Sophia Loren compirà 90 anni il 20 settembre 2024 - Coluzzi/Fotogramma
Gli attori non invecchiano mai. Il cinema li immortala e li fissa nell’immaginario collettivo per sempre. Giovani e belli, a prescindere. Prototipo mondiale di bellezza è certamente la nostra più celebre diva della settima arte, Sophia Loren. O Sofia, come risulta all’anagrafe: Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone. Tre nomi e due cognomi, quello della madre e quello del padre. Tutto ciò novant’anni fa, il 20 settembre del 1934. Ma l’età, dice Sofia, è soprattutto «uno stato d’animo». Sostiene Sofia anche di non considerarsi davvero bella, pur avendo vinto un concorso a 15 anni ed essere stata eletta Miss Eleganza nel ’50. Bocca un po’ troppo larga e naso un po’ troppo lungo, dice lei. Il pubblico però pare non averci mai fatto caso, pur avendone ispezionato attentamente profilo e fattezze nell’arco di svariate decine di film in più di settant’anni.
Da quando nel 1950 esordì in celluloide come Sofia Scicolone nel film di Giorgio Bianchi Cuori sul mare. Per tre anni apparve in una ventina di pellicole con il suo vero nome o con quello di Sofia Lazzaro, prima di diventare Loren nel ’53 su suggerimento del produttore Goffredo Lombardo della Titanus. Ma non bastò certamente quel cognome internazionale a farne all’improvviso la grande attrice che ha ammaliato e conquistato il mondo. Rievocato in pre-apertura alla Mostra del cinema di Venezia in versione restaurata in 4K a 70 anni dall’uscita, fu con L’oro di Napoli di Vittorio De Sica (il suo cinematografico ostetrico e ispiratore) che Sophia Loren bucò il grande schermo, nei panni di una pizzaiola, nel secondo dei sei episodi di quell’iconico film che annoverava nel cast anche Totò, Eduardo De Filippo, Silvana Mangano e lo stesso De Sica.
E fu proprio il grande cineasta a fare di Sophia Loren la prima attrice italiana a vincere l’Oscar con La ciociara del 1960, nel ruolo di Cesira che il produttore Carlo Ponti (conosciuto nel 1950) voleva affidare ad Anna Magnani. Fu la stessa Nannarella a rinunciarvi e a consigliare che fosse la Loren a interpretare il potente ruolo dell’eroina del romanzo di Alberto Moravia, anziché la giovane figlia Rosetta. «De Sica è stato un grande attore e regista, persona intelligentissima, presenza benedetta nella mia vita e nei film che ho fatto. È stato un grande mentore, mi ha insegnato come canalizzare me stessa attraverso i ruoli, mi ha insegnato come esistere in modo onesto e autentico davanti alla cinepresa» dice la diva di colui che la diresse poi in Ieri, oggi, domani (1963), Matrimonio all’italiana (1964) e I girasoli (1969) sempre in simbiosi con Marcello Mastroianni. «Il solo suono del suo nome mi fa venire in mente umorismo, eleganza, amicizia, collaborazione. Un sorriso indimenticabile, un cuore impareggiabile, una persona ineguagliabile» dice la Loren del suo perfetto partner cinematografico.
A queste due fondamentali presenze nella carriera di Sophia Loren si affianca quella del produttore e marito Carlo Ponti che, già sposato, divorziò in Messico (in Italia non si poteva) per contrarre matrimonio con la Loren in Francia nel 1966. Intervenne persino il presidente Georges Pompidou per fare ottenere all’attrice (che oltre all’inglese parla anche un ottimo francese) la cittadinanza di Oltralpe. Naturalmente tutto ciò destò scalpore, così come l’incarcerazione per 17 giorni nel 1982 nel penitenziario di Caserta con l’accusa di frode fiscale, poi decaduta con una sentenza della Cassazione nel 2013. Eppure nulla ha mai davvero scalfito l’immagine pubblica di una donna e di una diva che ha sempre saputo comunicare sul grande e poi sul piccolo schermo una italianissima, e ancor più napoletana, forza espressiva e caratteriale.
Forza e tempra mediterranee che hanno stregato Hollywood e la little Italy d’Oltreoceano. Quanto risuona ancora oggi in quel “Robbertoooo” che il 21 marzo 1999 suggellò l’Oscar a Benigni per La vita è bella. Per Sofia la vita è stata ed è davvero bella, al di là del successo e della personale realizzazione. «Qualsiasi età si abbia, la vita è bella soprattutto se sei sposato e hai dei figli e puoi viverla attraverso quello che fanno i tuoi figli, perché la vita è continuità – ebbe a dire, da madre di Edoardo e Carlo jr e nonna -. Io sono sempre positiva e la vita mi piace com’è e come mi viene. Essere arrivata per me non significa successo, ma trovare un equilibrio nella vita. Non è semplice, ma bisogna lavorarci tanto. Io sono realizzata al massimo come madre perché ho dei figli meravigliosi. Già questo mi basta nella vita».
Nell’86 per la tv americana girò la fiction Madre coraggio, tratta dalla sua autobiografia. Ma fu ben prima figlia coraggio, quando un giorno decise di opporsi a sua madre (che avrebbe dovuto andare a Hollywood come sosia di Greta Garbo): «La mia passione per la recitazione divenne quella realtà che poi mi cambiò la vita quando, un giorno, mia madre annunciò che stavamo tornando a Pozzuoli da mia sorella perché ricominciava la scuola. Sapevo che se fossi tornata nella mia amata città non l’avrei mai più lasciata, così trovai il coraggio e dissi a mia madre che non sarei tornata a Pozzuoli, che invece sarei rimasta a Roma per provare a fare l’attrice». Ciò a cui aspirava la madre (pianista e insegnante di canto), l’ha così realizzato Sofia. Un pezzo da “90” del made in Italy. New York l’ha appena celebrata con una retrospettiva lo scorso giugno al Lincoln Center: Sophia Loren, la signora di Napoli s’intitolava, con i suoi 13 film in versione restaurata. In America la sua stella brilla sulla Walk of Fame. Ovunque nel mondo è l’Italia. Con quella mossa da Mambo italiano. Pane, amore e… Sofia.