Il milanista Gianni Rivera, tra i più grandi giocatori italiani di sempre
È passato mezzo secolo dalla partita che consentì al Milan di conquistare la prima Coppa Intercontinentale della sua storia. Un incontro trasformato dagli argentini dell’Estudiantes in aggressione permanente verso i giocatori rossoneri. È appena uscito un libro Milan, gli eroi della Bombonera, di Gianandrea Bungaro (Milieu Edizioni, euro 22,90) che ricorda la serata del 22 ottobre 1969 attraverso un efficace percorso di storie e immagini. La squadra di La Plata era la compagine fenomeno di quegli anni, con Carlos Bilardo (futuro Ct dell’Argentina campione del mondo) e Juan Ramon Veron (padre di Sebastian, ex Lazio e Parma) come elementi di spicco. Angelo Benedicto Sormani, uno degli “eroi milanisti”, ricorda quella partita. “Gli argentini cominciarono ad intimidirci già a Milano. Negli spogliatoi della Bombonera avvertimmo un clima pesante. Rocco ci aveva preparati al peggio. Il 3-0 dell’andata, dove firmai una doppietta, ci diede forza ma sapevamo di dover affrontare una battaglia. All’uscita dagli spogliatoi ci trovammo senza protezione e dalle tribune arrivò addosso a Lodetti caffè bollente. Mentre eravamo schierati a centrocampo per la foto, i giocatori dell’Estudiantes entrarono con undici palloni che ci scagliarono contro”.
La svolta della partita fu il gol di Rivera alla mezzora. “Dopo il gol di Gianni, il portiere argentino Poletti calciò con violenza il pallone verso Prati che fortunatamente fece in tempo ad abbassarsi. Da quel momento gli avversari trasformarono l’incontro in corrida, con fallacci, calci e cazzotti”. Prati lasciò il campo a causa di una pedata di Poletti sulla schiena. Le reti di Conigliaro e Aguirre Suarez, prima dell’intervallo, servirono solo per le statistiche. Nella ripresa vennero espulsi gli argentini Malbernat e Manera. Ad avere la peggio fu Combin: il famigerato Poletti, al culmine della frustrazione, gli sferrò un cazzotto, spaccandogli naso e zigomo. Verrà radiato dalla sua Federazione. “Quello che venne fatto a Nestor fu pazzesco, in campo e negli spogliatoi. – ricorda Sormani – I difensori avversari lo picchiarono sistematicamente. A fine gara arrivarono negli spogliatoi componenti della polizia argentina che gli contestarono il reato di renitenza alla leva, arrestandolo. Il presidente Franco Carraro si buttò sul cofano dell’automobile che si stava portando via Combin. Furono attimi di altissima tensione”. Una serata di sport assunse contorni kafkiani. Il milanista, argentino di nascita ma naturalizzato francese, pagò a caro prezzo il gol segnato a San Siro. Carraro sollecitò l'ambasciatore italiano per il rilascio dell’attaccante. Rocco, abituato alle battaglie sportive, affermò: “E’ un miracolo essere usciti vivi dallo stadio”.
L’undici rossonero che conquistò l’Intercontinentale era composto da Cudicini tra i pali, una granitica linea difensiva costituita da Anquiletti, Schnellinger, Malatrasi e Rosato, con Lodetti e Fogli in mediana, Rivera in cabina di regia e in attacco due punte fisse (Combin e Prati) e Sormani a garantire anche supporto al centrocampo. “Era una squadra fortissima – sottolinea l’ex giocatore rossonero – che alla fine degli anni 60 vinse tutto quello che si poteva vincere”. Estudiantes-Milan passerà alla storia come una delle partite più violente, una caccia all’uomo in assenza di qualsiasi forma di sicurezza. All'aeroporto tutti attesero Combin. “Senza di lui, non si parte”, disse il Paron. La situazione si sbloccò dopo oltre tre ore di attesa. Fu la fine di un incubo.