Gastone Moschin, al centro, in "Amici miei"
«Che cos’è il genio? È fantasia, improvvisazione e velocità d’esecuzione». In questa celebre frase dell’architetto Rambaldo Melandri pronunciata in Amici miei c’è tutta la cifra artistica del suo interprete, Gastone Moschin. A 88 anni se ne va il compagno di zingarate di Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Adolfo Celi e Duilio Del Prete. Addio dunque anche all’ultimo fantastico mattatore della saga monicelliana.
Ci lascia un grande della commedia all’italiana che aveva iniziato la sua carriera nel 1955 con La rivale di Anton Giulio Majano. È del 1959 però il vero debutto è nel sequel del capolavoro della commedia all’italiana l’Audace colpo dei soliti ignoti. Ma il ruolo che lo farà emergere sarà quello del codardo Carmine Passante nel film Gli anni ruggenti (1962) diretto da Luigi Zampa. Meno felice - ma il confronto con Fernandel era impari - la sua interpretazione in Don Camillo e i giovani d'oggi del 1972. L’abilità di Moschin era però quella di passare dalla maschera ironica e popolare del ragionier Bisigato di Signore & Signori di Pietro Germi (Oscar nel 1965) al Don Fanucci de Il padrino parte seconda di Francis Ford Coppola.
Un attore per tutte le stagioni e per tutti gli schermi. In quello piccolo della tv aveva iniziato con Il mulino del Po di Bolchi e terminato con la serie Don Matteo. L’ultima apparizione cinematografica, sette anni fa, era stato un addio, dal titolo evocativo: L’ultima zingarata Il documentario di Federico Micali e Yuri Parrettini, è un omaggio ad Amici miei con interviste a Mario Monicelli, Milena Vukotic e allo stesso Moschin.
L’attore veronese (era nato a San Giovanni Lupatoto) da tempo si era rifugiato in Umbria, a Capitone (vicino a Narni) in un maneggio in cui con la figlia Emanuela si occupava di ippoterapia. E a dare il triste annuncio è stata proprio Emanuela che su Facebook ha postato: «Addio Papà... per me eri tutto».