L'aereo della vergogna è pronto, l'Italia campione del mondo di Marcello Lippi lascia Sudafrica 2010 e torna a casa carica di disonore sportivo: sconfitta 3-2 dalla Slovacchia nello stadio glorioso di Invictus, l'Ellis Park di Johannesburg, dopo avere malinconicamente pareggiato le due gare iniziali con Paraguay e Nuova Zelanda. Fuori dopo il girone eliminatorio, ultima di un gruppo certo tra i meno impegnativi del mondiale, in virtù di un 3-2 firmato per gli avversari da una doppietta di Vittek, centravanti della sconosciuta formazione turca dell'Ankara Gucu, e da una rete della riserva Kopunek su assist da fallo laterale.Mai davvero in partita, nonostante le reti della rincorsa nel secondo tempo di Di Natale e Quagliarella, la nazionale ha regalato una delle pagine più brutte della storia del calcio azzurro. E proprio la rincorsa è la metafora in chiave italiana di questo mondiale: nel cuore, a un passato luminoso e non replicabile a breve. Nel gioco, in punteggi che hanno sempre visto in vantaggio gli avversari, bravi a sfruttare la modestia attuale della squadra fu campione del mondo.A Città del Capo e Nelspruit la rimonta era riuscita, a Johannesburg no. Anche perchè Lippi, nella serata risultata poi dell'addio suo e del capitano Cannavaro, ha clamorosamente sbagliato formazione: lui che è sempre stato bravissimo a tirare fuori il massimo dal materiale umano a disposizione. Ha per l'ennesima volta cambiato gli undici e lo schema rispetto a quella precedente. Ne è scaturito un primo tempo tragicomico, una situazione migliorata solo un pò nella ripresa con l'innesto di Pirlo e soprattutto Quagliarella: l'attaccante meno utilizzato finora, sicuramente il più in forma e probabilmente il migliore in assoluto anche per qualità delle giocate. Non è bastato: scattano, forse tardivamente i processi (già contro i rugbysti mancati della Nuova Zelanda era apparso evidente che non c'era motivo di sperare troppo), ma stasera è soprattutto il momento dell'amarezza per l'uscita di scena da una manifestazione che poteva essere affrontata diversamente ma conferma sostanzialmente una cosa: il calcio italiano ha toccato un punto davvero basso della sua parabola.Scoccata l'ora della verità Lippi si era affidato in avvio a Rino Gattuso, uno che della sincerità in campo e fuori ha fatto il suo vessillo. E per curare il mal di gol, un inconsueto tridente: Pepe, Iaquinta-Di Natale, di vaga estrazione udinese ma sicuramente più promettente di quelli con in campo Gilardino(in nazionale non segna dall'autunno 2009, in assoluto dal 28 marzo 2010). In realtà però in campo Pepe assumeva una posizione arretrata e davanti restavano solo Iaquinta e Di Natale. Si copriva, Lippi: evidentemente sentiva che gli avversari erano pericolosi oltre le previsioni. E purtroppo per gli azzurri, il ct aveva ragione: perchè il pressing slovacco sui portatori di palla metteva sempre in ambasce gli azzurri,: così dopo un fuoco di paglia durato un paio di tiri di Di Natale e Iaquinta fuori non di molto, il primo campanello d'allerme per Marchetti suonava al 6' con un clamoroso errore di Hamsik (smarcato di testa da Vittek) dal dischetto del rigore. Sempre in anticipo sul pallone, gli slovacchi di Weiss inducevano Lippi a modificare continuamente schema e posizioni: a centrocampo, ad esempio, Gattuso passava a destra e Pepe a sinistra. Inutile, perchè poi puntuale come sempre in questo mondiale arrivava l'ingenuità che portava gli avversari in vantaggio: al 25' De Rossi disimpegnava male su Montolivo (peraltro tutt'altro che tonico), Kucka interveniva e toccava in profondità per Vittek che di destro incrociava e metteva in rete.La disfatta si configurava e gli azzurri sembravano un pugile suonato al centro del ring: con la Slovacchia che menava senza però trovare il colpo del ko. Ma il tiro di Strba da lontano al 35' con Marchetti bravo a deviare in angolo e la botta di Kucka al volo al 46' (palla fuori di pochissimo) in prospettiva italiana non erano certo un bel vedere. Come la derapata che al 47' costringeva Montolivo, servito in buona posizione da Di Natale, a calciare in maniera grottescamente inoffensiva. Nella ripresa Lippi inseriva Maggio e Quagliarella al posto di Criscito e Gattuso. Di Natale scialava in avanti con le poche occasioni che gli capitavano, Iaquinta falliva di testa da pochi passi: e così il ct puntava forte su Pirlo che rientrava dall'infortunio al polpaccio. Quagliarella regalava l'illusione del pareggio su un cross di Pepe deviato corto dal portiere (sul tiro del napoletano Skrtel salavava sulla linea) , ma Vittek gelava le speranze italiane al 28 anticipando l'inguardabile Chiellini su cross di Hamsik e realizzando il 2-0. La reazione italiana era tutta di nervi: Quagliarella indovinava al 35' lo scambio con Iaquinta e tirava dal dischetto del rigore, il portiere respingeva male e Di Natale finalmente realizzava a porta vuota. Ma grazie a un assist su fallo laterale (roba che non si vede più neanche all'oratorio) Kopunek infilava ancora la porta di Marchetti. Discorso qualificazione chiuso, nonostante il gol del 3-2 su delizioso cucchiaio di Quagliarella al 47': una prodezza che serviva più ad alimentare i rimpianti che le illusioni.