I gemelli Ala e Osama Zoghlami nella finale dei 3000 siepi agli ultimi Europei - Epa
L’atletica italiana, tornata a casa galvanizzata dalla trasferta continentale di Monaco, si ritrova zeppa di arzilli personaggi pronti a fare il salto di qualità da qui ai Giochi di Parigi. Alle spalle delle punte Tamberi, Jacobs e Tortu, l’Europeo ha esaltato la base del movimento, spedendo sul podio il mezzofondista Crippa, il triplista Dallavalle, la martellista Fantini, il marciatore Giupponi, le velociste della 4x100 e i siepisti Abdelwahed e Osama Zoghlami. Proprio quest’ultimo è stato uno degli azzurri che ha rinunciato alle vacanze immediate per tuffarsi subito nella Diamond League, disputando a Losanna il primo meeting del circuito maggiore all’estero in carriera. «In Diamond ero stato presente prima di ieri solo a Roma, mentre al di fuori dell’Italia al massimo avevo fatto il Continental Tour, gareggiando al Golden Spike di Oslo. Rispondere all’invito di Athletissima è stato un onore, ringrazio il mio manager Gianni Demadonna che mi ha messo in contatto con gli organizzatori svizzeri ben prima di Monaco. Il bronzo in Germania mi ha dato consapevolezza dei miei mezzi e certezze sulla bontà del programma intrapreso ». Allo stadio della Pontaise, nella città sede del Cio, il siciliano ha chiuso decimo, lontano dai primi: «C’ho voluto provare, anche se dopo il bronzo europeo nei giorni scorsi ho messo insieme pochi allenamenti. Mi sono detto di buttarmi nella mi- schia, ero lì fino a metà gara». La storia di Osama si intreccia con quella del gemello Ala e insieme stanno scrivendo una storia che, parodiando il titolo del romanzo best seller anni ’60 della scrittrice Harper Lee Il buio oltre la siepe, potrebbe intitolarsi “Azzurro oltre la siepe”.
I fratelli sono accomunati in tutto, tranne che in due cose: il corpo militare di appartenenza (Aeronautica per il bronzo di Monaco, Fiamme Oro per il settimo classificato in Baviera) e il primo sport praticato: Osama ha cominciato con l’atletica, Ala col calcio. Ripercorrere la loro storia è utile per comprendere quanto lo sport possa facilitare l’integrazione e quanto sia difficile ottenere la cittadinanza per chi, pur sentendosi «italiano al cento per cento», abbia genitori stranieri. Osama e Ala sono nati nel 1994 a Tunisi, terra che hanno lasciato ad appena due anni per stabilirsi con la famiglia (mamma, papà, una sorella e un fratello più grandi) a Valderice nel Trapanese. «Ho cominciato a correre per scherzo quando avevo nove anni, seguendo al campo la mia vicina di casa che faceva atletica. Lì mi ha notato il professor Enrico Angelo, un insegnante di educazione fisica, che è poi diventato il mio allenatore al Cs Valderice», spiega Osama, mentre Ala per il mezzofondo ha rinunciato alla carriera da calciatore: «Fino a 17 anni mi dividevo tra atletica e calcio, ero un promettente difensore, poi ho scelto la corsa e insieme a mio fratello abbiamo deciso di andare a Palermo». Scelta concordata con coach Angelo: «É stato lui, per noi quasi un secondo padre, a spronarci a partire, dicendoci che per diventare grandi dovevamo andare ad allenarci a tempo pieno. Abbiamo quindi scelto Palermo e Gaspare Polizzi, il tecnico del grande Totò Antibo, così il campo del Cus è diventata la nostra seconda casa». Correva l’anno 2012, i gemelli stavano ultimando l’istituto tecnico per attività sociali, ma non erano ancora italiani: «I nostri genitori non avevano mai chiesto la cittadinanza per noi, così siamo cresciuti non potendo vestire la maglia azzurra nelle categorie giovanili. Compiuti i 18 anni, il nostro allenatore ha cominciato a fare pressioni perché qualcosa si muovesse e la Fidal ha preso a cuore la richiesta. Siamo diventati italiani nell’estate 2013 e abbiamo esordito in azzurro agli Europei Juniores di Rieti pochi giorni più tardi».
Lì si è concluso un iter lungo solo sul fronte burocratico. Nella sostanza i gemelli si sentivano italiani già da bambini. «Ci siamo integrati benissimo sin dalle scuole elementari e l’aver praticato uno sport ha facilitato questo percorso. Da Cadetti e da Allievi non eravamo così forti da meritare la Nazionale, perciò l’assenza della cittadinanza non ci ha penalizzato, per altri invece nella nostra stessa situazione, ma decisamente più competitivi sin dall’adolescenza, la questione è diversa». L’opzione per i 3000 siepi è maturata per caso: «A un campionato di società occorreva coprire tutte le distanze, così ci siamo inventati siepisti all’occorrenza. La specialità ci è piaciuta è da lì è cominciata la sfida in famiglia». Ai Giochi di Tokyo andò meglio ad Ala (nono), a Monaco Osama si è preso la rivincita. A livello cronometrico Ala ha un primato di 8’14’’06, Osama di 8’11’’00, quarto italiano di sempre. «Il nostro obiettivo sono i Giochi di Parigi, per prepararli al meglio il prossimo anno dovremo testarci contro i più forti ai Mondiali di Budapest», conclude Osama, che in inverno è stato vittima di un terribile incidente stradale, dal quale è uscito più forte di prima. Deciso, determinato e convinto. Correre e saltare, sul tartan e anche nell’acqua, perché il superamento della riviera è il momento più suggestivo dei 3000 siepi. Arrivare al traguardo con i piedi bagnati, ma essere contenti. Zoghlami, i due volti della felicità.