sabato 28 settembre 2024
Dopo i restauri durati tre anni è tornata a splendere la cappella di Sant’Uberto, tra le mura del castello di Amboise, dove riposa l’uomo simbolo del Rinascimento
La cappella di Sant'Uberto, luogo di sepoltura di Leonarda da Vinci, nel castello di Amboise

La cappella di Sant'Uberto, luogo di sepoltura di Leonarda da Vinci, nel castello di Amboise - WikiCommons

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Fra i grandi artisti e ingegni della storia, non molti destano oggi ammirazione praticamente a ogni latitudine, riunendo appassionati legati a culture, generazioni, condizioni anche molto diverse. Nel caso dell’Italia, un posto a parte è occupato da Leonardo, il cui genio non smette di sedurre ad ampio raggio anche in un’epoca come la nostra, segnata dall’istantaneità e da una crescente saturazione degli immaginari.

Per quanti amano frugare nel segreto di questa fama eccezionale, recarsi ad Amboise, nel dipartimento dell’Indre e Loira, dove riposa il corpo del genio di Vinci, riserva adesso qualche suggestione in più. Dopo un cantiere di restauro durato quasi 3 anni, ha recuperato tutto il suo fulgore la cappella di Sant’Uberto, inclusa nel perimetro del lo château royal affacciato sulla Loira. Proprio il luogo scelto, nel XIX secolo, per la tomba di Leonardo.

L’artista e ingegnere morì nel 1519 e fu sepolto, secondo le sue volontà espresse con testamento scritto, proprio ad Amboise, dov’era stato accolto tre anni prima dal sovrano Francesco I, suo fervente ammiratore. Più precisamente, secondo una tesi accreditata, la tomba rimase presso la collegiata di Saint-Florentin, distrutta all’inizio dell’Ottocento. Sul posto, il ritrovamento della sepoltura di Leonardo risale al 1863, quando cominciò la riflessione sfociata proprio nell’opzione della cappella di Sant’Uberto.

La scelta può essere meglio compresa adesso, visitando quest’oratorio dedicato al santo patrono dei cacciatori. Per volere del re Carlo VIII, l’edificio fu costruito fra il 1491 e il 1496, ovvero la stessa epoca in cui Leonardo, nella Milano degli Sforza, si dedicava fra l’altro all’Ultima cena per il convento di Santa Maria delle Grazie.

Il restauro appena concluso, costato circa 3,7 milioni di euro, è il più importante degli ultimi 150 anni e ha impegnato una cinquantina di restauratori e artigiani specializzati. Circa 200 elementi decorativi in pietra sono stati affidati a scultori, prima di un nuovo innesto soprattutto lungo le pareti interne. Restauro completo anche per la guglia centrale e per la campana che tornerà a risuonare. La sobria sepoltura di Leonardo, al suolo, sulla sinistra per chi entra, è ormai regolarmente carezzata dalla luce policroma filtrata dalle pregevoli vetrate della cappella.

Quando la si guarda dal basso, ovvero dalle strade di Amboise ai piedi del complesso fortificato, la cappella, aggettante rispetto all’imponente perimetro murario su cui sorge, appare quasi come una “navicella” abbagliante all’apice di una piattaforma di lancio proiettata verso lo zenit. Davvero un effetto architettonico e paesaggistico che colpisce e che non è vietato associare idealmente alla sete d’assoluto del genio universale, capace come pochi altri pure di evidenziare i legami fra l’umana condizione e la dimensione ultraterrena.

«Accanto ai francesi, agli americani e a molte altre nazionalità, tanti visitatori italiani vengono ogni anno per rendere omaggio con commozione a Leonardo. Si rendono subito conto di come abbia lasciato qui, assieme ad altri artisti della Penisola, una porzione di cuore italiano. Lo testimoniano ad esempio pure i giardini adiacenti ispirati a quelli toscani o umbri, come se si respirasse un po’ di aria di Siena o di Assisi», ci racconta con emozione Marc Métais, primo committente dei lavori, guidando la fondazione proprietaria del Castello Reale di Amboise: «Ci rendiamo conto in diretta di quanto Leonardo sia ancora capace d’ispirare il mondo intero, con la sua curiosità universale e la sua apertura senza confini. Di certo, noi stessi cerchiamo di trarne ispirazione, attraverso il nostro castello storico che vuole restare aperto al mondo. Venendo ad Amboise, Leonardo ha contribuito in modo supremo al gioco d’influenze europee e mediterranee nella Valle della Loira, che possiamo così offrire al nostro pubblico. Basta poi passeggiare per le strade di Amboise, per comprendere quanto Leonardo continui a ispirare in realtà tutta la vita locale».

Non è escluso, del resto, che la “presenza tutelare” di Leonardo ad Amboise abbia talora contribuito, con la sua eredità simbolica, pure al ruolo di una città divenuta, non di rado, teatro della firma di trattati di pace o accordi preziosi, anche nella fosca epoca delle guerre francesi di religione fra cattolici e protestanti. Fra l’altro, è proprio qui che nel 2019, nel quadro delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo, l’arrivo del presidente Sergio Mattarella e il suo incontro con l’omologo Emmanuel Macron avevano suggellato la fine di una stagione di attriti diplomatici fra Roma e Parigi. «Amboise resta un luogo propizio per celebrare l’amicizia fra i popoli. Cercheremo così sempre più di valorizzare questo potenziale all’insegna della pace, attraverso tutte le tematiche legate al Rinascimento che ci riconducono di continuo a Leonardo», conclude Métais.

I visitatori, fino al 22 settembre hanno potuto scoprire, fra le sale del grande Castello Reale antistante, pure un’intrigante mostra intitolata “Capolavori di Leonardo da Vinci in incisione”, dedicata a un aspetto finora un po’ trascurato, ovvero la circolazione lungo i secoli di riproduzioni incise delle immagini leonardesche. Associata a un progetto di ricerca pilotato dall’Università di Liegi, la mostra è il frutto di tre anni di studi sull’imponente corpus di documenti della Bnf (Biblioteca nazionale di Francia), concentrandosi sul Cinquecento e il Seicento. Si parte con l’Ultima cena, a lungo l’opera più famosa di Leonardo, per terminare con la Gioconda, di cui la mostra presenta la prima riproduzione per incisione in assoluto, risalente al 1651. «Pensiamo che Leonardo non abbia mai realizzato personalmente incisioni, né si sia strettamente associato a degli incisori, come invece fece soprattutto Raffaello. Di fatto, l’identità degli incisori che riprodussero molto presto le opere leonardesche più celebri resta in parte ancora un mistero», ci spiega Caroline Vrand, una delle curatrici. Fra i commissari, anche gli italiani Stefania Tullio Cataldo e Gennaro Toscano.

Per chi giunge ad Amboise, naturalmente, è inevitabile pure una visita al non lontano castello del Clos Lucé, proprio la residenza che Francesco I offrì all’artista. Un luogo oggi interamente dedicato alla divulgazione attorno a Leonardo, fra la visita delle stanze da lui abitate, il parco circostante con riproduzioni giganti in legno delle celebri macchine leonardesche ed esposizioni temporanee.

In proposito, dopo il passaggio al Clos Lucé del San Girolamo di Leonardo, eccezionalmente prestato dai Musei Vaticani, quest’anno è stata la volta, fino al 15 settembre, di una mostra intitolata “Leonardo da Vinci e i profumi nel Rinascimento”, dedicata alle ricerche leonardesche sull’odorato. Come dire che attraverso ogni senso, anche il più umile e trascurato, può irradiarsi ancor oggi il genio e la fama del gigante del Rinascimento.

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