lunedì 12 giugno 2023
Trovato in Spagna l'olio essenziale ricavato da una pianta di origine indiana, il Pogostemon cablin, molto usato nella profumeria moderna e di cui non si conosceva l'uso in epoca romana
Foglie essiccate di patchouli (pogostemon cablin)

Foglie essiccate di patchouli (pogostemon cablin) - WikiCommons

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Un gruppo di ricercatori spagnoli dell'Università di Cordoba ha identificato, per la prima volta, la composizione di un profumo romano di oltre 2.000 anni fa grazie al ritrovamento di un vasetto di unguento a Carmona, in Andalusia, l'antica città romana di Carmo, nella provincia di Siviglia. Fino ad oggi erano stati rinvenuti vasi che contenevano profumi, ma le scoperte si limitavano agli unguenti di base, mai alle essenze profumate. Le sostanze contenute nel vasetto spagnolo sono state sottoposte a tecniche di ricerca come la diffrazione dei raggi X, la spettroscopia infrarossa e la gascromatografia-spettrometria di massa: gli esami hanno rivelato che la sostanza contiene idrocarburi, sesquiterpeni e un grasso vegetale. E l'aroma dell'essenza viene definito vicino al patchouli, olio essenziale tuttora utilizzato con odore dolce, erbaceo, speziato e balsamico.

Il team guidato dal professore di chimica organica José Rafael Ruiz Arrebola è riuscito a descrivere chimicamente i componenti del profumo risalente al I secolo d.C. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica "Heritage" in un articolo in cui Ruiz Arrebola, l'archeologo comunale di Carmona Juan Manuel Román e i ricercatori dell'Università di Cordoba Daniel Cosano e Fernando Lafont illustrano l'intero processo tecnico-scientifico che ha permesso al mondo di "annusare" il profumo realizzato durante l'Impero Romano.

Il residuo del profumo, scoperto nel 2019 durante un intervento archeologico in un mausoleo rinvenuto durante la costruzione di una casa in Calle Sevillat, si era conservato, solidificato, all'interno di un vaso scolpito nel quarzo, ancora perfettamente sigillato. Come spiega Juan Manuel Román, si trattava di una tomba collettiva, forse appartenente a una famiglia benestante e nella quale, oltre a numerosi oggetti legati ai rituali funerari (offerte e corredi), sono state rinvenute le urne cinerarie di sei individui adulti, tre donne e tre uomini.

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