Si legge subito ed è quasi una sfida. Quasi l’annuncio di un enigma, anzi più di uno: “Tu ch’entri qua con mente parte a parte et dimmi poi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte”. Così ci si ritrova dentro mistero, natura, arte, tutto insieme. Cioè il ‘Sacro Bosco’ - più conosciuto come ‘Parco dei mostri’ - a Bomarzo (Viterbo), con le sue “sculture grottesche disseminate in un paesaggio surreale”, come le descrive il sito ufficiale: Forse luogo unico al mondo, certo “il più antico parco di sculture del mondo moderno”.
Definendolo il “Boschetto”, lo volle Pier Francesco Orsini (detto Vicino), che nacque a Roma il 4 luglio 1523, fu signore di Bomarzo dal 1542 al 1585 e sposò Giulia Farnese, pronipote di papa Paolo III. A partire dalla metà del XVI secolo Orsini “fece scolpire le rocce sul posto, dando loro forme di creature oniriche”, che, secoli dopo, avrebbero affascinato anche Johann Wolfgang von Goethe e Salvador Dalì (si dice che per il suo dipinto “La tentazione di Sant’Antonio” sia stato ispirato dalla visita al Parco) e alle quali Michelangelo Antonioni dedicò un documentario.
Ancora dal sito www.sacrobosco.eu: “Il Bosco si differenzia dai giardini all’italiana e, pur inserendosi nella cultura architettonica-naturalistica del secondo Cinquecento, costituisce un unicum, dando vita a un labirinto ermeneutico di silenzi, allusioni e illusioni”, segnato dal “gusto manierista per il bizzarro”.
Con la morte di Francesco Orsini, il Parco però finì nell’abbandono e la natura ingoiò le sculture. Finché, quattro secoli più tardi, nel 1870, venne acquistato dalla famiglia Bettini e nel 1954 iniziò il restauro che lo rese come lo vediamo oggi.
Ultima annotazione: molti studiosi hanno invano cercato di comprendere il mistero che sarebbe nascosto nel Parco dei mostri. Probabilmente ci sono già riusciti invece i più piccoli, che si divertono a giocare (tutt’altro che impauriti) tra queste creature mitologiche e di fantasia e la casa pendente…