Veronica Yoko Plebani durante la sezione di corsa nella gara di triathlon PTS2 - Epa/Hassan Wamwayi
Nuotare, pedalare e correre: 750 metri di bracciate nella Senna, 20 chilometri di pedalate attorno al Grand Palais, 5 chilometri di corsa con le protesi per presentarsi sulla passerella del Ponte Alessandro Terzo. È un triathlon d’argento per Veronica Yoko Plebani, che migliora di una posizione la terza casella giapponese di tre anni fa. Gara posticipata di 24 ore, avversarie dure, percorso difficile, eppure la ventottenne di Palazzolo sull’Oglio può gioire, sebbene le occorrerà tempo per capire cosa abbia combinato. «Non lo sto capendo ancora, ve lo giuro. A Tokyo l’ho realizzato nel momento in cui l’ho fatto, adesso non ci posso credere di aver preso una medaglia così. Sono emozionatissima».
Una gara durissima durante la quale la ventottenne di Palazzolo sull’Oglio ha stupito sé stessa: «Sono stata solidissima in tutte le tre frazioni. Veramente incredibile. Assolutamente non pensavo di poterlo fare, ho dei problemi a credere in me, ma quest’anno ho imparato anche questo e in gara ci ho creduto tantissimo. E poi avere i miei amici, tutti, che hanno fatto il tifo tutto il tempo». Erano almeno una ottantina le persone giunte in Francia per seguirla: «È stata una doccia d’amore incredibile. Anche a Tokyo c’era un po’ di tifo, ma vedere le facce amiche è tutto, avevo veramente una folla incredibile. Mi ha motivato tantissimo». Ne ha avuto bisogno perché l’avvicinamento a Parigi non è stato affatto semplice: «Gli ultimi tre anni sono stati difficilissimi. L’anno scorso pensavo di smettere, ora sono qui a fare questa gara e ottenere questo risultato. Davvero non capisco più niente, avrò bisogno di tempo per riflettere». E adesso nel suo futuro si intravede un orizzonte nebuloso: «Potrà accadere di tutto. Sicuramente questa è stata la mia ultima gara di triathlon, quindi sono all’avventura, a cercare tutte le attività, cose da provare, esperienze nuove. Ho proprio voglia di vivere».
Una ragazza solare il cui messaggio è semplice: «L’amicizia è tutto. I miei amici sono stati incredibili negli ultimi anni. Mi hanno supportata tantissimo. Sono stati veramente anni duri, però all’inizio del 2024 mi sono convinta di potercela fare. Ho abbandonato ciò che non mi faceva star bene. È difficile trovare l’ambiente giusto, ma è vitale per crescere e per rifiorire». Per chi è abituata a calpestare le passerelle della moda, sfilare sul ponte Alessandro III per prendersi la medaglia è stata una passeggiata rilassante, ma le emozioni provate durante la cerimonia di premiazione sono state più forti rispetto a quelle avvertite nelle tre precedenti avventure.
Veronica Yoko Plebani d’altronde è un personaggio. Seguitissima sui social, atleta duttile e flessibile, ha rappresentato l’Italia nello snowboard a Sochi 2014, nella canoa sprint a Rio 2016 e nel triathlon in Giappone, ma ha anche gareggiato nel canottaggio ai Campionati europei del 2023 a Bled. Laureata in Scienze politiche parla fluentemente l’inglese e il tedesco e nel triathlon ha trovato la sua pace: «È stato amore a prima vista mentre ero a Rio. Ricordo di aver chiesto informazioni ad alcuni triatleti in mensa sulle distanze, le regole, come funzionava. Poi, quando sono tornata in Italia, ho iniziato subito a prepararmi per questa nuova esperienza». Tra le tre arti – il nuoto, il ciclismo e la corsa in carrozzina – la mediana è la più congeniale: «Se proprio devo scegliere, il ciclismo è la mia preferita. Mi sento bene in bici e mi diverto molto. Mi sento libera, con il fatto di poter fare lunghi giri e pedalare per chilometri. E posso farlo anche con gli amici e con i compagni di squadra».
Colpita da una meningite batterica, nel pieno dell’adolescenza, ha trovato il coraggio di parlare apertamente della sua menomazione sui social per promuovere un messaggio positivo. «Sono pessima quando si tratta di cura della pelle e trucco. All’inizio non ero così sicura di mostrare il mio nuovo corpo con tutte queste cicatrici, ma poi ho capito che poteva aiutare a rompere pregiudizi e stereotipi. Quando ho condiviso per la prima volta le mie foto in costume da bagno, sono rimasta scioccata da tutti i commenti. Con la body positivity, i social media stanno contribuendo a creare una società più sicura di sé». Nel 2020 ha scritto il libro Fiori affamati di vita, dove racconta la storia «di quando ero in ospedale e pensavo di dover essere come un fiore che deve imparare a ruggire. A un certo punto l’ho fatto. Non volevo scrivere un’autobiografia, quindi ho pensato che un romanzo sarebbe stato il genere migliore». Il suo secondo nome, Yoko, le è stato dato dalla madre, a cui piaceva la cultura buddista. «Significa solare e allegra e viene dato alle bambine giapponesi che nascono a marzo». Per la sua quarta Paralimpiade, ha scelto un titolo: «One more time with feeling, perché bisogna fare tutto ogni volta con un pizzico di emozione in più». Bronzo nel 2021, argento nel 2024, per l’oro potrebbe dover aspettare meno, in quanto Milano-Cortina 2026 potrebbe stimolarla a tornare all’inverno.