giovedì 10 ottobre 2024
L'artista racconta il suo nuovo album sperimentale "Suona vol. 1" che pubblica da indipendente. "E nei live toglierò il palco per cantare fra la gente"
Il cantautore toscano Francesco Motta, 38 anni

Il cantautore toscano Francesco Motta, 38 anni - Foto di Matteo Graia

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La libertà non ha prezzo, e lo sa bene Francesco Motta, cantautore e compositore con cinque album e un Premio Tenco all’attivo per il disco La fine dei vent’anni, centinaia di palchi calcati prima con i Criminal Jokers poi come solista e tre colonne sonore per documentari e film d’autore. “La musica è finita” cantava solo un anno fa nell’omonimo album Motta che oggi esce con un esperimento tutto suo, pubblicando Suona! Vol. 1. Si tratta del suo nuovo album, nonché prima uscita di Sona Music Records, la sua etichetta discografica appena nata, che si occuperà di curare alcuni particolari progetti, che seguiranno parallelamente la carriera dell’artista,e di scovare nuovi talenti.

Motta riprende in questo nuovo lavoro (nato e prodotto insieme a Cesare Petulicchio e Giorgio Maria Condemi) alcuni suoi successi da Roma stasera a Ed è come quasi essere felice, oltre all’inedito Suona! ed alcuni brani dei Criminal Jokers, cambiandone gli arrangiamenti in un disco psichedelico che torna alle sue origini punk, suonatissimo, dove la dimensione del live entra nello studio di registrazione. In arrivo 4 concerti speciali, il 7 e 8 novembre all'Hacienda a Roma e il 27 e 28 novembre al Base di Milano, passando il 17 novembre al Teatro Ariosto di Reggio Emilia. Accanto a lui nel disco alcuni dei migliori musicisti della scena alternativa italiana e internazionale: Roberta Sammarelli, Cesare Petulicchio, Giorgio Maria Condemi, Kazu Makino, Teho Teardo e Maria Chiara Argirò.
Incontriamo a Milano il cantautore toscano 38enne.

Motta, a cosa si riferisce il titolo?

Il nome è un chiaro riferimento a quando ho iniziato a suonare: ho avuto la fortuna di crescere in una provincia piena di musicisti che non solo mi hanno aiutato a migliorare, ma anche a cercare di non parlare troppo durante i concerti fra un brano e un altro, visto che una parola in più poteva essere zittita da un urlo unanime, appunto… “Sona!”. Mi prenderò la completa libertà di scegliere come e quando fare uscire degli album per Sona records”.

La musica, quindi, non è finita…

No, anzi. Questo progetto lo trovo più musicale e molto diverso da dove eravamo rimasti. La mia musica è andata avanti, mi sono divertito con Cesare e Giorgio che mi accompagnano e quindi ho ritrovato anche il coraggio nel cercare di spingere l’acceleratore più forte. Spero si senta. Si sente anche la mia voglia di tornare alle origini. In generale nella vita si cerca di diventare grandi e quando ci sei quasi diventato, fai di tutto per diventare bambino.

Come mai ha creato la sua casa discografica? Si sente limitato dall’industria di oggi?

Premetto che ho avuto la fortuna di lavorare con Sugar che mi ha permesso quando volevo di far durare anche dei brani sei minuti e mezzo. Ovviamente lavorare su pezzi già editi mi ha portato ad avere la libertà di poter fare quello che volevamo. Ma non è assolutamente una forma di protesta verso una libertà che non c’è stata. Sugar e Caterina Caselli sono stati meravigliosi nel rispettare la mia voglia di fare quello che mi piace. Però era l’occasione di creare un’etichetta perché questo rappresenta un progetto parallelo rispetto agli album che ho fatto. Tra l’altro riprendo anche brani dei Criminal Jokers di 12 anni fa. Lo vedo come un percorso molto personale.

Produrrà anche giovani artisti e band che magari fanno difficoltà a trovare spazi nel panorama attuale dominato dalla trap?

Questa sarà un’occasione per me per tornare a fare cose folli e non facili dal punto di vista discografico e nel caso accompagnare anche altri artisti che fanno la musica che piace a me e a cui posso essere utile. La musica sembra andare tutta da un’altra parte, ma non generalizzerei. E’ come se quel mondo lì andasse in un campionato che è fatto per fare le cose in un certo modo, che spesso si assomigliano fra loro. Ma nel frattempo ci sono un sacco di cose belle in Italia e soprattutto all'estero. Fino a qualche anno fa sentivo anche un senso di solitudine, perché quando ascolti tutto quello che esce e il 99% non ti piace ti senti anche un po’ sbagliato. E poi ho cambiato le playlist.

Che consigli dà ai ragazzi?

Ogni tanto passano dei ragazzi in studio, cosa che mi piace. L'unica cosa che mi spaventa è che spesso in questi ragazzi vedo un'ansia come se fosse ogni giorno l'ultima chance. Cerco di spiegargli di prepararsi non solo a non essere vincenti, ma anche di accettare l’errore e di poter sbagliare. E’ quello che mi ha portato per vent'anni ad andare avanti a fare musica. Ci sono state tante volte in cui ho perso e, forse, sono stati i momenti più importanti della mia vita.

La scelta dei brani, però, mostra quanto siano ancora attuali, soprattutto per il suo sguardo inquieto verso la nostra società.

Innanzitutto sono molto affezionato all'inedito Suona che mi è arrivato in modo spontaneo come poche volte è successo. Bestie dei Criminal Jokers l’ho capito adesso dopo 12 anni. Quel testo che partiva da una relazione d'amore che non è finita bene, sembra parlare della violenza di oggi. Ci sono delle canzoni che durano nel tempo cambiando faccia. Penso a Com'è profondo il mare di Lucio Dalla che mi ricorda questa povera gente che viene lasciata a morire: è un brano che sembra scritto domani, non scritto anni fa.

Poi c’è la collaborazione con un un importante compositore di colonne sonore come per il cinema come Theo Teardo.

Ed è quasi come essere felice con Theo Teardo era quello più difficile da arrangiare perché c'era il rischio che venisse molto simile alla versione originale. Ho lasciato carta bianca a un compositore come Theo Teardo, con cui volevo collaborare da una vita, sia per la passione comune per la musica da film, sia perché è una persona che è stata molto attenta alla voce. Lavorare sull’arrangiamento ed essere molto attenti alla voce è proprio quello che si fa quando si fa la musica per film. Cioè cercare di capire, attraverso l'arrangiamento e la musica, dove evidenziare delle cose rispetto ad altre.

Anche lei compone molto per il cinema.

Quest’anno sono uscite due colonne sonore, The Cage e Non riattaccare di Manfredi Lucibello. Dopo questo album sto pensando a un volume due, ma molto probabilmente mi prenderò un momento in cui farò canzoni senza farle uscire. Starò in studio per un po’, che è la mia vacanza.

Veniamo al tour: ci sarà la stessa psichedelia dell’album?

Che c'è sempre stata e adesso ci sarà un pochino di più. Suoneremo in mezzo alla sala senza palco con la gente intorno. Suonerò un po di sinth, un po’ di chitarra e un po’ di elettronica. Io dal vivo trovo un coraggio che spesso quando faccio i dischi non trovo. E invece in questo album l'ho trovato anche per il fatto di averlo fatto con questi musicisti. Ho capito che l'approccio che serve anche nei dischi è il coraggio.

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