L‘attore comico Gabriele Cirilli, dal 6 novembre a teatro con “Nun te regg più” - -
«Forse è solo in momenti eccezionali che ci rendiamo conto dei nostri anni, mentre per la maggior parte del tempo siamo dei senza età», sosteneva Milan Kundera. E questo è anche l’intro dello spettacolo Nun te regg più dell’attore comico Gabriele Cirilli (mattatore domani sera a Tale e quale Show, su Rai1) che debutterà il 6 novembre al Teatro Manzoni di Busto Arsizio. Quattro giorni dopo il 2 novembre. Una data indelebile nella sua memoria di eterno allievo del suo unico grande maestro, Gigi Proietti. Il 2 novembre 2020, lo stesso giorno in cui era nato 80 anni prima a Roma, Proietti è volato via per sempre. E con l’addio al grande mattatore è come se si fosse chiusa per sempre la porta del suo Laboratorio di esercitazioni sceniche, nato nel 1979, rimasto attivo fino al ’93, dal quale sono usciti tanti talenti come Gabriele Cirilli. Anno accademico 1988-‘89 con il ragazzo classe 1967, arrivato da Sulmona, c’erano i compagni di corso Flavio Insinna, Chiara Noschese, Enrico Brignano, Nadia Rinaldi…
Un’annata eccezionale, forse l’ultima, e con imprimatur proiettiano si veniva proiettati direttamente nel cinema, specie quello degli amici fraterni di Gigi.
Infatti un altro “Gigi”, il regista Luigi Magni, mi vide al Laboratorio e mi invitò sul set del suo film: girava In nome del popolo sovrano. Lo raggiunsi a Villa Borghese e lì seduto al suo fianco durante una pausa c’era Alberto Sordi che vedendo questo ragazzotto sconosciuto e anche un po’ impacciato, preso per fare il garibaldino, si alzò dalla sedia e mi salutò con una stretta di mano forte, e mi fissò con quei due fanali azzurri di occhi che non dimenticherò mai.
Non avrà certo dimenticato il suo primo giorno al Laboratorio di Proietti...
E come potrei. Prima di entrare si faceva il provino e tutti a dire, «sì tanto “Giggi” mica ce viene ai provini». Invece, all’improvviso vedemmo spuntare questo sacramento, questo capoccione di intelligenza e di capelli al vento. Camminava austero per l’aula con la giacca sulla spalla, lento, indolente. A un certo punto si siede in commissione, dove c’era anche Valter Lupo, il mio regista di Nun te regg più , e ascolta il mio pezzo: un Gastone di Petrolini in salsa abruzzese. Per l’occasione avevo portato con me tre elementi: pianoforte, contrabbasso e violino. Il contrabbasso addirittura lo caricammo sulla Fiat 500 di mia madre per tutta la tratta Sulmona-Roma. Proietti ascolta, all’inizio quasi assente, poi a un certo punto lo vedo ringalluzzito, dritto, curioso. Finisco e mi fa: «Vabbe’, vatte a toglie er pizzetto però». Corro in camerino, mi faccio prestare una lametta, me lo taglio e torno per farmi rivedere da Gigi. Ma lui mi congeda con un altro «vabbe’, grazie». Pensavo fosse una bocciatura. Dopo una settimana invece ero tra i 23 ammessi su 2mila aspiranti e 500 provinati… Era l’inizio di una favola.
La favola del “miglior allievo” del Laboratorio...
Questo non l’ho detto io… - sorride -. Marco Giallini mi contatta sui social e vedendo che non reagivo mi scrive: «Aho so Giallini, perché non me dai l’amicizia?» Glie la do e mi manda un vocale che conservo ancora in cui dice: «Gabriè, io ho fatto l’ultimo film con Proietti e al tramonto seduti sulle sedie dei registi Gigi mi ha detto testuale che tu sei stato l’allievo più bravo che c’ha avuto. Niente, te lo volevo fa sapè». A me quelle parole mi hanno riportato indietro nel tempo, a quel giorno che Gigi mi cercava disperatamente al telefono a casa della mia fidanzata, poi diventata mia moglie, Maria, e non trovandomi a Roma chiamò a casa dei miei a Sulmona perché voleva che all’indomani partissi con lui in turnèe per fargli da spalla. Mi ricordo di quando mi ascoltava cantare e mi diceva: «Gabriè, ma perché non studi lirica?». E poi quella sera che dopo lo spettacolo mio padre, che mi aveva cresciuto con il mito del posto fisso e pensava che fossi matto ad aver scelto questo mestiere, entra in camerino per salutarlo e Gigi tenero, sapendo che papà stava già male lo rassicura: «Sor Mario, lo lasci volare a sto ragazzo, che ce la farà…».
Proietti lo vedeva protagonista del “teatro-canzone”, che è quello che sta portando avanti. Ma del Cirilli comico televisivo cosa ne pensava?
Una sera mi chiama al telefono: «Pronto, ti devo dire questa cosa, stavo guardando la tv e a un certo punto vedo Orietta Berti… poi l’ascolto e la osservo meglio e dico, ma quello è Gabriele». Da quel giorno si è innamorato di Tale e quale show, la trovava una trasmissione geniale, tant’è che lo feci incontrare con Carlo Conti e dopo un pranzo a tre venne chiamato in giuria . Dopo le mie imitazioni una sera il giudizio di Gigi fu: «Cirilli è la maschera per eccellenza». Be’, sentirlo dire dal mio Maestro mi fece piangere… In quel giudizio c’erano non solo anni di studio e di lavoro assieme, ma un affetto particolare, paterno.
Anche Vincenzo Cerami fu molto affettuoso con il giovane Cirilli.
Guarda caso anche Cerami è nato il 2 novembre 1940. Ho avuto l’onore di lavorare con lui e Nicola Piovani l’anno dell’Oscar di Benigni per La vita è bella. Cerami vide una videocassetta del mio spettacolo teatrale Kadafatò e si innamorò del personaggio del coatto. Sua figlia Ahiscia voleva recitare nel mio nuovo lavoro teatrale e Cerami si propose di aiutarmi a scriverlo. Così nacque Che bella serenata. Andavo tutti i pomeriggi a casa sua in zona Prati ed è stato come tornare all’università: Vincenzo mi raccontava dei suoi libri, di Pasolini (di cui aveva sposato la nipote, Graziella Chiarcossi) di Benigni... Cerami mi ha regalato i segreti del mestiere, mi ha insegnato l’importanza della metonimia e soprattutto mi ripeteva: «Mi raccomando Gabriè, devi fare il tormentone, il tormentone funziona sempre».
«Chi è Tatiana?» è il tormentone che conferma la tesi di Cerami. Così come il riconoscimento del suo talento arrivò anche da un altro maestro del teatro, Pietro Garinei.
Nel 2001 feci 1.300 persone a sera, per due settimane, al Teatro Olimpico. A fine spettacolo inaspettato si presenta Pietro Garinei, entra e con il suo vocione inconfondibile – lo imita ridendo – mi fa: «Cirilli, lei è stato molto bravo, ci sentiamo presto. Mi piacerebbe che venisse al Sistina». E così fu. Portai la seconda versione dello spettacolo, Garinei mi consigliò di cambiare qualcosa e mi fece la supervisione. Inventai una canzone, Voglio tornà bambino, una frase ricorrente dopo la nascita di mio figlio Matteo, pronunciata nella disperazione delle notti insonni, pannolini, allattamenti di mia moglie e la fatica del risveglio per lavorare... Un urlo vero, che mia moglie disse: «Ma fallo diventare uno slogan no», e così ho fatto, un altro tormentone che funziona ancora.
Mattia, 22 anni dopo scrive assieme a papà Gabriele.
Mattia si sta laureando in Lettere indirizzo Spettacolo e Comunicazione, gli piacerebbe fare lo sceneggiatore e per ora mi dà una mano: ha scritto alcuni testi di Nun te regg più. Uno spettacolo in cui mi sfogo come nella canzone di Rino Gaetano. Racconto l’esasperazione diffusa del 50enne. Me la prendo con i call center, non li reggo più, ti svegliano alle sette di mattina e ti chiedono: vuoi laurearti? Ma chiamami alle 12 che scegliamo la facoltà insieme. Non reggo più la tecnologia che si è presa le nostre vite, ha distrutto le relazioni umane. E poi la guerra, ma come possiamo far fare la pace a israeliani e palestinesi quando le riunioni di condominio sono delle guerre mondiali. Non reggo più la chirurgia estetica: ste’ donne tutte uguali con i pomelli al posto degli zigomi e le labbra a canotto. E gli chef, che stanno sempre in tv, ma chi cucina ai ristoranti loro, dove ci vuole un mutuo solo per sedersi a tavola?
Battute e pezzi teatrali che magari nascono nella sua scuola, in Abruzzo.
Qualcosa sì. L’ho chiamata la “Factory di Cirilli” e sta a San Salvo (Chieti). E’ una scuola di formazione professionale e di fatto ho copiato il Laboratorio di Proietti mettendoci dentro l’aspetto terapeutico. Nel mio biennio si sono presentati casi disperati, ragazzi che secondo il nostro psicologo avevano smarrito la bussola nelle loro vite, eppure siamo riusciti a portarli tutti in scena come vedrete nello spettacolo Duepuntozero (la registrazione prossimamente sulla Nove). Ai miei allievi dico sempre: anche se da grandi non avrete la fortuna di fare il mestiere dell’attore, comunque questa esperienza, qualsiasi professione deciderete di intraprendere, vi servirà.
E Cirilli che vuol fare da grande?
Voglio continuare così, a fare il bravo attore come mi ha insegnato Gigi e la brava persona, che è il titolo che mi gratifica di più quando me lo riconoscono. Magari, se arriva un ruolo da protagonista al cinema. Mi piacerebbe presentare un programma in tv, magari al posto di quelli che fanno fatica a prendere il 2% di share in prima serata, ma dicono che per quello serve la raccomandazione politica... E io da grande vorrei continuare ad essere cercato semplicemente perché dicano: oh, ma lo sai che Cirilli funziona!