Il marchio di Caino
Figlio “tradito”, ribelle, simbolo del male: Caino sembra ossessionare l’immaginario della canzone Usa. In Adam raised a Cain (“Adamo ha allevato un Caino”) – una delle più rabbiose e livide interpretazioni di Bruce Springsteen - l’episodio biblico diventa il fuoco attraverso il quale narrare il conflitto tra un padre e un figlio. “Nella Bibbia Caino uccide Abele/ e fu cacciato dal paradiso/ nasci in questa vita pagando per i peccati di qualcun altro/ papà ha lavorato tutta la vita e per cosa? Solo per dolore/ ora cammina in queste stanze vuote/ cercando qualcuno da maledire/ e tu erediti i peccati/ e tu erediti le fiamme”. Caino compare in Dirt in the ground, straziante lamento di Tom Waits, nel quale è richiamato anche Ezechiele 34,7: “Caino uccise Abele con una pietra/ il cielo si squarciò/ il tuono risuonò/ Potranno queste ossa asciutte rivivere lungo un fiume di carne?/ Chiedilo a un re o a uno straccione/ la risposta sarà sempre/ saremo tutti/ polvere nella terra”. E in un vertiginoso gioco di rimandi, Ezechiele torna anche in Black cowboys, ancora Springsteen: “Venne l’autunno e la pioggia allagò le case/ nella valle di Ezechiele dalle ossa inaridite cadde forte e scura sulla terra/ cadde senza un suono”.
Dylan e la “torre di vedetta”
La carrellata non poteva non comprendere da Bob Dylan. “Sarebbe troppo poco dire – ha scritto Alessandro Carrera - che Dylan legge la Bibbia, cita dalla Bibbia, si fa ispirare dalla Bibbia. Dylan è letteralmente attraversato dalla Bibbia, annega nella Bibbia e con la Bibbia risorge alla superficie. Non c'è quasi allusione oscura nelle sue canzoni che non sia riconducibile a un riferimento biblico". E allora, sul filo del lavoro esegetico compiuto da Carrera, prendiamo in esame un brano di Dylan, All along the watchtower. “C’è troppo confusione/ non riesco a trovare pace”, canta Dylan. Ma di una "città della confusione" e di una “torre di vedetta” c’è traccia in Isaia 24,10 e 21,5. Mentre dell'ora che si fa tarda e del dovere di stare in guardia parla Matteo 24, 42-43. Ancora nel testo di Dylan (come in quello biblico) fanno irruzione un “gatto selvaggio”, l'ululato del vento, l'avvicinarsi di due cavalieri, tutti segni della distruzione che si avvicina. Il riferimento è alla caduta di Babilonia. I rimandi alla Bibbia sono presenti anche in altre composizioni di Dylan. Si pensi ai celebri versi di Blowing in the wind nei quali è richiamata l'immagine della colomba (Genesi 8,2), o a quelli di Highway 61 reviseted nei quali il mancato sacrificio di Isacco (Genesi 22,3) si compie sotto la minaccia di essere “deportati” lungo la highway 61.
La corona di spine di Cash
Il cavallo bianco dell’Apocalisse di Giovanni irrompe nel brano The man comes around cantato da Johnny Cash: "Ho sentito il fragore del tuono/ una delle quattro fiere mi ha detto vieni a vedere/ e ho visto un cavallo bianco”. Il repertorio di Cash oscilla tra visione pacificate della fede (basti pensare a brani come It was Jesus o He turned water into wine nel quale è cantato il miracolo delle nozze di Cana), ad espressioni molto più sofferte e lancinate, nel quale è vissuta l’impossibilità della redenzione al male e l’incapacità di liberarsi “della bestia in me”. In Hurt – brano che Cash ha ripreso dal repertorio dei Nine Inch Nails – compare una corona di spine e un trono/altare della misericordia (ma The mercy seat - Esodo 25:17 - è ancora un brano che Cash ha “rubato” da Nick Cave): nel video che accompagna la canzone fanno capolinea "visioni" di Cristo, la corona di spine, un chiodo che si conficca – ripetutamente - nella carne. Cash è ripreso davanti a un banchetto (figura dell’ultima cena?), sparge un bicchiere di vino (figura del sangue di Cristo?). Il video si chiude con un’immagine che ha il sapore (e l’intenzione) di un congedo: Cash chiude il pianoforte sul quale ha battuto ossessivamente un’unica nota.
Un freddo e balbettante Hallelujah
Il canadese Leonard Cohen in Hallelujah combina il Salmo 51 con l’episodio di Sansone che “perde la sua straordinaria forza perché una donna, Dalida, gli recide la folta chioma: questo era infatti il suo segreto di nazireo, consacrato a Dio (Giud. 16, 4-31)” (Salvarani-Semellini). In Cohen il confine tra salmo, canto, preghiera si fa labile, la prossimità vertiginosa. Si deve a Jeff Buckley la più bella (e straziata) interpretazione del brano Hallelujah. Come ha notato Massimo Granieri “solo le prime due strofe cantate da Buckley in Hallelujah compaiono nel testo originario di Leonard Cohen. Cambia il finale nelle differenti esecuzioni del brano. In Jeff c’è un amore ferito, un alleluia al contrario, un vomito colleroso su una storia che non doveva finire”. “Forse c’è un Dio sopra di noi/ Ma tutto ciò che ho imparato dall’amore/ E’ come sparare a chi ti convince a essere sincero/ Non è un grido che senti di notte/ Non è qualcuno che ha visto la luce/ E’ un freddo e balbettante Alleluia”
Gesù, Woody Guthrie e i fuorilegge
Nel 1940 Woody Guthrie intitola una canzone a Gesù, Jesus Christ. Il cantante attinge ai Vangeli per fare del suo personale Messia un’incarnazione della lotta per la giustizia. Se consideriamo un altro brano, Jesse James, dedicato al leggendario fuorilegge, scopriamo tra le due figure cantate da Guthrie – Gesù Cristo e Jesse James – sorprendenti analogie. Come il primo «diceva al ricco di dare tutto al povero» così «il secondo toglieva ai ricchi per dare ai poveri». Il primo è tradito da Giuda Iscariota, il secondo da quel «vigliacco di Robert Ford». Nel fuorilegge – figura che non ha mai smesso di tormentare l’immaginario americano – riecheggiano dunque tratti cristologici, come conferma tutta una serie di outlaws, il cui tratto comune è l’atto di sacrificarsi.