Arnold Böcklin, “L’isola dei morti” (terza versione), 1883 (particolare) - Berlino, Alte Nationalgalerie
Cosa accomuna Ildegarda, Dante, Jung, Husserl, la teoria delle stringhe? Un viaggio singolare nelle relazioni fra i mondi-altri Porsi la domanda della vita oltre la vita e poi indagarne l’effettiva possibilità incrociando il sapere filosofico con quello scientifico, teologico e letterario: il libro, piccolo ma di grande intensità, di Sciacca e Ales Bello Un libro scritto a quattro mani che affronta in chiave fenomenologica alcune tra le domande più difficili che l’essere umano possa porsi utilizzando diversi strumenti conoscitivi: filosofia, scienza, teologia, esperienze extra-razionali, arte. Vivremo dopo la morte? Con un corpo? Come sarà questo? Ci sarà la resurrezione finale dei corpi? Stiamo parlando di Ti racconto l’aldilà. Fenomenologia della vita umana ante mortem e post mortem, di Angela Ales Bello e Anna Maria Sciacca (Castelvecchi, pagine 128, euro 22,00) e la risposta che le autrici forniscono è di natura indiziaria e non apodittica e risulta dall’intreccio tra le convergenze che emergono dal confronto tra molteplici ambiti.
La filosofia fenomenologica è riferimento teorico fondamentale, seppur considerando le dovute analogie e differenze. Attraverso l’analisi degli scritti privati di Husserl e di documenti riguardanti il modo con cui egli ha inteso affrontare la propria morte da filosofo (A. Ales Bello, Edmund Husserl. La preghiera e il divino. Scritti etico-religiosi, Studium 2022, ma anche il recente contributo di N. Ghigi consultabile in https://centroitalianodiricerch efenomenologiche.it) si è dischiusa la possibilità di affrontare con continuità il tema del postmortem in chiave fenomenologica. Allo stesso tempo è da rilevare che l’analisi di Hedwig Conrad-Martius, a cui le autrici riservano un ruolo-chiave nell’impostare le loro riflessioni sull’aldilà, si è svolta lungo direttrici diverse rispetto a quelle del maestro Husserl. Contrariamente al filosofo, infatti, ha ritenuto valido un confronto con le scienze novecentesche – in particolare con la fisica e la biologia – per fornire una spiegazione organica della vita del e nel cosmo. Il ricorso a elementi trans-fisici, che agiscono nella realtà senza essere riducibili alla pura naturalità, come la nozione di “entelechia” (il progetto a cui ogni vivente risponde nella determinazione della sua crescita e del suo sviluppo) e la visione discontinua di spazio e tempo propria della meccanica quantistica, costituiscono il cardine di un’antropologia che motiva la ricerca esistenziale sul senso della vita e sul nostro destino.
L’analisi trascendentale degli Erlebnisse (esperienze vissute) soggettivi conduce a formulare una descrizione articolata della persona: il corpo vivente (Leib), la psiche (Seele) e lo spirito (Geist) consentono una collocazione del soggetto umano integrata all’interno del cosmo e, allo stesso tempo, lo contraddistinguono qualitativamente. La posizione è anti-deterministica e anti-evoluzionistica. Lo stretto legame tra i diversi momenti costitutivi della persona, soprattutto in virtù di una concezione estensiva del momento psichico, induce la Conrad-Martius a concepire la morte sì come un fatto, ma non naturale, mentre naturale la sopravvivenza nell’aldilà del corpo con una materialità diversa rispetto a quella attuale, in indissolubile connessione con gli elementi identitari. La resurrezione finale dei corpi risulterebbe pertanto ammissibile conciliando il punto di vista filosofico con quello scientifico e teologico. Su queste basi, Angela Ales Bello e Anna Maria Sciacca effettuano un percorso attraverso la storia della cultura che si sofferma non solo sulle riflessioni di filosofi come Tommaso D’Aquino o Maritain, ma anche sulle elaborazioni effettuate nel corso del Medioevo sul tema dell’aldilà, che formano tutt’oggi il nostro immaginario al riguardo: si conferma la concezione di unità tra corpo e anima dopo la morte.
Le visioni mistiche di Ildegarda di Bingen, ma anche delle monache del monastero di Helfta tra l’XI e il XIV secolo, costituiscono un passaggio molto importante per giungere a delineare la struttura “geografica” dei regni ultraterreni e la possibilità di un rapporto spirituale tra i viventi e le anime purganti dei defunti mentre si trovano coinvolti in un cammino di espiazione. La mirabile sintesi artistica dell’orizzonte culturale medievale effettuata da Dante nella Divina commedia cristallizza la suddivisione dell’oltre- morte in Inferno, Limbo (attualmente ridiscusso dalla Chiesa cattolica), Purgatorio e Paradiso. Espiazione definitiva attraverso la pena del contrapasso nell’Inferno, percorso verso la salvezza nell’itinerario del Purgatorio e visione beatifica di Dio – in stretta unione con Lui – nel Paradiso, confermano in ambito cristiano la totale congruenza tra destino del corpo e dell’anima dopo la morte. Ma anche dagli studi scientifici delle esperienze di premorte (Near death experiences), dalle esplorazioni più critiche e attente in ambito para-normale (si pensi ai contributi di Filippo Liverzani) o dalle esperienze di mistiche come Natuzza Evolo, provengono elementi di convergenza circa la sussistenza di una vita personale dopo la morte. Tutsarebbe tavia, se vale la lezione della Conrad-Martius, quale connessione c’è tra tutto questo e le attuali scienze fisiche? Angela Ales Bello e Anna Maria Sciacca si focalizzano sulla nozione di “multiverso”, guardando con fiducia alle ricerche degli scienziati.
Gli studi sulla materia oscura, le nuove previsioni emergenti nel Modello standard di spiegazione della realtà, la teoria delle stringhe e dei mondi-brana aprono in modo concomitante ampi squarci per concepire l’esistenza di dimensioni “altre”, “parallele” rispetto a quella spazio- temporale ordinaria. Il nostro non sarebbe che un universo tra quelli esistenti; non solo: sarebbe ipotizzabile anche il passaggio dall’una all’altra dimensione. Uno sguardo di sintesi confluisce in una nuova stimolante mediazione culturale per la prima parte del XXI secolo che permette di conciliare filosofia, scienza e teologia nella condivisibile ammissibilità della prospettiva di “nuovi cieli e nuove terre” riservati all’umanità intera e collocati in dimensioni ulteriori rispetto a quella attuale: ciò facendo salva l’unità di momento personale e corporeo. «Chi ha orecchie da intendere, intenda»: con questa suggestione le autrici concludono il percorso.