lunedì 13 novembre 2023
Al Festival del Cinema Europeo di Lecce la moglie e regista Loredana Macchietti presenta il doc che ripercorre 60 anni di giornalismo e annuncia: "Le sue interviste inedite in un database per tutti"
Gianni Minà durante le riprese del documentario. "Gianni Minà. Una vita da giornalista"

Gianni Minà durante le riprese del documentario. "Gianni Minà. Una vita da giornalista"

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Un documentario autobiografico, una serie tv su Rai Play e, presto, l’immenso materiale d’archivio girato in oltre 60 anni di carriera accessibile a tutti online. Questa l’eredità materiale, oltreché spirituale, di un grande giornalista come Gianni Minà, scomparso lo scorso marzo a 85 anni, presentata oggi dalla moglie e collaboratrice Loredana Macchietti alla 24ma edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce.

L’occasione è stata la proiezione del documentario sceneggiato dallo stesso Minà insieme alla Macchietti Gianni Minà. Una vita da giornalista che, raccontando la carriera del giornalista in 100 minuti mostra anche l’evoluzione della storia della società, del giornalismo e della televisione italiani. A parte una proiezione speciale quest’estate, il documentario, che vede anche il supporto di Rai Cinema, è ancora in attesa di una collocazione, mentre sono disponibili su Rai Play le 20 puntate di Gianni Minà. Cercatore di storie: ogni puntata monografica di 25 minuti è dedicata alle interviste effettuate da Minà ad uno dei tanti personaggi celebri da lui incontrati, tratti dai materiali di archivio della Rai.

“Ma Minà ha prodotto oltre 1000 ore di tv, e nei nostri archivi abbiamo moltissimo materiale che la Rai non ha voluto – spiega la Macchietti – Siccome lui pensava sempre ai giovani, che hanno una attenzione limitata, ma a cui bisogna tramandare la memoria, con la Fondazione Gianni Minà stiamo creando un database con il suo materiale che sarà disponibile per tutti, perché come diceva lui attraverso la conoscenza ti formi una coscienza critica. E in questo diluvio di informazioni, oggi è più che mai distinguere ciò che è finto da ciò che è vero. A marzo presenteremo questo progetto che vedrà disponibili sul web una serie di storie brevi e molte interviste inedite effettuate dal giornalista”. Tra i materiali assolutamente inediti, le riprese effettuate da Minà, unico giornalista presente, al Forum sociale mondiale di Porto Alegre del 2005 dove le tematiche sociali ed ecologiche legate allo sfruttamento delle risorse e dei popoli del Sud del mondo anticipavano di un ventennio il dibattito attuale su crisi climatica e povertà.

E per i giovani è pensato anche Gianni Minà. Una vita da giornalista. E’ la storia di Gianni Minà, osservato da “dietro le quinte” dei numerosi scoop fatti dal professionista. Sessant’anni di professione e di descrizione della società in cui Minà si è misurato nello sport inizialmente, poi nella musica, nel cinema e infine nella politica estera. “Il suo percorso è stato dettato esclusivamente dalla sua inguaribile curiosità – spiega la moglie -. Il giornalista ha intervistato spesso personaggi “contro” come Diego Armando Maradona, Massimo Troisi, Pietro Mennea, Muhammad Alì, Fidel Castro, Marco Pantani, Gabriel García Marquez. Tutti personaggi che, secondo lui, avevano pagato a caro prezzo quello che avevno detto direttamente e che quindi meritavano l’opportunità di un approfondimento”.

Il docufilm si basa sul racconto di Minà mentre percorre su una Fiat Cinquecento (in cui il giornalista si spostava, da giovane cronista e poi, con Loredana Macchietti, fin dagli albori della loro collaborazione professionale) le strade di città che hanno segnato la sua professione e intrecciato la sua vita: Torino e Roma. Tanti gli incontri, si va dagli amici d’infanzia della Torino popolare al campetto dell’oratorio salesiano Don Bosco di Torino organizzato da don Pietro Rota, dai primi passi nel giornalismo a Tuttosport ai primi incontri “straordinari” nel mondo della musica, come quando a Minà fu affidato di accompagnare i Beatles nella notte romana con la sua 500. Infiniti gli incontri di Minà, uno capace di mettere a confronto Ungaretti e Chio Buarque, Carmelo Bene e Roberto Benigni nelle innovative puntate di Blitz su Rai 2. Poi gli Stati Uniti, il pugilato e l’amicizia con Mohamed Alì e Maradona, sino all’incontro della vita a bordo ring con Fidel Castro che intervisterà più volte in esclusiva a Cuba. Sino al film-documentario Papa Francesco, Cuba e Fidel che Gianni Minà ha realizzato durante la visita di Papa Bergoglio nell’isola caraibica, a settembre dell 2015.

In Gianni Minà. Una vita da giornalista si alternano testimoniane e interviste d’epoca dal domenicano Frei Betto e Rigoberta Menchu al subcomandante Marcos e Giuseppe Marzo della Rete dei numeri pari, avvicinandosi alla povertà del Sudamerica e al suo ribollente e complesso mondo politico. “Minà aveva anticipato tanti temi che oggi sono urgenti, perché l’America Latina precede tutto quello che succede nel resto del mondo” spiega la regista. “La responsabilità di proseguire il suo lavoro giornalistico la sento sulla pelle. I prodotti di Minà avevano una raffinatezza, una profondità che faceva parte del giornalismo targato Rai di una volta – aggiunge -. Oggi in tv del prodotto culturale non interessa più niente a nessuno, anche i talk show sono finti, tutto si basa sul target pubblicitario.In un panorama così, come fai a fare attività culturale?”. Gianni Minà stesso, spesso aveva sofferto soprattutto negli ultimi tempi, ma, conclude la sua compagna di lavoro e di vita “la sua più bella caratteristica era la capacità di rialzarsi quando cadeva. Ha avuto i momenti bui, di grande solitudine, ma lui ha sempre rilanciato senza abbattersi”.

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