Fra Claudio Canali nella sua cella dell'eremo di Minucciano in provincia di Lucca (foto Avvenire)
L’eremita del rock ha staccato un biglietto per il Paradiso. Chi ha avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo non ha dubbi. Il vuoto che però lascia quaggiù fra Claudio Canali è tanto grande quanto il bene smisurato seminato in questi anni nell’animo dei suoi giovani e vecchi fans. Da leader del gruppo rock progressive Biglietto per l’Inferno negli anni Settanta a monaco eremita secondo la regola di san Benedetto presso l’eremo della Beata Vergine del Soccorso di Minucciano (Lucca): qui lontano dalla ribalta del passato ha trovato sbocco quel fuoco interiore che covava sotto la cenere come diceva lui. E sempre qui, a 65 anni (ne avrebbe compiuto 66 l'1 settembre), ha offerto la sua ultima lode a Colui che gli ha cambiato la vita, nella notte tra il 27 e il 28 agosto. Purtroppo questa volta non è uno scherzo dei suoi: ha combattuto fino all’ultimo contro un brutto male che lo affliggeva da tempo. Ma con la pace nel cuore. La stessa con cui due anni fa per Avvenire mi raccontò in una lunga intervista la sua incredibile svolta.
Aveva cominciato suonando il flicorno baritono nella banda musicale del suo paese, Molteno (Lecco). Poi la chitarra, il basso, la batteria, il flauto…Negli anni 1973-1975 arrivò il successo strepitoso anche all’esterocome cantautore del Biglietto per l’Inferno.Un nome strumentalizzato e frainteso in pieno clima sessantottino, con lui che era diventato per qualcuno la “Voce del diavolo”. «Non avevano capito nulla – mi spiegò - La scelta di quel nome era per dire noi ti facciamo sentire canzoni che raccontano l'inferno di questo mondo: il terrorismo, la droga, l'emarginazione, il carcere». Vestito alla maniera di un principe di Galles sul palco era un autentico mattatore. Eppure dentro non si sentiva appagato: «Arrivavo a casa la sera e stavo malissimo. Non ero felice. Né le droghe che ho sempre rifiutato, né le relazioni con le ragazze potevano riempire il mio vuoto: non erano amori puri. Avevo bisogno di un’amicizia vera. Quando ero da solo stavo male». Le amicizie sbagliate, un rocambolesco viaggio in India, la decisione di chiudere con la carriera musicale, un fallimentare tentativo di dedicarsi a un’attivita commerciale … Tutto per un’insaziabile ricerca interiore che lo portò a imbattersi anche nella setta degli Hare Krishna in Toscana guidata da un guru indiano.
Fino a un incontro che si è rivelato decisivo: «Con fra Mario Rusconi dell’Eremo di Minucciano. La setta continuava a rimproverarmi. Ma io sentivo di non poter più lasciare Gesù. Avevo trovato Chi mi stava cercando. A 38 anni, ho iniziato il postulandato presso l’eremo e nel 1999 ho fatto la professione perpetua nella chiesa di Sant’Antonio a Valmadrera». È stato l’inizio di un’altra vita, senza alcun rimpianto per il passato («La mia promessa dice il Signore è più grande di ogni fama»). E anzi all’eremo è riuscito a far fruttare tutti i suoi talenti: nella pittura, nella scultura, nella poesia e nella musica, la sua inseparabile musica. Ispirato e circondato dalla bellezza di una natura incontaminata mi diceva: «Io non riesco a non cantare. La musica è prepotente. Ci sono il gregoriano, i salmi, c’è un bisogno incoercibile di “giubilo” come lo chiamava sant’Agostino».
Già sant’Agostino, proprio lui. Non sembra affatto un caso che il congedo di fra Claudio sia avvenuto alla vigilia della festa del santo di Ippona. Da rockstar dell’anima non poteva scegliere giorno migliore. Lui, che nella preghiera giorno e notte ha sperimentato come la fede ti apra nuovi orizzonti, non si meravigliava dei tanti, tantissimi giovani che salivano all’eremo per incontrarlo: «Non vengono per caso. Qui trovano una comunità di fratelli che li vuole bene. Molti sono infelici. Gli hanno tolto il Paradiso, la speranza di una vita eterna. Per questo raccomando loro di andare sempre oltre e non altrove». E con questo ricordo te lo immagini tra gli angeli a canticchiare felice sotto la sua lunga barba bianca, a scrivere e comporre musica, mettendo anche lì la sua firma: “Fra Claudio (ex Inferno)”.