José Mourinho - ANSA
La sconfitta con il Milan è stata fatale per lo Special One. La Roma annuncia, infatti, che José Mourinho e i suoi collaboratori tecnici lasceranno il club con effetto immediato. La notizia arriva con una nota del club giallorosso sul proprio sito. «Ringraziamo José a nome di tutti noi all'AS Roma per la passione e per l'impegno profusi sin dal suo arrivo in giallorosso», hanno dichiarato Dan e Ryan Friedkin.
«Conserveremo per sempre grandi ricordi della sua gestione, ma riteniamo che, nel migliore interesse del club, sia necessario un cambiamento immediato - dicono ancora Dan e Ryan Friedkin nel comunicato di congedo dello Special One -. Auguriamo a José e ai suoi collaboratori il meglio per il futuro». Il tecnico portoghese, sessantesimo tecnico nella storia della Roma, aveva guidato i giallorossi alla conquista della Conference League a Tirana il 25 maggio del 2022 e alla finale di Europa League a Budapest nella scorsa stagione. La nota poi conclude: «Ulteriori aggiornamenti riguardo la nuova guida tecnica della prima squadra saranno comunicati a breve». Tra i principali candidati, secondo le indiscrezioni, ci sarebbe l'ex centrocampista e bandiera giallorossa, Daniele De Rossi.
Gli americani della Roma, il clan dei Friedkin, tornano, dunque, a fare gli americani e cacciano Josè Mourinho che all’ombra del Cupolone da eroico Special One si era trasformato nell’anonimo “Moufrigno”. Fatale è stata l’ultima sconfitta della sua Roma, brutta senz’anima. Ma il divorzio era nell’aria. Il povero Mou con il serbatoio carismatico in riserva da un pezzo ha mollato il colpo. Si è reso conto di allenare una squadra dove le due stelle più luminose, Lukaku e Dybala, passano più tempo in infermeria a leccarsi le ferite che in campo. E vogliamo parlare dell’ex jet azzurro Spinazzola. Vinse gli Europei immolandosi alla causa degli Oratoriani di Mancini, ma quell’ennesimo infortunio ne ha fatto un esterno part time pronto per l’esilio dorato in Arabia Saudita. Il sacco della Roma ora si completa con la cacciata di Mourinho che molti tifosi giallorossi rimpiangeranno, anche perché dicono nostalgici osservando i titoli di coda: «Con lui lo stadio Olimpico era sempre pieno».
Lo rimpiangeranno anche i laziali che negli ultimi 6 derby hanno esultato ben 4 volte con Mourinho seduto, sconfitto e basito sulla panchina romanista. Di tutte le rese in carriera di “mister zero tituli” questa è la peggiore. Sì perché lascia una squadra che miracolosamente era riuscito a portare per ben due volte in finali europee: la Conference vinta nel 2022 e l’Europa League persa nel 2023. Secondo noi al di là della piangina triste, in stile fado Amalia Rodriguez, che ha replicato settimanalmente nei due anni e mezzo al servizio dell’ex Magica, Mourinho il suo l’ha fatto. Forse è questa dirigenza più avvezza al baseball, alla Nba e alla Nfl, vedi football, ma americano, non ha fatto tutto il necessario per costruire una Roma competitiva e al passo con le grandi. L’unica cosa che i Friedkin hanno imparato in fretta, è che nel calcio paga sempre l’allenatore. E allora fuori Mourinho, che canta amaro “arrivederci Roma” e se ne torna nella sua Setùbal, in attesa di una nuova chiamata, magari anche araba, per tornare a fare il mago. Ci mancherà il suo teatrino settimanale, quelle battute di un repertorio un po’ da aggiornare, ma comunque ancora buone in un mondo in cui, come diceva illo tempore Michel Platini, nelle conferenze stampa a ripetere tutti i giorni le stesse frasi farebbe la figura del cretino pure Kant. Alla Roma adesso attendono il salvatore della patria. Il "core di Trigoria" chiama l’ex Capitan Futuro Daniele De Rossi, che come allenatore finora ha dimostrato di essere ancora all'ABC. Chiedete a quelli della Spal, in mano a un altro americano che qui da noi non sa più fare l’americano, il pluripatron Tacopina, più fortunato come avvocato personale di Donald Trump che come presidente di calcio: a Bologna e a Venezia ha fatto disastri, a Ferrara sta ultimando la caduta libera dalla Serie A ai dilettanti. Il sogno giallorosso è ora Antonio Conte, un Mourinho italiano, con minori capacità mediatiche e con recenti fallimenti alle spalle affini al portoghese, vedi l’esonero in comune del Tottenham. Forse sarebbe il caso di cambiare il giro e di ripartire da allenatori giovani freschi e motivati che hanno tutto da conquistare, come erano Mou e Conte, agli inizi della loro carriera, tanto tempo fa.