sabato 31 agosto 2024
Arregi e Garaño raccontano le geniali e spaventose bugie di un uomo che si spacciò reduce da un lager per coprire la sua partecipazione come volontario in una missione voluta da Franco e Hitler
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Quando parla agli studenti della sua drammatica esperienza in un campo di concentramento tedesco, lo spagnolo Enric Marco riesce ad appassionarli e commuoverli con i suoi disperati ed epici racconti di quotidiana sopravvivenza. Nato a Barcellona nel 1921, l’uomo, divenuto simbolo di libertà e giustizia, è un vero eroe per il proprio Paese, dei cui deportati non si parla mai abbastanza. Dopo aver combattuto al fianco dei repubblicani durante la guerra civile spagnola, è stato arrestato dalla Gestapo e rinchiuso nel lager di Flossenburg, dove fu vittima di orribili torture. Alla fine della guerra, tornato clandestinamente in Spagna, si batté con ogni mezzo contro il franchismo e dopo la caduta del regime divenne un leader sindacale della Confederación Nacional del Trabajo, di stampo anarchico, e presidente di un’associazione dedicata alla memoria dei deportati spagnoli nei lager tedeschi.

Peccato però che nulla di tutto questo fosse vero. Per decenni infatti Marco ha sapientemente costruito una gigantesca bugia ingannando la propria famiglia e un Paese intero con una storia completamente inventata per coprire il fatto che durante il regime era volontariamente partito per la Germania all’interno di un programma di cooperazione tra Hitler e Franco. Ai racconti, per alcuni troppo vaghi ed enfatici, del sedicente sopravvissuto alla Shoah non corrispondono infatti prove e documenti, che l’uomo cerca di ottenere con l’inganno, a costo di doverli falsificare in maniera anche molto artigianale. Nulla della sua vita poteva essere dimostrato, eppure anche i veri deportati si lasciarono abbindolare dalla fumosa oratoria di Marco tanto da eleggerlo come loro rappresentante.

Una bufala colossale, dunque, smascherata nel 2005 dallo storico Benito Bermejo che, durante le ricerche svolte in occasione della prima partecipazione spagnola all’anniversario dell’apertura del lager di Mauthausen, alla presenza del premier Zapatero, dopo un commovente discorso di Marco al Congresso Nazionale Spagnolo e alla vigilia del suo imminente viaggio in Austria, scoprì tutta la verità su un uomo capace di cucirsi addosso un’immagine trionfale inattaccabile per lungo tempo. Forse solo per salvarsi la pelle, o forse per una forma patologica di narcisismo che affondava le sue radici in traumi infantili.

A distanza di oltre venti anni la sua incredibile storia è diventata un film, Marco – The Invented Truth, diretto da Aitor Arregi e Jon Garaño e presentato ieri nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia. Il progetto era nato nel 2006 e per riflettere sul complesso, affascinante rapporto tra verità e finzione i due registi avevano pensato a un documentario che catturasse l’essenza di un uomo definito da Mario Vargas Llosa «spaventoso e geniale» al tempo stesso, riuscendo a «svuotarsi di se stesso e reincarnarsi nel fantasma che s’era fabbricato». Dopo due anni di incontri però i lavori si arrestarono quando Marco confessò che si era contemporaneamente impegnato con un’altra casa di produzione per un documentario sulla sua vita. Nel 2010 si disse disposto a ritirare fuori dal cassetto il progetto, che virò su un lungometraggio di finzione, ma gli autori scoprirono che stava collaborando anche con lo scrittore Javier Cercas per il libro L’impostore. Dopo una seconda pausa di alcuni anni Arregi e Garaño hanno potuto finalmente realizzare il loro film. Marco, nel frattempo, è morto nel 2022 all’età di 101 anni, difendendo fino all’ultimo la sua rocambolesca versione dei fatti. Una sorta di moderno Don Chisciotte che abbandona la sua vera, ma ordinaria identità, quella di Alonso Quijano, e decide di assumerne una più degna delle proprie ambizioni, trasformando in finzione la sua stessa vita. Il pubblico scopre poco a poco la verità sul protagonista in un crescendo di tensione e sorprese capaci di inchiodare alla poltrona. Sgomento e fascinazione di sovrappongono nell’apprendere dell’inganno, nello scoprire i diabolici meccanismi messi in atto da Marco per apparire l’uomo che non è mai stato, nell’interrogarsi sul limite oltre il quale anche le migliori intenzioni possono diventare un crimine. E ci si chiede come mai per tutti questi anni una storia così singolare sia potuta rimanere quasi nascosta.

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