I giocatori del Milan presso il Centro Maria Letizia Verga di Monza - AC Milan
Lo Scudetto l’ha vinto il Milan nella scorsa stagione. Non siamo impazziti, non stiamo riscrivendo l’albo d’oro. Sul campo ha trionfato con merito e senza appello il Napoli, a 33 anni di distanza dal tricolore con Maradona. Fuori dal rettangolo di gioco però il campionato è andato ai rossoneri grazie all’originale e preziosa classifica pubblicata dal mensile del terzo settore “ Vita”. Tra tutte le squadre della Serie A 2022-2023 il Milan è risultato il club migliore per qualità e quantità dei progetti di responsabilità sociale. Un’iniziativa rigorosa che non presta il fianco a letture parziali o generiche perché per assegnare il primo Scudetto della Corporate social responsibility (Csr) la rivista ha tenuto conto di cinque parametri tecnici: approccio strategico al tema, continuità di intervento, approccio multistakholder, attenzione alla comunicazione, strumenti di rendicontazione. Una griglia metodologica elaborata insieme con la professoressa Chiara D’Angelo, coordinatrice del master Sport e intervento psicosociale all’Università Cattolica di Milano. Scorrendo allora la classifica le sorprese non mancano: se in Champions ci vanno Milan, Juventus, Roma e Inter, un posto nelle Coppe lo ottengono anche Bologna, Verona ed Empoli.
A colpire però è senz’altro l’ultimo posto del Napoli, campione d’Italia, in compagnia del Lecce, per un Meridione che in generale è nelle retrovie (anche la Salernitana è in zona retrocessione). « Al Sud – spiega D’Angelo a Vita – i club fanno più fatica a esprimersi come attori sociali, e vedo ancora troppi zero nella rendicontazione come se anche chi attiva iniziative ancora non sentisse la responsabilità di doverle rendere note». Il piano strategico del Milan è risultato invece vincente anche per la presenza di una Fondazione dedisiamo cata, oltre alla gestione complessiva del club, dalla comunicazione alla rendicontazione nella forma del bilancio di sostenibilità. Bisogna però aggiungere che la graduatoria finale ha privilegiato le iniziative a carattere sociale senza considerare quelle rivolte al “green” (all’ambiente) per evitare di risultare troppo generici. Il mensile si è avvalso anche della collaborazione di Stefano D’Errico, co-founder del progetto Community di Soccer Report, un osservatorio permanente sulla Csr delle squadre di calcio, e di Mattia Belluzzi, ricercatore e psicologo dello sport sempre alla Cattolica. Non sono state invece prese in considerazione né le campagne della Lega Calcio insieme con le squadre ( ad esempio per la ricerca) né quelle dei singoli o ex giocatori, proprio perché il focus è sull’impegno diretto dei club.
«Siamo molto contenti commenta - Martino Roghi, Csr & sustainability manager del Milan – È un riconoscimento importante per gli sforzi che il club fa nella sostenibilità in tutti i suoi aspetti: ambientale, economico e soprattutto sociale. E particolarmente orgogliosi perché siamo stati premiati per l’impegno continuo nel tempo e non per iniziative spot ». Alla base c’è una piattaforma ideale: « Abbiamo sintetizzato i nostri valori nel “Manifesto RespAct”, con tutti quei principi che secondo noi possono contribuire a una società migliore. Come l’inclusività. Il Milan ha 500 milioni di tifosi nel mondo, vogliamo garantire a tutti l’accessibilità. Da anni siamo all’avanguardia per abbattere tutte le barriere sia fisiche che digitali. Siamo stati il primo club in Italia a proporre il programma di audiodescrizione per tifosi non vedenti e ipovedenti per permettere alle persone cieche di godersi la partita allo stadio. E i primi a rendere accessibili ai tifosi sordi i contenuti digitali, come i video o le interviste. Con il nuovo stadio poi potremmo trovare ulteriori soluzioni rispetto ai problemi strutturali di San Siro».
Sul sociale l’impegno è a tutto campo: «Siamo presenti nelle scuole e negli ospedali. Collaboriamo con gli oratori e il Csi. E poi abbiamo Fondazione Milan, quest’anno è giunta al suo 20° anniversario, che svolge un ruolo importante per giovani con disabilità e persone a rischio di emarginazione. Oltre all’aiuto concreto nelle situazioni di emergenza, come durante la pandemia, il conflitto in Ucraina e l’alluvione in Romagna». L’augurio è che l’iniziativa di Vita spinga tutti i club a dare il meglio anche in questa classifica speciale, per vincere lo “Scudetto del sociale”. Si può far gol anche gonfiando la rete dell’attenzione al prossimo e della solidarietà. Ed è bello sapere che d’ora in poi c'è un termometro che misura anche un’altra “ Febbre a 90” (dal fortunato libro di Nick Hornby): quella per un pallone che non vuol lasciare indietro nessuno. Il campionato sta per ripartire. Che vinca il migliore. In campo. E a maggior ragione “fuori”.