Theodor W. Adorno (1903-1969) - Archivio
Esattamente settant’anni fa, nel 1951, presso la casa editrice Suhrkamp di Francoforte sul Meno, venne pubblicato il libro di Theodor Wiesengrund Adorno Minima Moralia. Riflessioni sulla vita offesa, del quale Vincenzo Rosito ha proposto un’interessante interpretazione nel volume Theodor W. Adorno, Minima Moralia, (Gregorian & Biblical Press, pagine 168, euro 18). Adorno, nato a Francoforte nel 1903 e morto a Visp, in Svizzera, nel 1969, aveva scritto quest’opera durante l’esilio a cui era stato costretto dall’ascesa del nazismo in Germania.
Prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti ebbe modo di approfondire il sodalizio intellettuale con Max Horkheimer, che era stato tra i primi a dirigere il francofortese Istituto per la ricerca sociale, la cui guida sarà presa, a partire dal 1958, dallo stesso Adorno. In Minima Moralia si avverte la presenza dei motivi dominanti degli studi della Scuola di Francoforte, riconducibili, soprattutto, all’elaborazione di una teoria critica della società presente, in vista della possibilità di dar vita a un futuro in cui l’umanità possa vivere libera e disalienata. Proprio questa prospettiva dell’“oltre”, presente negli aforismi che compongono l’opera, sta particolarmente a cuore a Rosito, che, non a caso, per avvicinare il lettore al testo adorniano propone le se- guenti parole che Horkheimer dedicò all’amico da poco scomparso: «Ha sempre parlato della nostalgia dell’Altro... E io credo... che interrogandosi sul mondo, in ultima analisi ha inteso l’altro, ma era convinto che questo 'altro' non è possibile comprenderlo descrivendolo, ma solo interpretando il mondo, così come esso è, con riferimento al fatto che esso, il mondo, non è l’unico, ma non è la meta, in cui possano trovare riposo i nostri pensieri».
Rosito fa proprie tali valutazioni e vi ravvisa la possibilità di definire Minima Moralia «un insolito classico cristiano » e di considerarlo un lavoro che «parla con sorprendente freschezza alla teologia contemporanea e può essere giustamente considerato un’opera di grande influenza nella tradizione cristiana». Il primo capitolo è dedicato al contesto storico e culturale in cui è maturato Minima Moralia. Nel secondo viene presa in esame «la critica della cultura in quanto orientamento generale e peculiare» del libro. Nel terzo si presenta la critica adorniana del fascismo e della personalità autoritaria. L’ultima parte contiene la disamina dell’«interesse di Adorno per la sensibilità affettiva ed esperienziale dell’umano ». Una rilettura di Minima Moralia, spiega Rosito, pensata come una «ermeneutica del rimando» che espone «la logica del “rinvio ad altro da sé” che innerva l’opera di Adorno».