sabato 22 giugno 2024
Hasso Hoffmann legge gli affreschi di Lorenzetti a Siena e si concentra sulla figura della Pace come fine a cui tende il potere contro la Libertà dell'individuo centrale dall'Illuminismo in poi
Particolare della Pace dal Buon governo di Lorenzetti in Palazzo Pubblico a Siena

Particolare della Pace dal Buon governo di Lorenzetti in Palazzo Pubblico a Siena - Archivio Avvenire

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Il Palazzo Pubblico di Siena, affacciato su Piazza del Campo, venne costruito tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento per iniziativa del Governo dei Nove, alla guida della Repubblica per circa settant’anni. Le opere d’arte ospitate nelle sue sale austere offrono una nitida testimonianza della prosperità di cui la cittadina toscana poté godere in quella fase. Ma non è sorprendente che siano stati soprattutto i celebri affreschi della Sala della Pace – nella quale si riuniva il consiglio dei Nove – ad attirare l’attenzione degli studiosi di politica. I dipinti di Ambrogio Lorenzetti, conosciuti con il titolo Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo, condensano infatti in modo nitido – pur con qualche elemento enigmatico – il nucleo dell’immaginario politico dell’età dei comuni. Uno accanto all’altro, gli affreschi, personificando una serie di concetti, rappresentano due paesaggi completamente differenti. Il Cattivo Governo è dominato dalla sinistra sagoma di una sorta di principe oscuro, attorniato da crudeltà, tradimento, inganno, oltre che dall’avarizia, dalla superbia e dalla vanagloria. Completano il panorama la rabbia, simbolo del tumulto urbano, e la discordia, che dissolve l’unità cittadina. Nell’affresco del Buon Governo, una posizione di primo piano è invece occupata dalla giustizia, i cui occhi guardano verso la sapienza e la giustizia. Speculari ai vizi che accompagnano la tirannide, si trovano qui le virtù pagane della temperanza, della magnanimità, della prudenza, della fortezza. Oltre alle virtù teologali della fede, della carità e della speranza. Alcuni storici del pensiero – come Nicolai Rubinstein, Quentin Skinner o Pierangelo Schiera – si sono interrogati sul significato da attribuire a ciascuna delle diverse figure e in particolare si sono chiesti se le sue matrici dottrinarie vadano rinvenute in Aristotele e Tommaso, in Cicerone e Seneca, o negli allora più recenti “tesori” letterari di Brunetto Latini, il maestro di Dante Alighieri. Il costituzionalista e filosofo della politica Hasso Hofmann ( 19342021), nella densa lezione proposta in Immagini della pace ovvero la giustizia dimenticata, propone invece una lettura in parte diversa. Il suo sguardo si concentra infatti sulla Pace, una delle figure ritratte proprio al centro dell’affresco e che doveva risultare particolarmente importante per i senesi, dal momento che la sala che ospitava i dipinti era intitolata proprio alla pace e che l’intero gruppo fu per secoli chiamato semplicemente “Pace e Guerra”.
L’aspetto singolare su cui Hofmann attira l’attenzione è che la pace non è una virtù di governo. La Pax indossa infatti un abito fine, quasi trasparente, il cui colore bianco si distingue da quello delle vesti di rappresentanza indossate dalle altre figure. A differenza delle virtù che le siedono accanto, la Pace sembra inoltre quasi sdraiata su un cuscino, a sua volta collocato sopra un’armatura, mentre i suoi piedi poggiano su uno scudo. Una simile raffigurazione, secondo Hofmann, vuole rendere la convinzione secondo cui la pace non è tanto una disposizione, quanto una conseguenza: più che essere una virtù, è dunque il fine cui deve tendere il Buon Governo. Il modo con cui raggiungere la pace è la concordia, resa nel dipinto dalla corda stretta dai ventiquattro cittadini appartenenti a tutti i ceti (sulla base della falsa etimologia che riconduce la concordia all’espressione cum corda). Uno strumento per garantire la concordia è peraltro anche la giustizia distributiva, che per Lorenzetti sembra comportare una componente punitiva. La concordia ha infatti sulle proprie ginocchia una gigantesca pialla, con la quale può appianare gli antagonismi e ridimensionare le ambizioni personali.
La complessa allegoria di Lorenzetti appare sotto questo profilo molto lontana dalla più celebre raffigurazione moderna del potere sovrano, che si ritrova sul frontespizio del Leviatano di Thomas Hobbes. Anche il panorama in questo caso appare quello di un regno del tutto pacifico, in cui la vita trascorre ordinata. Ma la pace non sembra più una conseguenza della concordia, né della giustizia. Ed è il modo in cui viene rappresentato il sovrano a chiarire la distanza. All’apparenza squamoso, il corpo del principe si rivela composto da una miriade di minuscoli individui, che diventano qualcosa di simile alle scaglie di un’armatura. Sono d’altronde gli individui stessi a dar forma al sovrano. Ma lo fanno in quanto individui. Come illustra la filosofia politica di Hobbes, essi ricevono dal Leviatano la sicurezza in cambio della loro libertà. « Nel caso di Lorenzetti – scrive Hofmann – sulla base di uguaglianza e giustizia, i cittadini avevano legato se stessi e allo stesso tempo il governo del Comune attraverso la corda della concordia, vincolando così il governo della città, che sorgeva da un’origine mitica, a principi morali ». Nel frontespizio del libro di Hobbes, come d’altronde nella sua concezione dell’ordine politico, la concordia e la giustizia scompaiono. O, meglio, la giustizia è solo quella garantita dalla spada del sovrano. Nei dipinti o nelle statue che, nei secoli successivi, daranno una raffigurazione della comunità bene ordinata, sarà invece la libertà, celebrata dai rivoluzionari, a diventare centrale. «Non sono più principi oggettivi di giustizia o altre virtù un tempo così splendidamente dipinte da Lorenzetti a fornire la misura filosofica per il diritto dello Stato». Sarà la libertà degli individui a essere concepita come il presupposto per conseguire la pace. La giustizia sarà intesa ormai solo come conformità alle leggi stabilite dallo Stato. Non comparirà più nel significato di virtù centrale della società. E, nell’epoca del trionfo dell’individualismo, non sarà più la base della concordia che Lorenzetti aveva celebrato nell’affresco del Palazzo Pubblico di Siena.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Hasso Hoffmann Immagini della pace ovvero la giustizia dimenticata Mimesis. Pagine 114. Euro 12,00

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