«Diventare madre ti obbliga a fare un cambio di vita totale. E’ un percorso molto importante che mi ha obbligato a trasformarmi, ti devi guardare allo specchio e mettere tanto in discussione. La tua vita un po’ finisce, ma ne inizia un’altra bellissima». Sono tante le ragioni per cui Giorgia, regina indiscussa della canzone italiana, a 51 anni ha deciso un cambio di rotta, musicale e umana. E lo dimostra il suo nuovo album Blu (Microphonica / Columbia Records / Sony Music) dove, fotografata nei panni di donna vitruviana in un cielo di stelle, Giorgia cerca il suo nuovo “centro di gravità permanente”. E così la sua Parole dette male, brano soft che a Sanremo si è piazzato sesto, è stata solo l’antipasto di questo nuovo percorso raffinato e non semplice verso suoni più contemporanei e internazionali. La nuova Giorgia si è affidata al produttore e Dj Big Fish e tra gli autori, oltre alla stessa Giorgia, a Elisa, Francesca Michielin, Mahmood, Dardust, Jake La Furia, Ghemon, Sissi, Jacopo Ettorre, Alberto Bianco e Francesco Roccati. Inoltre il “Blu Live – Teatri lirici” porterà l’artista nei più bei teatri d’opera italiani tra maggio e giugno, mentre in autunno toccherà i palasport. Il via il prossimo 2 maggio dal Teatro San Carlo di Napoli per attraversare poi tutta la penisola, toccando fra gli altri il Petruzzelli di Bari, il Ponchielli di Cremona, il Regio di Parma e il Teatro dell’Opera di Roma.
Confessi Giorgia, è stato suo figlio sedicenne a spingerla verso un suono più contemporaneo?
A casa ho un ragazzino che è discografico, critico musicale, sindacalista… Lo ascolto, certo, ma gli spiego anche la storia della canzone italiana e la mia. Ma quando canto i miei classici, per quella parte di concerto lui se ne sta in camerino e esce solo per ascoltare i miei brani più nuovi. Il suo giudizio mi è servito, attraverso di lui sono stata sollecitata ad ascoltare tante cose nuove. Alcune le abbiamo scoperte insieme e ciò ha un valore aggiunto. Mi ha sollecitato ad essere nel nostro tempo. Grazie a lui sono diventata amica di Lazza… Mio padre invece neanche era d’accordo che andassi a Sanremo…
Come ha vissuto il suo ritorno all’Ariston in gara dopo 22 anni?
Ero a Sanremo ma preoccupata dei gatti lasciati a casa. Organizzavo le attività di mio figlio a distanza, tutta colpa mia mania del controllo. La donna qualunque cosa faccia, ha una vita complicata. Infatti confido nella generazione nuova di maschi che hanno altri modelli.
Lei si è rimessa in gioco senza divismi…
Io non sono cambiata, sono fiera della mia semplicità. Ho visto mio papà passare dal successo al nulla. Per questo ho imparato a non prendermi mai troppo sul serio.
La sua scelta musicale fuori dai canoni ha spiazzato i suoi fans…
Oggi ho l'esigenza di soffermarmi sulle parole più che sulle note. Ho deciso di cantare meno, non mi interessa più dimostrare quello che so fare. Ho pensato di ritirarmi. Mi dicevo che forse quello che dovevo fare lo avevo fatto, non volevo insistere. Anche cantare mi sembrava difficile, non sapevo più quale fosse lo stile. Lo esprimo nel brano di cui ho scritto musica e testo, Se. Ho scritto molte canzoni, dai tempi di E poi, ma molti non mi considerano una cantautrice. Se è figlia della malinconia del lockdown e di quel senso di isolamento, disagio, angoscia nel periodo clou della pandemia da Covid.
Quindi come restare attuali in un panorama musicale stravolto dalle regole dello streaming?
Sono arrivata a un punto che mi sono detta: vorrei fare il disco che sento di fare. Ero sotto la pressione di questa nuova musica che si è creata in Italia, che ha degli spunti che mi appartengono. Io ho sempre ascoltato la black, l’R&B, il rap, e oggi mi sento a mio agio. Ma sentivo anche la pressione di quello che il pubblico si aspetta da me dopo 30 anni di carriera. L’artista, però, deve sempre un po’ prescindere da questo e cercare nuova ispirazione. Mi ha aiutato Big Fish che mi conosce da tanti anni: ora penso di essere fedele a me stessa prendendomi dei rischi, ma devo essere onesta verso di me e verso il pubblico. Mahmood mi doveva una canzone e ha scritto Normale, Elisa aveva delle cose nel cassetto e mi ha proposto Senza confine, la Michielin con Tornerai ha dato la spinta da cui è partito tutto.
E a chi si aspettava i virtuosismi della Giorgia di Di sole e d’azzurro?
Coi virtuosismi adesso basta: io mi sono pacificata. Quando hai 20 anni raggiungi certe nodella te, a questa età se devi cantare tutto un repertorio così per due ore e mezza è complicato. Dal vivo esco dai binari, ho questo istinto, ma sulle cose nuove sarò più interprete che cantante virtuosa. Le canzoni adesso le sento di più, con l’intensità che puoi dare col tuo vissuto. La trasformazione è tutto: però non è facile, la scrittura è cambiata, le melodie sono serrate, ci sono tante parole da dire in pochi secondi. Noi veniamo da uno stile di note molto larghe, occorre riadattarsi.
Mengoni al Festival ha dedicato la sua vittoria alle donne denunciando una certa discriminazione nella musica italiana.
Io non vedo questa discriminazione. La canzone più suonata dell’anno è stata quella di Annalisa, O forse sei tu di Elisa è stato un successo duraturo, Elodie con Due ha fatto il botto in radio. Ci sono donne notevoli con canzoni molto belle come Madame e Mara Sattei. Forse non siamo finite sul podio dell’Ariston perché noi donne non eravamo rassicuranti, il cliché della cantante nel nostro Paese si è evoluto. Dagli anni 90 ad ora la donna produce, scrive, canta, è diventata musicista a pieno titolo.
Il primo brano dell'album Blu, è Meccaniche celesti, con un aperto riferimento a Franco Battiato. Come mai?
Ho lavorato tanto, uscivamo dal Covid, ero in uno stato pietoso, dal punto di vista creativo ero nella confusione più totale. Stavo finendo di scrivere questa canzone quando è morto Battiato: l’ho completata quel giorno stesso citando le “meccaniche celesti” del suo Segnali di vita, brano che mi ha segnato. Non possiamo non domandarci se facciamo parte di qualcosa più. Ho sempre avuto fiducia nel genere umano, artefice di bellezza, solidarietà, arte, sviluppo tecnologico, ma ad un certo punto mi sono sentita vuota, disorientata, delusa. Penso che la colpa stia nell'incapacità di usare la parte spirituale di ciascuno di noi.
Il titolo del suo album Blu invita ad alzare gli occhi al cielo. Di che spiritualità si tratta?
Blu è il cielo di notte che sembra più oscuro, ma che ti fa maggiormente notare che c’è altro, qualcosa che non finisce, mentre noi esseri umani guardiamo verso il basso. Credo in uno sguardo verso l’alto che possa elevarti animo, qualcosa di spirituale non religioso. Anche l’atto del cantare ha a che fare col divino, consiglio a tutti di cantare, fa bene. La voce ci mette in contatto con la parte più pura di noi.