Il gruppo milanese de Le Vibrazioni nella formazione originale. Al centro il leader Francesco Sarcina
«Io con Quello lassù ci litigo sempre, ci discuto, gli faccio domande, ma lui mi dà anche delle risposte. E oggi posso dire di aver fatto pace con Dio». Dopo anni di inquietudini, complice anche il matrimonio e la nascita della seconda figlia, la piccola Nina che si aggiunge al primo figlio Tobia Sebastiano di 10 anni, l'istrionico Francesco Sarcina ha ritrovato la serenità e il gruppo. Dopo cinque anni di distacco, Le Vibrazioni si riuniscono per gareggiare al prossimo festival di Sanremo con Così sbagliato, scritto da Sarcina e dove spunta lo zampino di Luca Chiaravalli, produttore che ha curato il successo di Gabbani. «Riportami a casa perché ho paura di me» intona con voce morbida su ritmo incalzante Sarcina, ammettendo errori e debolezze, un appello sincero all’amore che salva anche dalle tentazioni e dagli eccessi della vita d’artista. «Come scrive Herman Hesse in Siddharta, si fanno dei giri immensi per arrivare a capire che il tesoro che hai cercato ce l’avevi lì – racconta il cantante –. E può essere l’amore per una madre, per una donna, per i tuoi figli».
Annuiscono anche gli altri componenti della band (il chitarrista Stefano Verderi, il bassista Marco Castellani, e il batterista Alessandro Deidda) quarantenni dal tatuaggio metal e dal cuore di papà, che hanno ritrovato dopo 5 anni la voglia di suonare insieme, liberandosi dalle sonorità vintage per trovare una strada più personale, fatta di echi avvolgenti e sferzate rock. Come nel primo brano del nuovo album, dal titolo V, in uscita il 9 febbraio, un disco indipendente prodotto da L’Equilibrista e distribuito da Artist First. E che si apre con Nero, una ballata che, su un’intro alla Led Zeppelin, paragona una relazione sentimentale al cielo, che può essere limpido ma anche annuvolato, ma non per questo meno meraviglioso. «Ma c’è anche un respiro spirituale in questo brano» aggiunge Sarcina che snocciola, insieme ai colleghi, una serie di brani dal suono caldo che puntano a un futuro migliore, come In fondo, o che si rivoltano contro i meccanismi aridi della nostra società , vedi Onda e Chissenefrega dell’aldilà che, a dispetto del titolo, al contrario è una critica degli eccessi dell’esposizione senza freno delle proprie immagini più intime sui social. A chiudere una dolce ninna nanna rock, Dove. «È una lettera che ho scritto ai miei figli – spiega il cantante –, ed è una poesia dedicata ai padri che vorrebbero essere presenti nella vita dei propri cari, ma non ci riescono a causa di una separazione o di un mestiere come il nostro di artisti che ci porta in tour. Ora capisco anche i miei genitori. Noi spesso ci domandiamo come si sentono i nostri figli lontano da noi, cosa pensano. Ecco, vogliamo solo fargli sentire che gli vogliamo bene e che ci siamo».
L’anima rock delle Vibrazioni si esprimerà appieno nel tour che partirà il 16 marzo da Roncade (Treviso), per poi far tappa, fra le altre città, a Roma, Napoli, Bari, Palermo, Firenze.