Tina Turner è morta a 83 anni - Ansa
Il mondo del rock e della musica tutta saluta per sempre la sua regina, Tina Turner. A 83 anni vola via per sempre Anna Mae Bullock, in arte Tina Turner, deceduta dopo una malattia nella sua casa a Kustacht vicino a Zurigo. Quel cognome, Turner, è stato la sua fortuna ma anche la sua dannazione, in quanto frutto di un amore malato con il musicista Ike Turner. L’uomo che ha conosciuto una volta uscita dal suo piccolo mondo antico di Brownsville, la città nello stato del Tennessee dove era nata nel 1939, e dove bambina aveva iniziato a cantare nel coro della chiesa. La separazione dei genitori la porta a viaggiare e a 19 anni il colpo di fulmine per Ike che la conosce come la vocalist Little Ann e la porta a vivere con sè, a Saint Louis. Inizia una appassionata storia d’amore e anche una bella collaborazione artistica con il loro primo brano insieme, Boxtop. Il successo arride loro nel 1960, quando accompagnati dalle vocalist The Ikettes, pubblicano A Fool in Love, il primo singolo in cui si presenta al mondo come Tina Turner.
Nel 1967 è la prima artista afrostatunitense e la prima donna ad apparire sulla copertina della rivista Rolling Stone. Ma la relazione con Ike intanto è materia di gossip e anche di film e documentari in cui la cantante non ha mai nascosto quei 15 anni di matrimonio a dir poco turbolenti: Ike non le ha risparmiato violenze e molestie continue. Ma questo non ha fiaccato la donna e la rockstar che per sessant’anni si è presa la scena e la ribalta internazionale con hit che hanno segnato un’epoca.
Agli inizi degli anni ‘80 un leggero declino ma subito le venne in soccorso l’amico David Bowie, con il quale esattamente 40 anni fa incise la a cover del brano di Al Green Let’s Stay Together che le permise di scalare le classifiche americane ed inglesi.
La critica la consacra tra le voci più graffianti del panorama rock mondiale e Tina diventa un’autentica icona. L’anno della gloria è il 1984, grazie all’album Private Dancer: oltre venti milioni di copie vendute. Disco in cui figurano singoli come What’s Love Got to Do with It. La sintesi del successo travolgente è nella sua canzone-inno, Simply The Best. Semplicemente la migliore, anche come amica dell’Italia e del Festival di Sanremo, dove partecipa in qualità di ospite a tre edizioni. La prima volta nel lontano 1979, poi nel 1996 quando sul palco dell’Ariston si presentò da rockstar americana con passaporto svizzero e canta Whatever You Want, e infine nel 2000 con un Pippo Baudo in estasi per la sua «superospite Tina».
Una vita sotto i riflettori da stella luminosa, ma portandosi sempre dietro grandi dolori e drammi famigliari. La fine del figlio Ronnie, malato di cancro e trovato morto nella sua casa di Los Angeles. Una sciagura arrivata 4 anni dopo la morte del figlio maggiore Craig, un suicidio avvenuto nel luglio 2018.
Ma anche tutto questo dolore non aveva spezzato la voglia di esibirsi e di abbracciare il suo pubblico. Tina ha vissuto sempre con la gioia dei suoi vent’anni. Una vita rock, che solo negli ultimi tempi era stata frenata dalla malattia che l’aveva portata a riflettere con la saggezza delle sue 83 primavere. «Ogni tanto penso che alla mia età dovrei smetterla con i vestiti sexy e tutto quel movimento: non voglio diventare la nonna del rock». Se ne è andata da leggenda, quindi da icona senza tempo che resisterà nella memoria di tutti.