Il penitenziario "panopticon" di Santo Stefano - .
Sarà il “Campus d’Europa”. Un centro d’eccellenza per seminari, convegni, scuole estive (e non). Per approfondire - e rilanciare tra i giovani - la cultura euro-mediterranea. Paradossalmente, proprio nel luogo che per 170 anni ha avuto il triste compito di reprimere le intuizioni e le battaglie di chi voleva unificare l’Italia e poi l’Europa. Patrioti e resistenti. Dopo più di 50 anni di abbandono il carcere di Santo Stefano, isolotto di 27 ettari a un miglio dall’isola pontina di Ventotene, ha preso la rotta del recupero e del rilancio.
La veduta aerea del carcere borbonico ne evidenzia la struttura simile a quella del teatro San Carlo di Napoli - (foto Ansa)
Il penitenziario borbonico del 1795 è un esempio di architettura plasmata sull’idea del panopticon, la cui pianta a ferro di cavallo è sovrapponibile a quella del teatro San Carlo di Napoli. Due giorni fa si sono conclusi i puntellamenti per scongiurare i crolli. E si è appena conclusa la gara di appalto per importanti ristrutturazioni. Il panopticon – in greco “ciò che fa vedere tutto” – era, per il filosofo inglese Jeremy Bentham, il prototipo del carcere ideale. Le celle disposte come palchi teatrali erano tutte controllate a vista da una torretta centrale di guardia. L’idea illuminista era che i detenuti, sapendosi continuamente sotto controllo, erano costretti a comportarsi bene. E ciò avrebbe corretto il loro “carattere asociale”. Comunque un progresso notevole rispetto alle segrete sotterranee dove per secoli hanno agonizzato i condannati.
Una targa nel carcere di Santo Stefano - .
Nel suo secolo e mezzo di storia il penitenziario di Santo Stefano ha ospitato, tra briganti e “scartati” dalla società, tanti intellettuali e dissidenti. Durante il Risorgimento ci sono passati patrioti come Silvio Spaventa e Luigi Settembrini. A Santo Stefano arriverà anche il regicida Gaetano Bresci, l’anarchico venuto dall’America a vendicare gli 80 morti di Milano con l’omicidio di Umberto I. E Bresci qui morirà, ufficialmente suicida, più probabilmente dopo un pestaggio, come denunciò Sandro Pertini all’Assemblea costituente.
Ventotene vista dal cimitero degli ergastolani sull'isolotto di Santo Stefano. In primo piano la tomba di Gaetano Bresci - .
Sandro Pertini lo conosceva bene, il panopticon borbonico. Qui venne rinchiuso durante il Ventennio con altri antifascisti come Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro e Giuseppe Di Vittorio. Il settimo presidente della Repubblica verrà poi trasferito al confino a Ventotene, lì dove nel 1941 altri resistenti avrebbero gettato le basi per il federalismo europeo. È nell'isola dei confinati che Altiero Spinelli, con Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, scriverà infatti il documento che avrà il nome dell'isola dov'è nato: il Manifesto di Ventotene. A guerra finita il carcere di Santo Stefano sarà ancora un laboratorio di intuizioni progressiste, quando a dirigere il penitenziario, dal 1952 al 1960, arriverà Eugenio Perucatti, cattolico illuminato e convinto sostenitore della funzione riabilitativa del carcere, 25 anni prima della legge Gozzini. Con la chiusura nel 1965, comincia la stagione del degrado. Giunta probabilmente al termine.
Una delle due torri del carcere di Santo Stefano puntellata nei giorni scorsi nei lavori di messa in sicurezza - (foto Sabina Minutillo Turtur)
La speranza per un recupero di questo gioiello architettonico carico di storia arriva nel 2016 coi 70 milioni europei stanziati dal governo Renzi. Soldi che però solo ora stanno producendo azioni concrete, grazie all’impulso dato l’anno scorso dalla nomina di un coordinatore per il complicato lavoro di coordinamento tra ministeri, enti locali e autorità varie. In un contesto delicato qual è una riserva naturale e area marina protetta. Nel 2020 il ministro per la Cultura Dario Franceschini, governo Conte 2, nomina un commissario straordinario per il recupero dell’ex carcere, nella persona dell’ex eurodeputata Silvia Costa. Che sarà confermata anche nel 2021 da Franceschini, stavolta ministro nel governo Draghi. Lo stanziamento inizia a produrre frutti. Dopo l’eliporto, 300 mila euro sono stati appena spesi “in somma urgenza” per lavori di messa in sicurezza, puntellando i pilastri delle celle, le torri, la direzione.
L'isolotto di Santo Stefano col penitenziario borbonico visto da Ventotene - .
Nonostante le difficoltà legate alla pandemia, la commissaria Silvia Costa sta imprimendo un’accelerazione al processo di restauro e rilancio: «Sì, sono convinta che sarà il Campus d’Europa, una scuola di “alti pensieri”, per citare Perucatti – spiega la commissaria mentre esamina il cantiere nel panopticon –. Siamo riusciti a coinvolgere tutta la comunità di Ventotene, inizialmente scettica. Il consiglio comunale sostiene il processo all’unanimità. E con loro le associazioni e la società civile. Hanno capito l’importanza del rilancio. Anche per l’economia locale che deve “destagionalizzare” gli arrivi, per un turismo sostenibile oltre il flusso estivo di chi cerca il mare stupendo e l’archeologia della Villa Giulia di Augusto».
L'interno del carcere di Santo Stefano - .
Il prossimo passo è la gara, appena chiusa, per un appalto da 9,5 milioni: a ottobre partirà il consolidamento di carcere, ex-gendarmeria, torrioni. E la creazione di un approdo più ampio del molo che oggi permette l’attracco solo nei mesi estivi. Chi da sempre preferisce le stagioni di mezzo sono i piccoli uccelli migratori, che con sacrificio attraversano il mare tra Africa ed Europa per arrivare nelle isole pontine. Primo approdo d’Europa.