![Kimia Yousofi Kimia Yousofi](https://www.avvenire.it/c/2024/PublishingImages/ad4108d05dc742688d7a62e4b6a720d5/Immagine-2024-08-02T100308Z_401383351_UP1EK820PTMT6_RTRMADP_5_OLYMPICS-2024-ATHLETICS.jpg?width=1024)
Kimia Yousofi - Reuters/Alina Smutko
La foto sta facendo il giro del mondo: Kimia Yousofi, una dei sei atleti che competono a Parigi per l’Afghanistan, è arrivata ultima nei 100 metri. Ma ha potuto mostrare un messaggio importante, scritto dietro il suo pettorale: «Educazione» e «I nostri diritti». L’Afghanistan è tornato sotto il regime dei talebani nel 2021. La 28enne è venuta a Parigi anche per rappresentare i «sogni e le aspirazioni rubate» delle donne afgane.
Arrivata ultima, staccatissima con un modesto 13"42 nella sua batteria dei 100 metri, la velocista afghana Kimia Yousofi ha mostrato un messaggio in mondovisione: «Mi batto per le donne del mio Paese a cui è stata tolta la possibilità di decidere della propria vita». L'atleta ha denunciato lo stato dei diritti delle donne del suo Paese. Si è staccata il pettorale e ha mostrato le tre scritte a penna in inglese con tre colori, quelli dell'Afghanistan: una in nero con la parola "Education" ("Istruzione") poi una al centro in verde ("Sport"), infine una in rosso in basso con la frase "Our rights" ("I nostri diritti").