sabato 11 gennaio 2020
Poderosa ricostruzione della storica dell’arte Paola Pallottino della vicenda plurisecolare delle nostre disegnatrici: «Il mio cruccio è averne trattate solo 900 tra le tremila meritevoli di ricordo»
Un particolare dell'illustrazione di Nicoletta Ceccoli “Il mare” (1999), tratto da “Le figure per dirlo. Storia delle illustratrici italiane” (edito da Treccani) della storica dell'arte Paola Pallottino

Un particolare dell'illustrazione di Nicoletta Ceccoli “Il mare” (1999), tratto da “Le figure per dirlo. Storia delle illustratrici italiane” (edito da Treccani) della storica dell'arte Paola Pallottino

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All’inizio c’è il ricamo. È il profondo medioevo e per le donne, cui le botteghe sono precluse, non c’è altro modo di esprimere un’aspirazione artistica. Colte e aristocratiche, confinate tra le mura di casa o tra quelle dei monasteri possono liberare la propria creatività con ago e filo realizzando con tessiture, arazzi e ricami autentici capolavori destinati comunque all’anonimato. Sono le ricamatrici insieme alle religiose che si dedicano alle miniature – spinte dalla necessità di disporre di testi sacri, dalla libertà dagli impegni mondani e persino dal bisogno di sostentamento del monastero –, le antenate di quelle artiste che dal Cinque e Seicento a oggi, prima nell’incisione, poi nella pittura e nell’illustrazione, producono opere eccellenti per estro e competenza, ma il cui nome difficilmente viene annoverato tra quello dei grandi dell’arte. Donne cresciute nella loro professionalità perché in gran parte figlie, sorelle o mogli di incisori, pittori, grafici o architetti, spesso superando i maestri, eppure condannate alla subalternità o all’invisibilità dal potere e dal pregiudizio maschile. Un freno che le ha accompagnate ben oltre la metà del Novecento, come ci racconta la storica dell’arte Paola Pallottino in questo prezioso volume, meraviglia anche per gli occhi, Le figure per dirlo. Storia delle illustratrici italiane appena pubblicato da Treccani (pagg. 240; 32 euro). Attingendo al suo stratosferico archivio personale frutto di oltre quarant’anni di studi appassionati e ricerche, composto di centinaia e centinaia di dossier sugli artisti dell’illustrazione, migliaia di schede e oltre 10.000 pubblicazioni del settore, tra libri e riviste, Paola Pallottino restituisce in queste pagine un nome e dignità artistica alle tante figure femminili di spessore dimenticate dalla storia. «Doppiamente emarginate – spiega – perché donne e per di più attive in un ambito che gli storici dell’arte hanno sempre considerato un universo minore. Citarle tutte è stato impossibile, una scelta lacerante e per me motivo di dolore acuto e di disperazione.

Dal Seicento a oggi posso contare oltre tremila artiste meritevoli di essere ricordate. Questo volume ne contiene solo novecento e solo 115 immagini di cui meno di una trentina contemporanee. Perciò continuo a sperare di ampliare questo orizzonte e realizzare sempre con Treccani un Dizionario online che possa riportare alla luce una storia sommersa scritta in Italia da migliaia di artiste destinate altrimenti alla invisibilità». Del resto il confino entro i territori marginali dell’illustrazione in cui persino gli uomini hanno faticato a essere citati, la scelta di ambiti, stili e soggetti non hanno avuto alternative per secoli. Anche in tempi più recenti. «Nel Catalogo collettivo della libreria italiana del 1876 – racconta Paola Pallottino – su oltre ventimila opere citate, seppure non tutte illustrate, solo una sessantina di illustratori italiani si guadagna un nome, una quindicina stranieri. Ma nessuna donna. La presenza femminile legata essenzialmente alla decorazione di libri di fiabe, leggende e riduzioni di storie sacre, si assottiglia fino a sparire per le opere di divulgazione scientifica, di avventura e per la grande letteratu- ra destinata agli adulti». Spiega ancora la storica che nelle centinaia di edizioni dei Promessi sposi non risulta alcuna illustratrice e che fino agli anni Cinquanta solo Maria Augusta Cavalieri, ma al seguito del padre Luigi, ha illustrato Le avventure di Pinocchio. Persino tra i 18 illustratori che si alternarono nei 93 volumi de “La Scala d’Oro”, tra le più popolari collane per ragazzi fino agli anni Trenta, compariva una sola donna, Marina Battigelli, illustratrice non a caso di Quo vadis?. Nessuna donna è inclusa infine tra i sessanta artisti italiani chiamati a illustrare i tre volumi della Divina Commedia. Dunque quella che Paola Pallottino riporta alla luce è una lunga storia di estromissioni e cancellazioni che inizia a emergere per il grande pubblico nei primi anni del Novecento con la nascita dei più originali e moderni periodici per l’infanzia arricchiti da illustrazioni raffinate – La Domenica dei Fanciulli (1900), Il Giornalino della Domenica( 1906) e Il Corriere dei Piccoli (1908) – e con le riviste che si occupano di problematiche culturali e artistiche femminili: a Torino nel 1905 La Donna, cui collabora una trentina di artiste, promotrice di rassegne che inaugurano la nascita delle mostre di genere e nel 1920 L’Almanacco della donna italiana, dalle splendide copertine illustrate.

Come un fiume in piena per tutta la prima metà nel Novecento fioriscono altre riviste femminili che nonostante il fascismo, probabilmente anche grazie all’abilità di direttrici e collaboratrici, riescono a mantenere una discreta libertà d’espressione, un equilibrio tra le direttive del regime e una cultura femminile alternativa grazie alle pagine letterarie, alle illustrazioni di moda e all’immagine della donna poco piegata sul modello imposto dal partito. Vi collaborano i bei nomi dell’illustrazione da Maria Pezzi a Ester Sormani a Tita Visconti; su tutte spicca Brunetta Moretti Mateldi, l’unica cui il volume dedica una pagina doppia, che Paola Pallottino considera la massima illustratrice italiana del Novecento, versatile, ironica e graffiante, unica a pubblicare su Harper’s Bazaar e su Vogue. L’analisi critica di Paola Pallottino culmina e termina con la vera rivoluzione per l’illustrazione italiana che arriva con i favolosi anni Sessanta, a partire dalla nascita della Fiera del libro per ragazzi di Bologna insieme alla Emme Edizioni di Rosellina Archinto, «una signora colta e raffinata che a Milano – spiega la storica – anziché aprire una boutique, come era di moda allora, fonda una casa editrice, chiamando a collaborare una serie di grandissimi autori e illustratori d’avanguardia da Leo Lionni a Iela Mari a Maria Enrica Agostinelli a Letizia Galli e facendo conoscere in Italia nel giro di vent’anni gli illustratori più talentuosi del panorama internazionale». Sono gli anni ruggenti che vedono la nascita una dopo l’altra di una dozzina di case editrici di libri rivolti a bambini e ragazzi: EL, Dalla Parte delle bambine, La Coccinella, Nuove Edizioni Romane, Fatatrac, Arka, Carthusia, Corraini, Lapis, Corraini, Orecchio, Acerbo, Kite. Coraggiose, innovatrici e attente alla qualità e al femminile, tutte fondate e dirette da donne, hanno aperto la strada a un fiorire di altre iniziative editoriali di pregio e successo. E spalancato le porte dell’illustrazione a una nutrita schiera di professioniste che attraverso diversi linguaggi artistici hanno operato per quantità il sorpasso, diventando protagoniste eccellenti di uno spazio che per secoli è stato territorio egemone maschile.

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