Il cantautore Ermal Meta, 43 anni, diventerà padre a giugno della piccola Fortuna - Foto di Nicolò De Marchi
Un nuovo album dopo 3 anni, la conduzione del Concertone del Primo Maggio al Circo Massimo di Roma oggi insieme a Noemi in diretta dalle 15.15 su Rai 3 e Rai Radio2, soprattutto, l’arrivo della sua prima figlia, che si chiamerà Fortuna e nascerà a giugno. Non poteva che intitolare Buona Fortuna il nuovo album di Ermal Meta in uscita il 3 maggio, graditissimo ritorno di uno dei cantautori e autori musicali italiani più interessanti, che a 43 anni è arrivato in un momento di ripartenza.
Il cantante ha uno sguardo nuovo ed un nuovo atteggiamento verso la vita che racconta benissimo in un «album di memorie» come lo chiama lui, con un sound energico che evoca gli anni 80 e la consueta vena poetica nei testi: 12 fotografie musicali da condividere con il pubblico ma soprattutto con la figlia «per farle vedere che cosa vedevano i miei occhi e cosa sentiva il mio cuore nel periodo in cui l’aspettavo», ci racconta il cantante. Nel disco due featuring d'eccezione: Jake La Furia in Male più non fare e Levante in Io e te. Il tour estivo partirà il 13 luglio dal Festival della Bellezza, al Teatro Romano di Verona.
Ermal Meta come vive il debutto come conduttore del Concertone del Primo Maggio?
È una grande emozione e responsabilità salire sul palco del Primo Maggio, questa volta anche come conduttore. Sono felice di questa nuova avventura, soprattutto perché la condividerò con Noemi, una donna e un'artista che stimo da sempre. Sarà ricco di temi importanti, la centralità sarà quella del lavoro, soprattutto l'importanza della sicurezza che è sempre più centrale e prioritaria. Farò del mio meglio, siate indulgenti.
Lei ha scelto di cantare sul palco del Primo Maggio il suo nuovo singolo, Mediterraneo, al posto di Non mi avete fatto niente con cui vinse Sanremo insieme a Fabrizio Moro. Come mai?
Perché mi sembra significativo in questo momento. Il Mediterraneo è sempre stato crocevia di culture e questo brano musicalmente è un mix di sud del mondo. Parla del nostro Mediterraneo che è un non luogo fatto d’acqua sul quale si incontrano e si scontrano più vite e più racconti di quelli che possiamo immaginare. Nei secoli passati era più facile comprendere questo, perché il Mediterraneo era il centro del mondo. Adesso per noi che siamo di qua è un luogo di svago e dall’altra parte una via di speranza per un futuro migliore.
A proposito di futuro, l’arrivo di una figlia cosa significa per papà Ermal e per la sua compagna Chiara?
Ho sentito un cerchio completarsi. Avere un figlio è un modo per essere eterni, è un modo per salvare il mondo. Il suo nome è nato da un’intuizione di Chiara mentre stavo scrivendo il brano Ironica. La fortuna non è il caso, ma è quella che costruisci con le tue forze e con la tua costanza. E questo album lo amo profondamente perché deriva da una forma di ispirazione mai provata fino ad ora. Quando mia figlia sarà abbastanza grande da poter capire la musica, se vorrà sapere come vedevo il mondo aspettandola, potrà ascoltare queste canzoni e conoscermi un po' di più. Questo è un viaggio dentro me stesso come non avevo mai fatto prima d’ora. Ho trovato un senso di completezza ed ho scoperto che il passare del tempo non mi faceva più paura. Non sono un’altra persona, ho solo il cuore un po’ più grande.
Per Ermal Meta è stato un periodo di grandi cambiamenti.
Ho cambiato management e casa discografica. E anche l’esperienza della scrittura del romanzo Domani e per sempre, (ambientato nella sua Albania durante la seconda Guerra Mondiale ed edito da La Nave di Teseo, ndr) e del suo riscontro del tutto inaspettato, mi hanno portato ad essere un po’ distante dalla musica. Io penso che i libri siano pieni di musica, ho sempre trovato ispirazione musicale nei libri, talvolta ho penso che ci sia più ispirazione musicale nei libri che in certi dischi. Adesso sto buttando giù l’ossatura per un nuovo libro, ma prima vengono il disco e il tour.
Lei parla molto della sua vita nel nuovo album.
La prima canzone è La strada la decido io mentre in Dance with you parlo della furia dei 20 anni. Quando ho cominciato a fare musica è stato per salvarmi. La musica ha salvato la mia emotività. A vent'anni sono venuti fuori tutti miei problemi di infanzia e non riuscivo a tenere a bada la rabbia. Sono andato in terapia perché finivo sempre in brutte situazioni. Avevo ingoiato per troppo tempo. Quando intorno al 2017-2018 sono arrivati gli anni più lavorativamente belli della mia vita, sono invece iniziati gli attacchi di panico, ogni volta che salivo su un palco. Una cosa di cui non ho mai parlato. Anche qui la terapia mi ha aiutato.
Però abbiamo scoperto che anche lei aiuta gli altri. Sappiamo che sostiene attivamente una casa famiglia in Albania.
Sì, si tratta della Casa famiglia “Rozalba”, gestita dalle suore della Congregazione delle Maestre Pie Venerini a Gjader, che accoglie le ragazze dai 10 ai 18 anni con problemi familiari, di violenza, di abuso, di disagio e di estrema povertà. Ho conosciuto qualche anno fa questa realtà meravigliosa dove crescono queste bimbe bellissime. Se ne occupano le suore guidate da suor Alma che è una persona straordinaria che ha votato la sua vita alla difesa e alla cura di queste bimbe che il più delle volte non hanno nessuno o provengono da realtà molto complicate. Io le sostengo facendo raccolta fondi, con l’aiuto di amici importanti. Mi sono innamorato delle loro storie, di come sono. Ho fatto un concerto a Tirana e lì l’ambasciatore italiano Fabrizio Bucci mi ha presentato suor Alma e alcune ragazzine. Il giorno dopo l’ambasciatore mi ha accompagnato a trovarle e lì mi è arrivata una botta terribile, è stata una delle cose più forti che ho vissuto nella mia vita. Ma ha colpito il fatto che nonostante tutto quello che hanno passato queste bambine, la loro voglia di amore è enorme, è una cosa che non si può descrivere.
Lei si è anche fatto portavoce sui suoi social delle testimonianze di tante donne che hanno subito violenza. Come è andata?
E’ stato del tutto casuale. Dopo lo stupro di Palermo, una donna mi ha inviato la storia di una sua amica che aveva subito uno stupro verso i 20 anni, poi si sembrava ripresa, si è sposata, ha avuto due figli, poi un giorno è tornata a casa da scuola e si è impiccata. Perché non è riuscita ad andare oltre questo trauma gigantesco. Io ho postato in forma anonima questa storia, ed è stato come buttare giù una diga, mi sono arrivati migliaia e migliaia di messaggi. Non ho dormito per una settimana, ho pianto per giorni. Era sovrastante. Anche perché anche io ci sono passato e so quanto è devastante: a 20 anni avevo una fidanzatina che era stata vittima di violenza a 8 anni e che aveva tentato più volte il suicidio. Ho fatto un appello al governo di mettere a disposizione delle donne che hanno subito questi traumi per anni un aiuto economico perché moltissime abbandonano le cure psicologiche perché non possono sostenerle economicamente. E’ giusto parlare di rieducazione per chi commette determinati crimini, penso sia ancora più giusto occuparsi delle vittime. Le vittime sono quelle che non hanno più scelta.