale del numero due del mondo. Da proiettare al prossimo Festival del cinema di Venezia. Carrellate di risposte, serve and volley, recuperi e contrattacchi da leccarsi i baffi. Non male per uno che il 5 giugno scorso è stato sottoposto a un intervento al menisco del ginocchio destro. Per il serbo sarà la decima finale a Wimbledon. La giocherà domenica contro lo spagnolo Carlos Alcaraz (la rivincita dell’anno scorso), alla caccia del successo n. 8 a Londra e n. 25 in uno Slam.
Nel primo set la partita sembra subito mettersi in equilibrio con Musetti che prova a variare con slice e cambi di ritmo con il dritto e con Djokovic che si muove con le idee chiare: mettere a disagio l’italiano giocando profondo e venendo a rete. Il break per il serbo arriva nel sesto game con un punto fenomenale. L’italiano poi riesce ad annullare due set point sul 5-3 trovando anche il controbreak, ma il numero due del mondo non perdona nel gioco successivo mettendo in cassaforte il primo parziale.
Nel secondo set mette subito la testa avanti Lorenzo. Break in apertura con un rovescio lungo linea vincente e sorpasso confermato nel game successivo. Comincia a salire di livello il carrarese, che mette una firma alla Zorro sul quinto gioco sfoderando un passante in corsa vincente di rovescio incrociato. Colpo che ha fatto tremare anche i fili d’erba del Centrale. Ma non Djokovic, che nel sesto game riaggancia l’italiano controbrekkandolo a zero per poi portarlo al tiebreak, habitat naturale del serbo. 7-2 il risultato e due set a zero.
Nel terzo set Nole passa subito in vantaggio con la specialità della casa: passante in spaccata di rovescio incrociato con break incorporato. Nel nono game Lorenzo è costretto ad annullare tre match point (chissà se Djokovic avrà per un attimo ripensato a quelli di Malaga contro Sinner in Coppa Davis), poi nel decimo si procura anche una palla break ma la spreca con un dritto a rete. E Djokovic chiude così il match con un 6-4.
Rimane comunque il gran torneo di Lorenzo, che ha raggiunto per la prima volta la semifinale in un torneo dello Slam, dimostrando di aver trovato quella continuità di gioco, ma soprattutto mentale che in tanti gli rimproveravano di non avere. Frutto di una serenità raggiunta anche fuori dal campo grazie alla compagna Veronica e al piccolo Ludovico. Ma merito anche dei miglioramenti tecnici e tattici che ha dimostrato di aver introdotto nel suo gioco. Nel corso del torneo abbiamo ammirato un Musetti più vicino al campo e più aggressivo da fondo. Armi che potrà utilizzare anche su altre superfici, a partire dalle prossime Olimpiadi di Parigi che si giocheranno su terra. Insomma, possiamo dormire sonni tranquilli. Anzi, mica tanto. Tra meno di ventiquattrore scenderà in campo Jasmine Paolini (ore 15 italiane) nella finale di Wimbledon femminile. Sarà una notte di sogni, di lacrime e preghiere. Con la certezza però che, a prescindere dal risultato, il tennis stia ormai diventando sempre più un “mestiere” da italiani.