Il Joker Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) e la psicotica bugiarda Harley Queen (Lady Gaga)
Ci sono persone che hanno dormito la notte prima accanto al red carpet della Mostra del cinema di Venezia per non perdere l’occasione di un selfie con Joaquin Phoenix e Lady Gaga, tale era l’attesa per Joker. Folie a deux di Todd Phillips, seguito di quel Joker che ha riscritto le regole per parlare di eroi e controeroi dei fumetti al cinema e incassato un miliardo di dollari in tutto il mondo oltrechè il Leone d’Oro a Venezia e l’Oscar per il migliore attore protagonista a Joaquin Phoenix e quello per la colonna sonora. Anche ieri c'erano lo stesso regista e lo stesso attore per il film in concorso ufficiale al Lido (nelle sale dal 2 ottobre per Warner) che deve affrontare l’ardua sfida di superare il precedente che è ormai oggetto di culto, incentrato su uno dei più amati antagonisti dell’eroe Dc Batman, quel Joker che ha stampato in faccia un sorriso clownesco e di cui Phillips nella pellicola del 2019 raccontava con grande umanità le origini: Arthur Fleck uomo semplice e mite umiliato dalla vita, clown per feste e aspirante cabarettista, abusato da piccolo e succube della madre, si ribella agli ennesimi episodi di bullismo trasformandosi in violento e istrionico assassino e nel clownesco vendicatore dei soprusi delle masse oppresse di Gotham city.
Joker Folie a deux riparte da dove lo avevamo lasciato: Arthur Fleck (un sempre straordinario Joaquin Phoenix) è confinato dietro le sbarre dell'Arkham State Hospital pronto ormai ad affrontare il processo. La pop star è Harleen "Lee" Quinzel aka Harley Quinn, una carcerata fan di Arthur Fleck alias Joker, con il quale scatta la scintilla per una complicata love story. Il film segue appunto questo processo e l'amore tra queste due menti criminali che esprimono i loro sentimenti attraverso duetti musicali. Il titolo, Folie à Deux, deriva dagli psichiatri francesi Ernest-Charles Lasègue e Jean-Pierre Falret per descrivere il disturbo psicotico delirante condiviso, insorto tra due persone che hanno vissuto a lungo a contatto. E così Phillips decide di fare davvero una follia proponendo più che un sequel un nuovo film in cui sperimenta arditamente mescolando i generi: il legal thriller, il dramma carcerario e il musical. Se sia riuscito ad amalgamarli lo sceglierà il pubblico dato che chi ama i musical potrebbe adorarlo come chi non li ama potrebbe trovarlo insopportabile.
In effetti è tutto doppio in questa pellicola, a partire dal numero dei protagonisti, che tiene insieme due film: uno cupo sulla la terribile realtà che vive Arthur della vita quotidiana nel carcere in cui subisce come gli altri carcerati le angherie e le violenze dei poliziotti (un j’accuse evidente alla società americana), e l‘altro sfolgorante ambientato nella sua testa dove tramite la musica e la fantasia trova uno spiraglio di libertà immaginandosi (lui uomo di spettacolo fallito) uno spavaldo Joker a cantare soprattutto l’amore che sboccia improvviso. Certo vedere Joker che sussurra al telefono la versione inglese di Ne me quitte pas a Lady Gaga è straniante, ma un senso ce l’ha e il film compie una raffinata operazione di citazioni dei grandi musical come Spettacolo di varietà di Vincente Minnelli del 1953 oltre ai brani classici come Get Happy di Judy Garland, For Once in My Life di Stevie Wonder e That's Entertainment! di Fred Astaire, That's Life di Frank Sinatra. Perché in fondo la vita è uno spettacolo, ci dice nel film il regista che critica anche la spettacolarizzazione dei media.
Ma doppia è anche la personalità di Arthur, e la misteriosa Lee ama di più la maschera sfrontata di colui che usa la violenza per cambiare il mondo che il poveraccio deriso da tutti, e verso quello lo spinge. Quindi il processo si chiede: Arthur è un pazzo dalla doppia personalità che è diventato violento perché la società non lo ha mai curato o è davvero un crudele Joker capace di intendere e di volere che merita la pena di morte? Se lo chiede lo stesso protagonista in un processo di crescita personale e umana che lo porta gradualmente ad allontanarsi anche dai tanti che vogliono seguire le sue orme. Mentre il precedente Joker era stato anche accusato di essere nichilista, questo film chiarisce che la violenza non può essere mai una soluzione giustificata e commuove soprattutto in questa visione. Un terzo capitolo non si farà, ma è meglio così.