Hiroshi Ishiguro all'Università Cattolica - Marta Carenzi, Università Cattolica del Sacro Cuore
"Superare i limiti del nostro corpo", perché può essere sostituito dalle macchine, come già avviene da tempo se si pensa al solo esempio delle protesi, entrate a pieno titolo nei volumi di medicina già dal secolo scorso. Realizzare – è la visione del futuro - "una simbiosi tra umani, robot e avatar, che porti a una crescita evolutiva da non confondere con l’immortalità". Perché ha spiegato al campus milanese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a studenti e docenti Hiroshi Ishiguro - docente all’Università di Osaka Hiroshi Ishiguro, massima autorità in tema di intelligenza artificiale e robotica umanoide - "la differenza tra uomo e animale", anche da un punto di vista evolutivo "è l’utilizzo della tecnologia". L’obiettivo diventa quello "di arricchire e accrescere la nostra con vita proprio con la tecnologia". Secondo lo scienziato giapponese, in ultima analisi, il genere umano "viene dall’inorganico e tornerà ad essere inorganico". Dovremo abituarci così tra avatar e robot a non pensare più all’umano come un binomio tra cervello e corpo. Non a caso in questa fase le ricerche sull’intelligenza artificiale si incamminano a passo veloce sull’investigazione del concetto di “coscienza”.
L’incontro intitolato "Hiroshi Ishiguro’s vision on robotics and artificial intelligence: the big questions" è stato promosso dall'Unità di Ricerca sulla Teoria della Mente (UniToM) del dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica con l’ambizione di ricevere le risposte dello scienziato alle domande che le dodici Facoltà dell’Ateneo gli hanno preventivamente posto, interrogandosi sulle prospettive che ci attendono nel momento in cui si pensi di integrare i robot e gli avatar nella società accanto agli esseri umani, in tutti i campi del sapere: dalla fisica alla medicina, dalle scienze umane all’economia.
"È evidente che le ricerche sull’Intelligenza artificiale e sulla robotica hanno mostrato come l’interdisciplinarietà non sia una vaga aspirazione; al contrario è la dimensione necessaria per portare avanti con frutto ricerche di questo tipo - ha dichiarato il rettore Franco Anelli introducendo l’incontro -. Il nostro approccio è diverso, tiene conto dell’umano e della critica non solo dell’aspetto tecnologico. Non a caso c’è anche il grande tema della “fiducia” nelle macchine da affrontare nel momento in cui gli si affidano a loro dei compiti decisionali. Per questa ragione abbiamo deciso di costituire nel nostro Ateneo lo Humane Technology Lab, dove studiosi provenienti da campi diversi riflettono sui rapporti tra nuove tecnologie e dimensioni dell’umano. All’interno del centro di ricerca ha preso forma un importante programma di ricerca sui robot condotto dalla professoressa Marchetti".
A presentare il professor Ishiguro è stata proprio Antonella Marchetti, direttrice di UniTom: "Le narrazioni condivise sul tema robotica e IA tendono troppo di frequente a polarizzarsi, declinandosi in senso entusiastico o virando in direzione catastrofista. Ciò che accomuna le due narrazioni polarizzate è stato definito come determinismo incantato, che riduce la complessità dell’umano e della dimensione sociale alla razionalistica convinzione che i formalismi matematici possano essere sufficienti a comprenderli. Si tratta di una visione pseudo-neutrale e decontestualizzata che le riflessioni del professor Ishiguro aiutano a ripensare, orientandoci proprio a quell’antropocentrismo situato al quale l’esortazione papale Laudate Deum ci invita".
La visione di Hiroshi Ishiguro parte dall’idea che le neuroscienze sviluppano robot umanoidi (come Geminoid che lui ha realizzato a sua immagine) che consentono di comprendere meglio gli esseri umani. Infatti, "l’avatar eccede le abilità percettive ed espressive dell’essere umano", ha dichiarato il professore. Perché abbiamo bisogno di un robot simile agli uomini? "Noi ci siamo occupati di sviluppare media informativi per comunicare tra uomini (ad esempio usiamo l’interfaccia vocale di Amazon, di Google e così via, ndr). E ora vogliamo esplorare l’idea di creare una relazione tra uomo e macchina". Grazie agli studi neuroscientifici gli androidi saranno realizzati su un modello umano per comprendere ancora meglio l’essere umano. "Il quale ha intenzioni e desideri che lo rendono autonomo: lo stesso vogliamo fare con i robot. Questa è una evoluzione per l’uomo. Forse allora potremo arrivare a dire che anche il robot avrà una coscienza e capire la coscienza sarà proprio un ambito di ricerca nel prossimo futuro".
"Entro il 2050 dovremmo avere una società dove le persone saranno libere dai limiti del corpo, dello spazio e del tempo e dove le capacità dell’essere umano saranno rafforzate dall’IA", è l’ultima provocazione detta dallo scienziato giapponese. Insomma, quello che vent’anni fa sembrava fantascienza assume oggi contorni più realistici. Dunque, si è domandato lo scienziato, che tipo di società avremo tra decine di migliaia di anni. "Una società simbiotica, dove esseri umani e robot vivano insieme superando i vincoli del corpo, del cervello, dello spazio e del tempo", è la risposta che Hiroshi Ishiguro ha lasciato alla platea, una visione che è già diventata dibattito.