Marcell Jacobs esulta. record nazionale e qualificazione alle semifinali 100 metri - Ansa
Straordinario Marcel Jacobs: per la prima volta nella storia dell'atletica, un italiano riesce ad approdare alla finale dei 100 metri piani di un'Olimpiade. Un risultato mai riuscito nemmeno a campioni del calibro di Berruti e Mennea. Il ragazzo di Desenzano del Garda ha realizzato il terzo miglior tempo assoluto in batteria: 9'86 che è anche il nuovo record europeo. Nulla da fare invece per Filippo Tortu che con 10''16 non si è qualificato.
Erede cercasi disperatamente dunque. Il vento chiede alla pista un nuovo figlio, ma la culla al momento è vuota. In verità c’è un italiano scuro che alza un dito, timido ma nemmeno tanto: si chiama Marcell Lamont Jacobs.. L’accesso alla finale di oggi è il suo traguardo vero, mai successo nella storia ai nostri colori, di più sarebbe quasi illusione.
Cento metri per sapere, molti meno per capire: nella notte che conta più di tutte, l’Olimpiade si scopre improvvisamente più povera. Non c’è più il re a scagliare la freccia, il giullare con i razzi sotto i piedi, il giamaicano sbruffone e straordinario che per 13 anni ha dominato la velocità mondiale. Usain Bolt per l’atletica è stato il marziano che l’ha reinventata, l’ha impacchettata e se la è messa in tasca. E non è esagerato dire che i Giochi, e lo sport in generale, per ritrovare il fiato ora hanno bisogno di un altro simbolo, un personaggio che esalti e conforti, una nuova coperta di Linus.
L’hanno inseguito da Pechino a Londra, e poi fino a Rio, dal 2008 al 2016 nessuno è riuscito a prenderlo, ma anche dopo a battere i suoi tempi e i suoi ori, il record del mondo che ancora detiene sui 100 (9’’58) e 200 (19’’19), la sensazione che nulla sarà come prima. Bolt si è ritirato da tempo, a 34 anni ha scelto di fare il papà, di lasciare un’orma nella storia della velocità senza trascinarsi ancora per raccattare dollari in pista dei quali non ha bisogno. C’erano un milione di richieste per assistere alla finale dei 100 metri a Londra, nove anni fa. Ci sarà il vuoto oggi nello stadio Olimpico di Tokyo. Non è colpa dei suoi eredi potenziali, certo. Ma lo scenario determinato dalla pandemia fotografa abbastanza bene la realtà tecnica dello sprint attuale.
C’è un lampo però, ed è azzurro. Le batterie di ieri hanno definitivamente lanciato Marcell Jacobs, 26 anni di Desenzano del Garda, nato in Texas ma così italiano che l’inglese nemmeno lo parla. Poliziotto, figlio di un marine, oggi vuole portare l’Italia in cima al mondo nei cento metri. Suo nonno lo chiamava “motoretta” perché non stava mai fermo, sua madre Viviana lo ha avuto giovane, 19 anni, e alla stessa età Marcell ha avuto il primo figlio, Jeremy, mentre gli altri due Anthony e Megan vengono dal rapporto con Nicole Daza, 27 anni, originaria dell’Ecuador. Non sono sposati, ma lui aveva fatto una promessa: «Se arrivo in finale a Tokyo, la sposo».
Oggi saprà, intanto riflette. Ieri è stato un fulmine, filando alla velocità di 36,2 chilometri orari. Il muro dei 10 secondi non c’è più. Jacobs è il primo papà recordman dello sprint azzurro: 9’’94 ieri, un centesimo meno del primato italiano che aveva realizzato poche settimane fa a Savona. «Non me lo aspettavo perché sono partito bene ma non con le solite frequenze, e non si sembrava di andare fortissimo – commenta – . Nel finale mi sono anche rialzato. So di avere gli occhi e il tifo di tutta l’Italia addosso. Posso migliorare ancora ».