giovedì 25 febbraio 2010
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«Ma non doveva essere il Festival dei giovani? Allora com’è che il televoto è vietato ai minorenni?». La contraddizione è stata notata da Gianni Ippoliti che ieri sera a Striscia la notizia ha ricordato che al momento del televoto, insieme al codice del cantate da votare, ai numeri da chiamare da fisso o via sms (una curiosità, il numero 48444 usato dalla Rai a breve sarà sostituito) al costo di 0,75 centesimi di euro al minuto, appariva una scritta piccola piccola: «Vietato ai minori di 18 anni».Bella follia: il televoto viene usato dai programmi (dichiaratamente) per avvicinare i teenagers ma per legge i minorenni non possono televotare. Lo stabilisce il decreto del Ministero delle Comunicazioni 2.03.2006, n. 145, avente ad oggetto «Regolamento recante la disciplina dei servizi a sovrapprezzo». Ma allora i giovanissimi che hanno votato gli idoli dei talent show Valerio Scanu e Marco Mengoni, rispettivamente primo e terzo classificati a Sanremo, sono tutti fuorilegge?«Se è vero che il Festival di Sanremo, ed altri programmi come X Factor e Amici, si rivolgono ai giovani che fanno, li invitano a fare una cosa vietata?». Beh, forse la regola esiste per evitare che i giovani spendano troppo. «Bene, ma allora chi controlla che siano maggiorenni quelli che televotano? Però, francamente, non trovo motivi per escludere i minorenni dal votare Sanremo dove c’era il limite di 5 voti per utenza. Io una proposta l’avrei, il televox, una specie di scheda elettorale perché i giovani possano votare i loro beniamini».Preoccupato per le tasche dei minorenni è invece il Presidente del Codacons, Carlo Rienzi: «Ci chiediamo quale forma di controllo sia stata finora attuata per impedire un uso illegittimo del televoto da parte dei minori. È lampante come sia del tutto impossibile limitare tale strumento di voto al solo pubblico adulto». Si tratta di un business da 15 milioni di euro l’anno, rincara la dose l’associazione di consumatori Adoc. «In Italia – denuncia – è  assente una regolamentazione chiara, univoca e trasparente, e a perderci sono solo i telespettatori».Chi ci guadagna in questo business, prosegue l’Adoc, sono invece gli operatori telefonici, che prendono la parte più consistente, tra il 40 e il 50%, poi i produttori del programma, i titolari del format, le reti tv e infine le società esterne che gestiscono il televoto. «Si blocchi il televoto per tutte le trasmissioni» invoca l’Adoc che ha inviato per questo all’Agcom (l’Autorità di garanzia per le comunicazioni) una richiesta di regolamentazione del sistema chiedendo di bloccare il televoto per tutte le trasmissioni in cui viene utilizzato, fino a quando le regole non saranno certe. I più esposti sarebbero proprio i minori, spiega l’Adoc che ha raccolto numerose testimonianze di ragazzi, che hanno speso anche 235 euro per puntata.«Amici, per esempio, che si accaparra circa il 20% del mercato, riceve in media 100mila sms a puntata, ma negli appuntamenti serali tocca punte di 200mila messaggi inviati. E i telespettatori – sottolinea l’associazione – non hanno alcuna certezza che il conteggio dei voti pervenuti in trasmissione sia correttamente assegnato». Se si pensa che durante un programma possono arrivare anche 15.000 messaggi al minuto (chissà quanti di minorenni?), si capisce il giro di affari. Ed anche il valore di spedire in trasmissioni come Sanremo volti amati dai giovanissimi fans dei talent show: nei 5 giorni di Sanremo sono arrivati 3.606.950 televoti al costo di 0,75 euro l’uno per un totale di 2.705.212,50 euro. Da quante paghette arriveranno?
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