L'impresario David Zard scomparso oggi a 75 anni
«Il concerto rock è la più grande rivoluzione dopo quella francese. È l’unico posto di aggregazione al di là del colore, della religione, del ceto sociale. Per questo sarà sempre in crescita». Ne era convinto David Zard, il grande imprenditore musicale morto stamattina a 75 anni dopo una lunga malattia all’Ospedale Gemelli di Roma, nell’intervista che rilasciò ad Avvenire il luglio scorso, interpellato sul fenomeno del secondary ticketing, ovvero il bagarinaggio online. «È illegale. La musica deve essere di tutti» aveva tuonato, diretto e appassionato come sempre lui che per primo aveva portato negli anni ’80 e ’90 le grandi rockstar in Italia, a partire dai Rolling Stones per dedicarsi poi alle grandi opere musicali popolari lanciando nel nostro Paese i grandi musical come Notre Dame de Paris di Cocciante e Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo che tornerà in tournée dal 14 febbraio a Milano.
Produttore discografico, impresario e organizzatore di concerti di origine libica, Zard, che era nato a Tripoli il 6 gennaio del 1943 da una famiglia di religione ebraica, fu il primo produttore a portare i concerti negli stadi del nostro Paese, sempre in quell’ottica di musica per tutti, e ha legato il suo nome ai tour delle più grandi star della musica internazionale, da Cat Stevens a Elton John, da Tina Turner a Lou Reed, da Frank Zappa ai Rolling Stones, dai Genesis a Bob Dylan, da Madonna a Michael Jackson.
Aveva cominciato la sua attività di impresario musicale a Tripoli organizzando concerti per la locale comunità italiana. Poi aveva abbandona la Libia nel 1967, a seguito delle persecuzioni contro gli ebrei in concomitanza della guerra dei 6 giorni. Alla fine degli Anni ’70 aveva organizzato La Carovana del Mediterraneo, dal progetto musicale di Angelo Branduardi.
Poi negli anni ’80 e ’90 fu lui ad organizzare le tappe italiane dei più importanti tour di Michael Jackson nel 1988 e nel 1992. Grazie alle sue capacità imprenditoriali e artistiche e alla sua forte personalità Zard ha intessuto rapporti con tutto il mondo dello showbusiness italiano e internazionale. «Quando si sono create le multinazionali delle distribuzioni dei concerti che dettano legge in tutto il mondo e gestiscono l’offerta, mi sono ritirato. Io non lavoro per fare servizi, ma per essere creativo» aveva confessato ad Avvenire con una certa amarezza, ma si era detto convinto di una cosa: «Quella dei grandi concerti resterà la tendenza del futuro».
Negli ultimi anni era diventato l’agente e il produttore degli ultimi album di Gianna Nannini che lo ricorda come uno che «ha sempre creduto nello spettacolo come forma di amore, scambio delle culture». «Ma la sua grandezza – conclude – l’ha fatta credendo nella musica italiana».