Simone Fontecchio, stella della Nazionale e giocatore Nba con gli Utah Jazz
Quando negli anni Ottanta il campionato di basket statunitense sbarcò anche sui nostri schermi l’acronimo “ Enbiei” diventò di colpo sinonimo di magia dell’altro mondo. «Mamma butta la pasta» tuonava in Tv col suo inconfondibile slang Dan Peterson preannunciando la fine di una partita. Ma noi eravamo già al campetto per cercare di imitare le acrobazie di quei supereroi che volavano andando a canestro. Il basket made in Usa divenne non solo il poster in cameretta, ma anche la canotta e i pantaloncini da sfoggiare, un vero fenomeno di moda e di costume. Quarant’anni fa però i parquet a stelle e strisce erano ancora quasi del tutto irraggiungibili. Ci giocavano per lo più i fenomeni statunitensi che apparivano davvero di un altro pianeta. È alla fine degli anni Ottanta dopo la sconfitta degli Usa e la vittoria dell’Urss alle Olimpiadi di Seul (1988) che dall’Europa cominciarono ad arrivare i migliori talenti del Vecchio Continente. Una tendenza che si è accentuata dagli anni Novanta e la distanza oceanica con gli States si è progressivamente ridotta. Oggi la Nba è un torneo globale e a tutte le latitudini il sogno di approdare negli States è un sogno possibile. Lo è anche per noi italiani che dal 2006 in poi possiamo vantarci di schierare almeno un nostro connazionale sui blasonati parquet statunitensi. L’ultimo arrivato è Simone Fontecchio, 26enne stella della Nazionale, che in estate ha firmato un contratto di due anni con gli Utah Jazz . Stanotte (ore 3) debutterà nella nuova stagione Nba (partita ieri) nella gara contro i Denver Nuggets. E dire che il primissimo straniero a debuttare nel campionato più celebre del mondo è stato nel lontano 1946 Hank Biasatti che era nato proprio nel nostro Paese ma cresciuto in Canada.
Il primo italiano su cui però la Nba puntò gli occhi non poteva che essere il grande Dino Meneghin: nel 1970 fu lui il primo connazionale scelto a un Draft Nba (la porta d’ingresso al torneo dei sogni). Era però ancora un altro basket: Meneghin venne selezionato come la 182ª scelta da parte degli Atlanta Hawks in tempi in cui si andava ben oltre la 200ª scelta in maniera anche simbolica su giocatori che poi non avrebbero mai varcato l’Oceano. E il gigante azzurro che era già un campionissimo affermato in Italia e in Europa forse non ci pensò neppure. Di fatto sia lui che sedici anni dopo il pivot della Virtus Bologna, Gus Binelli (anche lui 40ª scelta degli Hawks) sui parquet statunitensi non scesero mai in campo. Bisognerà attendere il 1995 per vedere i primi italiani con una canotta Nba: Stefano Rusconi, già selezionato nel 1990, con la maglia dei Phoenix Suns, e Vincenzo Esposito con i Toronto Raptors autore del primo canestro tricolore negli States. Breve parentesi per entrambi, ma sono stati loro i pionieri di una storia azzurra Oltreoceano che troverà nuova linfa negli anni Duemila. Andrea Bargnani nel 2006 fu addirittura il primo europeo a essere selezionato come prima scelta assoluta al Draft Nba. “Il Mago” in Usa ci rimarrà dieci anni, con alterne fortune - complici anche gli infortuni - passando dai Toronto Raptors ai New York Knicks e ai Brooklyn Nets. Nel 2007 i Golden State Warriors scelsero Marco Belinelli. Non erano in molti a scommettere su di lui e invece l’azzurro - oggi alla Virtus Bologna - ha giocato 13 anni in Nba, vincendo - primo e unico italiano anche il titolo nel 2014 con i San Antonio Spurs e la gara dei tre punti all’All Star Game.
Se pur per due stagioni soltanto, hanno figurato in Nba anche Luigi Datome (dal 2013 al 2015 con Pistons e Celtics) e Nicolò Melli (dal 2019 al 2021 con Pelicans e Mavericks), oggi entrambi all’Olimpia Milano. Il veterano per eccellenza è invece Danilo Gallinari approdato tra i giganti Usa addirittura nel 2008. A 34 anni il nostro fuoriclasse sarà ancora ai nastri di partenza con una franchigia di prima fascia come i Boston Celtics (finalisti l’anno scorso) ma deve fare i conti con il brutto infortunio che l’ha tenuto fuori anche dagli Europei. Chi invece in Nba ci ha giocato (coi campioni in carica dei Golden State Warriors) e spera presto di ritornarci è Nico Mannion - nato a Siena e con doppia cittadinanza - oggi giocatore sia della Virtus Bologna che della Nazionale. Ma la grande speranza del basket azzurro è Paolo Banchero. Il 19enne di Seattle nel nostro Paese non c’è mai stato. E tuttavia, naturalizzato italiano grazie ai bisnonni liguri, ha già espresso il desiderio di giocare con l’Italia già dall’anno prossimo. Prima scelta assoluta al Draft 2022, sono in tanti a pronosticare per lui una carriera da superstar. Questa notte (ore 1) debutterà con i suoi Orlando Magic a Detroit. «Ho realizzato un sogno - dice Fontecchio - voglio dimostrare rimanere qui a lungo». E come lui sperano un giorno di farlo anche Gabriele Procida (Alba Berlino) e Matteo Spagnolo (Aquila Trento) già selezionati al Draft di quest’anno. Passerà anche dalle loro mani il futuro prossimo degli italiani nel campionato più bello del mondo.