venerdì 15 marzo 2024
Il capoluogo abruzzese si è aggiudicato il titolo italiano 2026: segnale incoraggiante per una città che non può adagiarsi solo sulla sua ricca storia, ma deve e vuole proiettarsi nel futuro
Veduta notturna dell’Aquila, proclamata ieri Capitale italiana della Cultura 2026

Veduta notturna dell’Aquila, proclamata ieri Capitale italiana della Cultura 2026 - Npk Ansa / Comune dell’Aquila

COMMENTA E CONDIVIDI

Una vittoria attesa, arrivata persino con il parere unanime della giuria presieduta da Davide Maria Desario: L’Aquila, dunque, è la Capitale della cultura 2026. Il capoluogo abruzzese ottiene questo prestigioso riconoscimento presentando credenziali di tutto rispetto. Sorta dove un tempo correva il confine fra il territorio dei Vestini e dei Sabini e pertanto erede, fra gli altri centri, anche di quella Amiternum che diede i natali allo storico Sallustio, L’Aquila fu fondata a metà del XIII secolo sotto gli auspici imperiali, per l’iniziativa dei castelli dei dintorni che intendevano sottrarsi al controllo diretto dei feudatari normanno-svevi. L’impianto medievale del suo centro storico, più volte ricostruito, è ancora leggibile, come pure si può ammirare parte della cinta muraria, che abbraccia perle architettoniche ormai conosciute in tutto il mondo: dal forte spagnolo cinquecentesco, ora affiancato dal modernissimo e coloratissimo auditorium ideato da Renzo Piano, fino alla Fontana della Rivera, vero simbolo della città, meglio nota come “Fontana delle 99 cannelle”, con rimando al numero dei castelli fondatori. L’identità culturale non è scissa da una profonda eredità spirituale, che trova la sua più alta espressione nella magnifica Basilica di San Bernardino da Siena, dove riposano le spoglie del celebre predicatore francescano, e in quella di Santa Maria di Collemaggio, che ospita i resti mortali di papa Celestino V. Quest’ultima ha ricevuto negli ultimi anni le visite di due papi: Benedetto XVI, che fece dono a Celestino del suo pallium, e Papa Francesco, che ha aperto la Porta Santa di Collemaggio nel 2022, in occasione della 728ª Perdonanza, una sorta di giubileo ante litteram, intuizione generosa di Celestino, che ogni anno, fra il 28 e il 29 agosto spalanca le porte della misericordia a un numero sempre crescente di pellegrini. Pur essendo ancora bisognoso di cure, il centro storico è avviato alla definitiva rinascita e negli ultimi anni sta conoscendo un nuovo fermento. Alle tradizionali iniziative legate principalmente alla stagione teatrale del Teatro Stabile d’Abruzzo e a quelle concertistiche della Società Aquilana dei Concerti “Barattelli” e del Conservatorio “A. Casella”, si aggiunge ora il denso calendario estivo de “I Cantieri dell’Immaginario”, che, con la coordinazione del Tsa e del Comune, porta musica e teatro nelle vie e nelle piazze della città nei mesi di luglio e agosto, mentre nelle prime fresche serate di settembre anche le corti dei più prestigiosi palazzi storici si aprono alle note de “Il jazz italiano per le terre del sisma”. A partire dallo scorso anno, poi, a inaugurare l’estate aquilana è un nuovo evento di divulgazione storica, il “Festival delle Città del Medioevo”, ideato da Università e Comune, che dopo gli ottimi riscontri della prima edizione quest’anno propone come tema “La città e l’acqua”. Per quanto riguarda il patrimonio museale, invece, bisognerà citare almeno il Munda (Museo Nazionale d’Abruzzo), in prossimità delle 99 cannelle, che racconta l’identità artistica del territorio dall’età antica a quella contemporanea, quest’ultima ora ampiamente esplorata anche dal Maxxi L’Aquila, progetto culturale ed espositivo inaugurato nel giugno del 2021 e ospitato, nel cuore del centro storico, nel settecentesco Palazzo Ardinghelli. È un elenco inevitabilmente parziale dei tanti segnali incoraggianti per una città che certo non può adagiarsi solo sulla sua pur ricca storia, ma deve e vuole proiettarsi nel futuro. Questa consapevolezza è suggerita dallo slogan vincente, “Città Multiverso”, con cui si vogliono richiamare la complessità e allo stesso tempo le opportunità legate allo sviluppo del territorio. Cinque i pilastri della candidatura aquilana: multiculturalità, multidisciplinarietà, multitemporalità, multiproducibilità e multinaturalità. È evidente allora come un ruolo fondamentale sarà svolto anche da un’altra eccellenza del territorio, e cioè quella accademica e della ricerca scientifica, ben rappresentata dalla solidità dell’Ateneo, che ha recentemente visto due dipartimenti ottenere il riconoscimento ministeriale di eccellenza, e dal Gran Sasso Science Institute, una Scuola Universitaria Superiore internazionale che ha ottenuto il medesimo riconoscimento e svolge attività di alta formazione e ricerca scientifica in quattro aree distinte (fisica, matematica, informatica e scienze sociali), senza poi dimenticare i Laboratori nazionali di fisica nucleare del Gran Sasso. L’Aquila aspira a proporsi come modello di uno sviluppo che ruoti intorno alla cultura, sperando di fare da apripista per altre realtà interne che vivono sfide analoghe, come Rieti, che ha generosamente sostenuto la candidatura abruzzese. Un atteggiamento di apertura, quindi, che può anche trarre spunto dall’interessante esempio, certamente replicabile, di Agrigento, Capitale della cultura 2025, che includerà nel suo programma iniziative organizzate dagli altri finalisti della selezione dello scorso anno. C’è un intero territorio desideroso di lasciarsi alle spalle le sue ferite – senza mai dimenticarle, sarebbe impossibile – e spiccare il volo puntando con decisione sulla cultura anche come volano per l’economia, uscendo dai suoi angusti confini montani. Per raggiungere questi obiettivi e cogliere pienamente questa opportunità sarà indispensabile una gestione coraggiosa, lungimirante e soprattutto concreta, che parta, per citare l’esempio più evidente, dal necessario potenziamento dei collegamenti con gli aeroporti più vicini e con Roma. Il tempo a disposizione non è poi troppo, ma al capoluogo abruzzese ambizione, coraggio e quel pizzico di testardaggine spesso determinante per conseguire i risultati sperati non sono mai mancati, come pure l’entusiasmo di raccontare la sua peculiare identità: ora potrà farlo anche da questo prestigioso palcoscenico, sotto gli occhi attenti e curiosi dei visitatori italiani e internazionali.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: