Atleti del primo Tour de France, nel 1903 (WikiCommons)
Il Tour de France riparte per la 104esima volta. La prima volta è stata nel 1903. Sono almeno cinque i corridori che in questa storia ultracentenaria il Tour l’hanno condizionato, segnato, esaltato ed elevato a mito.
Maurice Garin
Maurice Garin, vincitore del primo Tour de France nel 1903 - 2007 Roger Viollet
È il primo a scrivere nel 1903 il proprio nome nell’albo d’oro di una corsa che è subito leggenda. Appartiene alla “chanson de geste” del ciclismo, fatta di sterrati e biciclette da 16 chili, di corse notturne e soste tormentate. L’"Auto-Velo", “giornale d’idee e d’azione” nato in concorrenza a "Velo", ha un direttore visionario: Henri Desgranges, ex-ciclista nonché primatista dell’ora, a cui si deve la geniale trovata di organizzare una prova ciclistica attraverso la Francia, per rilanciare vendite e quotazioni della rivista. E così, dal 1 al 19 luglio del 1903 la Grande Boucle si mette in viaggio. Ottanta corridori iscritti, solo cinquantanove regolarmente al via. I francesi sono in maggioranza, poi quattro svizzeri, quattro belgi, due tedeschi ed il primo italiano della storia del Tour de France, il livornese trapiantato in Francia Rodolfo Muller. Maurice Garin, sangue valdostano e un passato da spazzacamino, ha già vinto da italiano due Parigi-Roubaix, ma ora corre con passaporto francese. Ha il numero numero 1 e deve fare i conti con Hippolyte Ancouturier, detto “il terribile”. Sei tappe, dunque, 2.428 chilometri, più o meno 405 chilometri al dì. Vincerà il piccolo spazzacamino, che sfila in un Parco dei Principi vestito a festa, tra gli applausi di 15.000 appassionati. Battuti Lucien Pothier staccato di 2 ore 59 minuti 21 secondi e Ferdinand Augereau, che accusa un passivo di 4 ore 29 minuti 24 secondi. Rodoldo Muller, l’italiano di Francia, è quarto e primo straniero, a dieci minuti dal podio, e nel globale ventuno corridori portano a termine la prova.
Ottavio Bottecchia
Due Tour e una morte avvolta ancora oggi da mille congetture. Lo trovano con il volto tumefatto in un prato, sulla strada tra Cornino e Peonis: è il 3 giugno del 1927. Lo trovano due contadini: è ancora vivo. Muore dodici giorni dopo. Sulla sua morte si sprecano mille storie. La frattura alla clavicola non desta sospetti: per un ciclista ci sta. Ma è la frattura alla base cranica che insospettisce. Ucciso da un contadino perché stava rubando la sua uva, le sue ciliegie, i suoi fichi? No, morto ammazzato dalla mafia, per via delle scommesse e uno sgarro fatto ad Anversa. Oppure fatto fuori molto più semplicemente per “schei”, per soldi. Ottavio di soldi ne aveva fatti a sufficienza. Per questo italiano dimenticato, ma indimenticabile, due Tour de France. Il primo italiano a vestire la maglia gialla, anche perché quando due connazionali che di nome facevano Borgarello e Micheletto, avrebbero potuta vestirla la maglia di quel colore ancora non esisteva. Il primo Tour lo concluse secondo, perché la sua casa, così si chiamavano le squadre – l’Automoto – lo sacrifica per far vincere Henrì Pélissier. Vince nel ’24: maglia gialla dal primo all’ultimo giorno. E vince anche l’anno seguente. Vinse tanti soldi, da poter vivere felice tutta una vita. Invece morì giovanissimo, in circostanze ancora avvolte dal mistero: giallo.
Fausto Coppi
Prima di lui Gino Bartali, nel 1938, ma il Campionissimo è il primo corridore della storia a centrare l’accoppiata nello stesso anno
Giro-Tour. Coppi l’accoppiata seppe farla anche nel 1952. Dopo di lui Anquetil nel 1964, due volte Bernard Hinault (’82- ’85), due volte Miguel Indurain (’92 e ’93), una volta Stephen Roche (1987). Infine Marco Pantani, nel 1998, l’ultimo ad esserci riuscito.
Jacques Anquetil
Corridore elegante, completo, fortissimo nelle prove contro il tempo, ma capace di resistere anche in montagna. È il primo corridore della storia a vincere per cinque volte la Grande Boucle. Uno dei soli sei corridori ad essere riuscito ad imporsi in ciascuno dei tre Grandi Giri, tanto da vantare la “tripla corona”, assieme a Eddy Merckx, Felice Gimondi, Bernard Hinault, Alberto Contador e Vincenzo NIbali. Il 18 novembre di quest’anno ricorrerà il trentesimo anniversario della sua morte.
Lance Armstrong
Se Coppi è stato l’uomo che ha proiettato il ciclismo nella modernità, e Francesco Moser nel futuro, il texano l’ha condotto nello spazio prima di finire all’inferno. La sua storia è unica: malato di cancro, combatte, guarisce e vince sette Tour consecutivi. Protetto dall’Uci, l’organizzazione mondiale del ciclismo, sarà sbugiardato e messo all’indice dalla giustizia ordinaria americana. I suoi Tour sono stati tutti cancellati, ma nella storia del ciclismo non c’è però il diritto all’oblio.