Il direttore generale della Fiorentina, Joe Barone - Ansa
Joe Barone si è spento. Il dg della Fiorentina è deceduto all’ospedale San Raffaele di Milano. La gravità delle sue condizioni è del resto emersa subito dopo il malore accusato nella giornata di domenica, poche ore prima dell’inizio del match tra Atalanta e Fiorentina. Immediato il ricovero all'ospedale, dove stamattina purtroppo è sopraggiunto il decesso. I funerali di Joe Barone verranno celebrati negli Stati Uniti mentre sabato una messa si terrà a Pozzallo, in provincia di Ragusa, dove il dg viola era nato il 20 marzo 1966. La camera ardente per l'ultimo saluto a Joe Barone, come fa sapere la Fiorentina sui suoi canali, sarà aperta domani dalle 9 alle 21 al Viola park, nel piazzale tra la Cappella di Santa Caterina ed il Padiglione eventi. Stasera è previsto l'arrivo da Milano, del feretro.
Joe Barone era tornato dall’America in Italia per vivere quello che aveva definito un “Rinascimento Viola”. Braccio destro del patron Rocco Commisso, il presidentissimo “calabroamericano” della Fiorentina. Joe era siciliano, di Pozzallo (Ragusa) dove era rimasto fino agli 8 anni prima di sbarcare nella Grande Mela, a Brooklyn. Con Avvenire lo avevamo conosciuto durante il lock down, infaticabile soccorritore dei fiorentini in difficoltà. Era quasi Pasqua anche allora.
«Abbiamo donato 5mila uova di cioccolato negli ospedali fiorentini – ci disse con orgoglio –. Rocco, il Presidente, ha spedito 10mila mascherine ai suoi compaesani di Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) e come Fiorentina, al momento abbiamo raccolto 872mila euro che serviranno per la ricerca sul vaccino e la lotta al Covid-19». Antidoti per allontanare lo spettro della pandemia che aveva fatto della Fiorentina la squadra più colpita della Serie A. Nove casi di positività al Coronavirus: 3 calciatori nella prima ondata, e altri 3 nella seconda dell’altro ieri, più tre collaboratori tecnici.
Ma Joe il temerario, non si scompose allora e fino all’ultimo respiro è rimasto un uomo positivo, convinto di lavorare nel migliore dei mondi possibili. «Il calcio italiano negli anni ’90 e agli inizi del nuovo millennio rappresentava un modello in tutto il mondo, ora dobbiamo recuperare il terreno e il tempo perduto». Ma il calcio in Italia è in mano alla politica gli facemmo notare e lui pronto ribatteva: «Il senatore e grande tifoso viola Matteo Renzi ha chiesto espressamente che Rocco Commisso venga messo nelle condizioni di realizzare il nuovo stadio di Firenze e Rocco è stato chiaro quando ha detto: “Io ho 70 anni, non posso aspettarne altri dieci per dare alla Fiorentina un impianto di proprietà”. Far partire dei cantieri adesso sarebbe un segnale di grande speranza nel futuro…».
Un grande futuro dietro le spalle, a rileggere quelle parole di un uomo sempre sul pezzo. «Noi come Fiorentina la nostra parte l’abbiamo già fatta con i 70 milioni di euro che sono serviti per il nuovo centro sportivo e il nostro gruppo (Mediacom) è pronto a investirne 250-300 milioni sul nuovo stadio. Questo, vorrebbe dire creare posti di lavoro e far crescere la comunità». Lo spirito di appartenenza di chi dal 6 giugno 2019, data di ingresso del gruppo Commisso alla Fiorentina, lavorava alacremente, senza risparmiarsi come si è visto purtroppo, per una Fiorentina grande protagonista in Italia e in Europa.
«Le nostre origini italiane e la magia di Firenze ha fatto sì che all’interesse commerciale – perché il calcio non dimentichiamoci mai, è un’industria – si coniugasse anche l’affare di cuore. Lo scorso agosto prima dell’amichevole con il Galatasarayho fatto il giro di campo mostrando ai nostri tifosi una maglia con un messaggio che viene dal cuore: «Non c’è vita senza voi». Il calcio è patrimonio di questo Paese e i tifosi rappresentano l’identità di una realtà che non è solo sportiva, ma sociale e culturale. In America l’evento allo stadio è uno spettacolo, un’evasione da vivere in famiglia così come si va al cinema o ad assistere a un concerto, non esiste il concetto di tifoseria come comunità simbolo della città e la fede calcistica che si tramanda di padre in figlio. Questi sono valori immensi, da coltivare e conservare».
Eppure il N.Y. Cosmos, club di proprietà di Commisso, negli anni ’70 sembrava la grande rivoluzione lanciata dal pianeta soccer. «Il soccer negli Usa è condizionato dagli altri sport, baseball, football e Nba spadroneggiano. Tempo fa, al mio idolo e nostro club manager Giancarlo Antognoni, ho fatto vedere un Cosmos-Fiorentina del 1983 quando lui segnò il gol della bandiera e la squadra di Chinaglia e Neskeens vinse 4-1. Altri tempi... Negli ultimi vent’anni negli Usa è stata fatta una politica che invece di incentivare il calcio lo ha indebolito. Rocco sta facendo molto per il soccer, ma le leghe sportive americane sono tutte private e quella degli Stati Uniti è l’unica federcalcio appartenente alla Fifa non meritocratica: non esistono promozioni e retrocessioni».
In quel calcio americano, il soccer, è tornato a giocare suo figlio il 25enne Giuseppe. Barone jr aveva militato nei Cosmos e poi a gennaio del 2020 aveva avuto la grande chance italiana, nel Perugia. “Serse Cosmi stava per farlo debuttare in serie B ma un un brutto infortunio al crociato lo ha fermato». Adesso Giuseppe è tornato a giocare nei Charlotte Indipendence da cui è dovuto scappare per correre al capezzale di papà Joe. Con lui c’erano i fratelli Pietro, Salvatore e Gabriella, tutti stretti intorno a mamma Justine che era arrivata a Milano assieme al nipotino, Giuseppe Tommaso. Ieri era la festa del papà per quei ragazzi, oggi sarebbe stato il 58° compleanno del nonno, Giuseppe detto Joe, il Barone viola che saluta per sempre e se ne va tra gli applausi di tutto il calcio italiano.
Ma anche quelli dell'arcivescovo di Firenze. «In questi anni ho avuto varie occasioni di incontro con Joe Barone - ha detto il cardinale Giuseppe Betori -, fra le ultime quella per l'inaugurazione del Viola park e per la consacrazione della cappella all'interno del centro sportivo. Ho potuto apprezzare la passione nel suo lavoro, la sua dedizione per la città, e la testimonianza del valore dell'amicizia e della funzione educativa dello sport». Il cardinale «addolorato», esprime la sua «vicinanza alla famiglia per la scomparsa di Joe Barone, che ho accompagnato con la preghiera in questi giorni di malattia, e ora affido al Signore. Con tutta la diocesi partecipo al dolore dell'Acf Fiorentina, del presidente Rocco Commisso, della dirigenza, e di tutta la squadra».