martedì 20 agosto 2019
Da Nesta a Materazzi, da Grosso a Gilardino in molti tentano la via dei mister, spesso sedendo su panchine esotiche o di provincia, con risultati altalenanti. Ancora in campo solo Buffon e De Rossi
Fabio Cannavaro alza la coppa del Mondo a Berlino nel 2006 (Ansa)

Fabio Cannavaro alza la coppa del Mondo a Berlino nel 2006 (Ansa)

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Con tutta la buona volontà, le conifere dei due parchi comunali di Frosinone non sono proprio paragonabili alle palme di quel lungomare di Miami Beach che Alessandro Nesta per due anni ha percorso tutti i giorni per raggiungere il 'Riccardo Silva Stadium' e allenare il Miami Football Club, con risultati lusinghieri: 7° posto della North American Soccer League al primo anno e addirittura 1° posto in quello successivo, nella regular season, ed eliminazione solo nella semifinale dei play off, per mano dei Cosmos.

Alberi a parte, Nesta cerca invece similitudini calcistiche tra l’avventura in Florida e quella appena iniziata alla guida del Frosinone, retrocesso in B ma subito ripensato dal patron Maurizio Stirpe per riprendersi la A. Nel mezzo, infatti, l’ex difensore di Lazio e Milan ha messo due stagioni non proprio esaltanti come tecnico del Perugia (la prima da subentrato, con gli umbri già ai play off ).

Nesta, insomma, riparte dalla Ciociaria anche per invertire la rotta del destino di gran parte degli eroi del Mondiale 2006. Alcuni dei componenti di quella fantastica squadra, una volta appesi gli scarpini al classico chiodo, hanno infatti indossato la tuta da mister, ma con risultati soddisfacenti solo per "Ringhio" Gattuso (capace di lasciare la sua impronta oltre che al Milan anche in situazioni difficili come Creta e Pisa).

Risultati altalenanti per Fabio Cannavaro in Cina, dove ha preso anche il timone di Marcello Lippi alla guida di quella Nazionale, salvo lasciarlo neanche due mesi dopo. Così come luci e ombre presentano fin qui i risultati da allenatore di Filippo Inzaghi: "sbattuto" in prima squadra dal Milan, dopo aver fatto bene con Allievi e Primavera, si è preso le sue belle soddisfazioni a Venezia, ma poi ha fallito a Bologna; ora Pippo riparte anche lui dalla B e dal Benevento.

Trend fin qui negativo invece per Fabio Grosso, immagine sempre viva dell’ultimo, decisivo rigore in quei Mondiali di Germania: a Bari eliminazione al primo turno dei play-off di B; nella stagione appena conclusa, esonerato a Verona con gli scaligeri portati poi in serie A da Alfredo Aglietti. Poca fortuna anche per Massimo Oddo, reduce dagli esoneri di Pescara e Udine e dalle dimissioni di Crotone e ora chiamato proprio a sostituire Nesta sulla panca del Perugia.

Da due stagioni è invece fermo Marco Materazzi, passato alla storia anche per la "capocciata" ricevuta da Zidane: deciso a seguire le orme di papà Giuseppe, Marco Materazzi ha iniziato ad allenare in India, nel Chennaiyin, vincendo il campionato nel 2015/2016, ma arrivando penultimo in quello successivo, con tanto di esonero. Anche in questo caso, torna in ballo Alessandro Nesta che nella prima stagione di Materazzi giocatore/allenatore in India, provò anche lui la strada di quel campionato indiano, giocando però solo tre partite.

Riparte dagli abruzzesi della Vastese, in serie D, Marco Amelia, terzo portiere nella spedizione tedesca e già allenatore della Lupa Roma, sempre nei dilettanti. Una discreta carriera da allenatore, specializzato nelle giovanili, è quella che sta seguendo Simone Barone, ora al Sassuolo, dopo aver portato l’under 16 della Juventus alla finale nazionale, persa con l’Inter. È invece all’esordio da allenatore Alberto Gilardino, che ha firmato per la gloriosa Pro Vercelli, ora però scivolata in C, mentre ambisce a trovare una squadra Mauro German Camoranesi: al suo attivo da allenatore ha un campionato argentino e una serie B messicana con risultati non esaltanti, tanto che ora è tornato in Italia per il super corso di Coverciano. E alla carriera da allenatore sta pensando Andrea Barzagli, colonna della Juve.

Carriera che potrebbe intraprendere, dopo quella da dirigente, anche Luca Toni, abilitato fino alla C ma ora opinionista in tv; e carriera alla quale invece non pensa Francesco Totti, un altro degli eroi tristi di quel mondiale 2006. Ad allenare hanno provato anche Angelo Peruzzi – ora club manager della Lazio – come vice di Ferrara nell’Under 21 e poi sempre con l’amico Ciro secondo alla Sampdoria. Così come "mister" è stato chiamato per alcune stagioni Gianluca Zambrotta, ma con declinazioni linguistiche svizzere, poi dell’India e perfino cinesi, come assistente di Capello; ora Zambrotta è consigliere federale della Figc, scelto dall’associazione calciatori. Una strada, quest’ultima, presa anche da Simone Perrotta, un altro "straniero" di quella Nazionale (è nato infatti in Inghilterra), oggi vice presidente del settore giovanile scolastico.

Di quel gruppo, solo due atleti sono ancora in attività. E che atleti: Gigi Buffon e Daniele De Rossi, il primo tornato alla Juve dopo la parentesi parigina così così; il secondo finito in Argentina, al Boca, dopo tanti anni in giallorosso. Il "Pinturicchio" Alex Del Piero, tra una pubblicità e una nuotata nella sua villa americana, fa invece il commentatore tv, mentre Andrea Pirlo sta seriamente pensando di ritornare in grande stile nel mondo del calcio (tecnico o dirigente?) e intanto ha già la qualifica Uefa da allenatore. E abbastanza note sono le disavventure extracalcistiche di Vincenzo Iaquinta, che comunque inizia a vedere la fine del tunnel (tre settimane fa i giudici lo hanno riconosciuto estraneo rispetto all’accusa di associazione mafiosa).

All’appello manca Cristian Zaccardo, volutamente lasciato per ultimo, non solo per ordine alfabetico, perché qui siamo alla poesia che riconduce proprio alla finale di quel mondiale 2006: il 9 luglio scorso, a 13 anni esatti da quella partita contro la Francia, Zaccardo si è ritirato dal calcio giocato, annunciandolo così sui social: «Come tutte le belle Storie anche per me è giunto il momento di scrivere la parola fine a questa inimmaginabile avventura anche se, da amante del calcio, preferisco definirlo un cambio capitolo più che una vera fine! Una cosa è certa, la passione, la voglia di far bene, la voglia di crescere saranno esattamente le stesse con cui ho vissuto questi indimenticabili anni sul campo da gioco». Un po’ come, pur tra alterne fortune, è successo e continua a succedere a tutti gli eroi di quel Mondiale 2006.

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